L’acqua è l’oro blu. Molti di noi la danno per scontata, ma come avviene nel film di James Bond del 2008 (‘Quantum of solace’) la sua gestione in buona parte del pianeta può assicurare profitti miliardari. Gestirla bene, non sprecarla, depurarla, è diventato nel ventunesimo secolo una sorta di dovere morale. Anche per questo deve essere considerato un servizio pubblico diverso dagli altri, un bene comune sul quale non dover fare affari.
In Italia, nel 2011, c’è stato un vittorioso referendum per la sua ripubblicizzazione. Perché senza acqua non c’è vita, ben lo sanno le tante popolazioni del pianeta costrette a fare i conti con la sua scarsità, o con condizioni climatiche avverse che provocano sempre più spesso siccità. In Toscana la gestione del servizio idrico integrato, che oltre alla distribuzione dell’acqua comprende anche la rete delle fognature e i sempre più necessari impianti di depurazione, è affidata a società per azioni pubblico-private. Ma, pur con anni di ritardo rispetto alla volontà popolare espressa nel referendum, si sta faticosamente affermando la necessità di riportare la gestione in mani interamente pubbliche.
Va da sé che, all’interno delle società di distribuzione, ci sono dei comparti tecnici che si occupano di progettare le infrastrutture necessarie ad un corretto utilizzo dell’acqua. Ingegnerie Toscane è una di queste, lavora lungo l’asse dell’Arno nelle province di Pisa, Pistoia e Firenze, ma anche su parti di territorio di Lucca e di Siena. Nata nel 2010 dalla fusione di Acque Ingegneria e di Publiacqua Ingegneria, opera per conto di Acque Spa e Publiacqua Spa.
Monica D’Onofrio è una ingegnere e lavora nel settore idrico-ambientale dal 2008, quando ancora le due società tecniche dell’area fiorentina e pisana non si erano fuse. “Progettiamo per il gruppo (Acque spa, Publiacqua spa, ndr) manutenzioni, risanamenti, estensioni degli impianti - spiega - Dopo l’approvazione seguiamo anche i lavori per la messa in opera”. Condutture ormai logore che devono essere cambiate per evitare rotture, impianti di gestione dei liquami, opere di depurazione, il controllo della qualità: tutto questo ed altro ancora ricade nelle competenze di Ingegnerie Toscane. “Spetta a noi sia la parte progettuale che quella cantieristica”, precisa D’Onofrio.
Durante il lockdown provocato dal coronavirus nei mesi primaverili, gli ingegneri e i tecnici della società hanno continuato a lavorare, dato che per forza di cose quello idrico è un servizio essenziale per eccellenza. “Ci siamo organizzati, come tante altre aziende, per trasferire la maggior parte del lavoro a casa. Anche se, solo per stampare una tavola progettuale, non puoi certo utilizzare il formato A4. Quindi è successo di dover passare comunque dall’ufficio. Abbiamo organizzato un apposito ‘comitato covid’ di cui ho fatto parte anche io come esponente della rappresentanza sindacale unitaria per la Filctem Cgil. Quando poi dovevamo andare in cantiere, l’uscita di casa, virus o non virus era obbligata. Con l’estate in arrivo, era impensabile sospendere un servizio come il nostro”.
Quando affrontiamo il tema dello smart working, ma sarebbe meglio dire home working, D’Onofrio dà voce a tutte le donne che hanno vissuto il lockdown con un carico di lavoro supplementare. “Viste le difficoltà della didattica a distanza, per noi mamme sono state settimane molto faticose. Per non parlare del dato di fatto che, se il computer di lavoro è a casa, resta sempre acceso. Quando esci dall’ufficio, anche psicologicamente, stacchi. Nel tuo appartamento non stacchi mai. E poi c’era il mostro con cui fare i conti, il coronavirus”.
I dipendenti di Ingegnerie Toscane sono circa duecento, e vista la necessità di una gestione sempre più attenta del servizio idrico-ambientale sono in corso delle selezioni per fare nuove assunzioni. “Rimarremo in smart-working fino al 31 luglio. La sicurezza resta al primo posto delle nostre preoccupazioni”. Se poi, come tutti speriamo, il coronavirus finirà per essere controllato, in autunno il lavoro potrebbe riprendere il suo corso normale. Anche se molte aziende, fatti i conti, reputano più conveniente lasciare i propri addetti a casa.
I cantieri del servizio idrico non si fermano mai, vista anche la complessità di una rete capillare che deve portare ad ogni utenza l’oro blu. “Questo vuol dire che, all’orario di lavoro classico dal lunedì al venerdì, dobbiamo aggiungere anche la reperibilità, se pur a turno, nel fine settimana. E può anche capitare che per limitare i disagi ai cittadini-utenti, alcuni interventi di manutenzione di impianti possono essere fatti nelle ore notturne”. Sul capitolo ripubblicizzazione del servizio, Monica D’Onofrio è sufficientemente ottimista: “Mi sembra che la politica, almeno lungo l’asse dell’Arno che da Pisa va verso l’interno, si stia muovendo nella direzione giusta”. Ci mette anni, ma non va mai dimenticato che l’acqua può scavare anche la pietra.