Le banche al tempo del Covid19 - di Michela Trento

Stella inattivaStella inattivaStella inattivaStella inattivaStella inattiva
 

Tra i servizi pubblici ritenuti essenziali e quindi rimaste aperte, le banche stanno attraversando queste settimane di emergenza ed è facile profetizzare che ne usciranno radicalmente mutate. Il ricorso al cosiddetto lavoro agile, ovvero la possibilità di lavorare da casa con dotazioni aziendali - strumento regolato nel settore con l’ultimo rinnovo contrattuale di categoria - è stato progressivamente incentivato ed esteso anche per le realtà che non lo avevano mai sperimentato, come la rete delle filiali che lavora a diretto contatto con il pubblico.

In ogni azienda le Rappresentanze sindacali hanno faticosamente negoziato le misure di tutela dei dipendenti, con risultati mediamente soddisfacenti ma disomogenei. L’insensibilità di Abi, controparte datoriale, non ha infatti agevolato un percorso comune. I sindacati hanno operato nei diversi gruppi e banche, ottenendo a geometria variabile e progressivamente la chiusura delle filiali più piccole o situate nelle zone critiche, e per le altre l’apertura a giorni alterni, la turnazione dei dipendenti, l’accesso alla clientela esclusivamente su appuntamento, per il tempo strettamente necessario e per attività urgenti e indifferibili, non effettuabili da remoto, osservando il distanziamento sociale. Negli uffici non a contatto con il pubblico, la presenza dei lavoratori viene generalmente limitata ai casi di stretta indispensabilità.

Nel rispetto delle disposizioni governative e del Protocollo siglato dai sindacati di settore e Abi il 16 marzo per la tutela della salute, ma soprattutto grazie al lavoro prezioso dei Rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza coadiuvati dai sindacati, le banche hanno, con una lentezza talvolta riluttante, dotato i dipendenti dei dispositivi di protezione individuale, hanno posizionato barriere in plexiglass per gli operatori di sportello, hanno intensificato le pulizie e la sanificazione dei luoghi di lavoro, delle aree comuni e dei bancomat.

L’esplosione del lavoro agile, una volta compreso che l’emergenza - e le conseguenti restrizioni di cui ai vari decreti governativi - sarebbe durata a lungo, ha rappresentato per le aziende che già lo praticavano l’occasione per consolidare ed espandere questo strumento e, per le altre, una necessità da sperimentare senza indugi. Con il lavoro agile è stata data una risposta concreta all’esigenza imprescindibile di far lavorare i dipendenti da casa per contenere la mobilità sul territorio, limitando il rischio contagio e gli assembramenti nei luoghi di lavoro.

Da questa strada difficilmente si tornerà indietro. Le aziende potranno risparmiare sui costi di gestione e farsi belle perché innovative e attente alla conciliazione dei tempi di vita e lavoro. I lavoratori, pendolari e non, stanno apprezzando gli apparenti vantaggi del lavoro agile, ma pagano lo scotto dell’isolamento. Nella straordinarietà questa misura si comprende, ma in prospettiva si vede la progressiva scomparsa del luogo di lavoro vissuto anche come elemento di socialità e condivisione tra persone.

Il sindacato dovrà velocemente reinventarsi per raggiungere i lavoratori fin dentro le loro case, continuando a comunicare e a coinvolgerli in quanto parte di una comunità. Sperimentiamo l’isolamento in queste settimane, e non è un bel vivere. Usciamo sui balconi per sentirci meno soli. Facciamo tesoro di questo sentimento e lavoriamo da subito per uscirne migliori, insieme, collettivi. Più forti, insomma.

©2024 Sinistra Sindacale Cgil. Tutti i diritti riservati. Realizzazione: mirko bozzato

Search