I servizi pubblici ai privati, il governo “dei migliori” ci riprova - di Riccardo Chiari

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Come ha osservato Marco Bersani su ‘il manifesto’, il disegno di legge sulla concorrenza e il mercato – ennesima mossa neoliberista del governo “dei migliori” - “è un un nuovo bastimento carico di privatizzazioni”. Impossibile dar torto allo storico portavoce di Attac, visto che il provvedimento imbastito dall’esecutivo di Mario Draghi unisce tutti i servizi pubblici locali. Che nei piani del governo diventeranno di esclusiva competenza dello Stato, separandone però la gestione dal controllo. Con solo quest’ultimo che resterà nelle mani del pubblico. Mentre la quotidiana attività economica, in altre parole gli affari e i conseguenti profitti, verranno indirizzati verso le imprese private. “Poi c’è il colpo da manuale – annota Nicola Fratoianni a nome delle sinistre di opposizione - se la gestione è affidata al privato nessun obbligo, solo una relazione annuale. Ma se la gestione è pubblica invece deve essere giustificato perché non si dà in mano ai privati; si deve informare l’Autorità garante della concorrenza e del mercato; si dovranno monitorare i costi, e rinnovare nel tempo le giustificazioni per non volerla concedere ai privati”.

In definitiva si torna sempre lì, alla strategia che i governi di centrosinistra avviarono, tra la fine dei ‘90 l’inizio del nuovo secolo, per espropriare i servizi pubblici gestiti fino ad allora dai Comuni, anche in modo consortile, perché universalistici: dai rifiuti ai trasporti, fino al gas. Una strategia che gli allora Ds e Margherita, “genitori” dell’attuale Pd, ampliarono fino a comprendervi il servizio idrico integrato. Insomma l’acqua.

Di fronte alla volontà popolare espressa con il vittorioso referendum per la ripubblicizzazione del 2011, che non comprendeva solo il servizio idrico ma tutte le public utilities, per dieci anni i governi che si sono succeduti (Berlusconi, Monti, Letta, Renzi, Gentiloni ecc.) hanno fatto finta di nulla. Lasciando all’attuale governo “dei migliori” il lavoro sporco di oggi.

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