“Work hard, have fun, make History”, lo slogan scolpito all’ingresso dei magazzini della multinazionale di Seattle.
Nei mesi scorsi i media hanno narrato della costante attività sindacale in Amazon. Nei magazzini e tra i corrieri l’atmosfera è di costante agitazione. Nel corso dei tre anni di attività nel segmento di Amazon Logistics abbiamo seguito, per la Filt Cgil di Milano, l’evoluzione di un’azienda diventata sotto i nostri occhi leader nel settore logistico.
Amazon è sempre sotto i riflettori, sia per i numeri stellari che la rendono un importante epicentro economico, sia per la straordinaria capacita di intraprendere processi d’innovazione tecnologica, sia per il trattamento dei lavoratori. Non è semplice misurarsi con un colosso del genere ma possiamo dire di essere riusciti a tenergli testa. La fiducia dei lavoratori nell’aderire al sindacato, quella di essere sindacato, è stata la forza con la quale abbiamo potuto affrontare le difficoltà, fare elaborazione e lottare quotidianamente. Per i lavoratori di Amazon vincere una battaglia per il salario o per l’orario di lavoro significa, indirettamente, vincere una battaglia contro il capitalismo spinto, significa contribuire ad avere più giustizia al mondo.
La pandemia ha interrotto la mobilitazione dei lavoratori Amazon e ci ha costretto a sospendere la trattativa. Avremmo voluto raccontare la grande vittoria conquistata, ancora una volta, contro il gigante, ma scriviamo della quarantena nella logistica. Quarantena per chi? Non di certo per la filiera di Jeff Bezos, che non ha mai interrotto né ridimensionato la propria produttività di fronte alla pandemia dilagante. Al contrario: l’abitudine alla logistica B2C (business to client), che ci fa ricevere in poche ore qualsiasi cosa desideriamo con un click, insieme alla quarantena, hanno creato il contesto perfetto per l’e-commerce, che ha visto la quantità di ordini moltiplicarsi giorno dopo giorno.
Aumentano i contagi, aumentano le persone in quarantena, aumentano i click, senza nessuna attenzione all’essenziale. Non basta una manciata di codici Ateco per smuovere la coscienza, per delimitare un fenomeno inedito come questo. Ci siamo chiesti se la responsabilità sia dell’azienda che permette, senza nessuno scrupolo, la vendita di qualsivoglia prodotto (anche non di prima necessità), o sia di una popolazione strafottente che pretende di acquistare valigie o cover per il cellulare nello stesso momento in cui manca la farina al supermercato. Il settore della logistica non ha sospeso la sua attività nel 90% delle sue articolazioni, e le misure di sicurezza per i lavoratori sono arrivate in ritardo o non sono arrivate affatto.
Gli interventi governativi susseguitisi non erano sufficientemente incisivi, e spesso nemmeno le Prefetture sono intervenute a seguito delle nostre ripetute segnalazioni. Nelle prime settimane in cui il nostro paese è stato interessato dal Covid-19 le aziende hanno avuto difficoltà a reperire mascherine, gel disinfettante, ad implementare lo smart-work o gestire le procedure aziendali e di rapporto col cliente per far rispettare la distanza di sicurezza. Nessuno era preparato ad una condizione di questo tipo, ma sospendere le attività fino all’attuazione delle condizioni di sicurezza minime sarebbe stata una scelta maggiormente efficace.
Su Amazon, durante quest’epidemia puoi acquistare disinfettante gel, mascherine e rilevatori di temperatura a distanza (solo negli ultimi giorni gel e mascherine hanno cominciato a scarseggiare). Per far consegnare le mascherine ai suoi magazzinieri abbiamo impiegato circa quattro settimane, per il gel due settimane, per la temperatura in ingresso quattro settimane. Amazon, che consegna tutto in 24 ore, è ossessionata dal cliente ma non dal dipendente. Negli appalti dei driver siamo andati a consegnare le mascherine acquistate dal sindacato per sopperire alla mancanza lasciata da alcune aziende. La logistica trasporta anche i beni veramente essenziali per rifornire supermercati ed ospedali, ed avremmo voluto che fossero convogliati in quei segmenti gli sforzi, mettendo da parte il profitto e dando occasione alle aziende e alle loro rappresentanze di recuperare il ruolo sociale che gli spetta. La risposta che abbiamo ricevuto è riassunta al sito www.amazon.it.
Sono emerse le contraddizioni di questo settore che resta nella penombra del mondo del lavoro ma diventa essenziale in un momento di crisi, che ha migliaia di lavoratori e fatturati importanti ma la retribuzioni più operaie e gli appalti più spietati.
Attutiremo meglio di altri i rinculi economici e occupazionali, ma il prezzo da pagare sarà elevato: lottare contro la paura, subire la mercificazione della tua salute al costo di due euro lordi in più all’ora (aumento corrisposto da Amazon a tutti i lavoratori per il periodo marzo-aprile), tornare a casa pensando di valere meno di un pacco, essere costretto ad otto ore su strada senza poter usare i servizi igienici perché tutti sono chiusi tranne te. C’è qualcosa di veramente essenziale: non torniamo alla normalità, perché la normalità era il problema.