Ci ha lasciato, a 85 anni, il compagno Gianni Silvestrini di Senigallia, dirigente e militante con vari incarichi prima della Flc e poi dello Spi Cgil, più volte eletto nei direttivi provinciali e regionali, anche della Cgil, e per lo Spi anche in quello nazionale.
Ho conosciuto Gianni all’inizio degli anni ‘90, poco tempo dopo essere stata eletta nella segreteria provinciale Fp di Ancona e avere avuto il distacco sindacale.
Iscritti al Pci, entrambi scegliemmo, al suo scioglimento, di non aderire al Pds, scelta che ha influito sulla nostra collocazione nella Cgil e sui rapporti interpersonali tra compagne e compagni. Aver aperto un’aspra lotta all’interno del partito per contrastarne la fine aveva creato un solco profondo nell’allora forte componente comunista nella Cgil. La decisione, poi, di dare vita all’area congressuale “Essere sindacato” a sostegno di un documento alternativo a quello di maggioranza per contrastare la linea moderata che la Cgil negli anni ‘90 andava assumendo aprì una fase di duro confronto, ancora non del tutto esaurita - anche se la storia politica attuale ha completamente ribaltato lo scenario e i punti di riferimento.
I passaggi duri sono stati quelli delle fasi congressuali, nelle quali le compagne ed i compagni della minoranza, “pancia a terra”, non si risparmiavano per presenziare le assemblee di base per cercare e costruire il consenso nei luoghi di lavoro, sopportando durissimi e dolorosissimi attacchi, anche personali, e plateali discriminazioni.
Durissima è stata la fase dell’accordo Governo – Sindacati - Confindustria per la politica dei redditi del 1993, tradottosi nel contenimento dei salari di cui ancora oggi subiamo le conseguenze e per il quale si aprì nella Cgil uno scontro tra maggioranza e minoranza, in quel frangente assai più ampia della minoranza congressuale.
Altre fasi dure abbiamo attraversato negli anni ‘90 e nei primi anni 2000 (ma mi sono limitata a citare quelle per me più importanti): ricordarle mi serve per focalizzare la figura di Gianni Silvestrini e quello che è stato per me e per la minoranza Cgil nelle Marche: nelle tempeste più dure Gianni c’era sempre, sostenendomi e facendomi sentire meno sola.
All’‘area’ non ha mai fatto mancare il suo contributo concreto ed equilibrato. Era la voce che provava a ricucire le tante lacerazioni che hanno attraversato la sinistra sindacale, anche nelle Marche, riflesso delle mille dolorose lacerazioni che hanno fiaccato e silenziato la sinistra politica di questo Paese.
Ma Gianni era uomo della Cgil: le mille battaglie a cui non si sottraeva negli organismi di categoria e confederali non hanno mai scalfito il forte senso di appartenenza e l’impegno per l’affermazione della ‘sua Cgil’.
Prima nella categoria di provenienza, la Scuola, poi nello Spi, per il quale ha ricoperto incarichi di responsabile della Lega di Senigallia e poi nella segreteria provinciale di Ancona, con il doppio profilo di dirigente e militante, sempre pronto a rispondere ai bisogni delle cittadine e dei cittadini, iscritti e non, con particolare attenzione alle problematiche dei più deboli.
Gianni aveva una speciale abilità nel mobilitare le persone ed aveva anche una spiccata capacità organizzativa: principalmente suo è stato l’impegno per avere e organizzare magistralmente, a Senigallia, una delle prime feste nazionali di Liberetà, il mensile dello Spi.
La sua umanità, unita ad una particolare solarità attraverso la quale veicolava battute ironiche e pungenti che, per questo, tutti o quasi accettavano con altrettanta ironia, lo rendevano un personaggio molto conosciuto ed amato, soprattutto nel suo territorio.
Gianni aveva “un centro di gravità permanente”: la sua famiglia, a partire dalla compagna della vita, Alina, donna straordinaria, sempre pronta a sostenerlo e a spronarlo, soprattutto in questi ultimi duri anni di malattia. Poi i figli, le nipoti ed anche i pronipoti, ai quali non ha mai fatto mancare non solo un amore sconfinato, ma anche un sostegno insostituibile nelle tante, troppe vicende dolorose che negli anni si sono abbattute sulla famiglia.
Per tutto questo e tanto altro ho avuto per Gianni un vero affetto e una stima sincera: un amico vero, sincero, oltre che un solido compagno, che non risparmiava le critiche ma che non faceva mai mancare il suo apporto.
Mi mancherai tantissimo Gianni, mi mancherà parlare con te, anche solo per telefono, mi mancherà organizzare quelle cenette per pochi intimi (noi della sinistra sindacale siamo un po’ settari …): l’ultima, sulla spiaggia di Senigallia mi rimarrà nel cuore.
Avevo l’impegno di organizzarne un’altra non appena tu fossi stato meglio: non abbiamo fatto in tempo, caro Gianni, ma quando sarà possibile radunerò i soliti pochi intimi e tu sarai con noi, a chiacchierare più o meno seriamente di politica, a scherzare su noi, a ‘spettegolare’ sulla Cgil (in privato ce lo possiamo permettere), a ridere e magari ad ubriacarci un po’.
Ciao Gianni.