Un incontro di grande interesse quello promosso da Lavoro Società lo scorso 28 gennaio alla Cgil nazionale, “Prima di tutto la pace!”. Nel presentarlo, Giacinto Botti ha sottolineato l’urgenza di una riflessione e di una mobilitazione dopo l’atto terroristico di Trump contro il generale iraniano Soleimani. Quindi Leopoldo Tartaglia ha introdotto il dibattito, ricostruendo la lunga storia delle guerre americane in Medio Oriente e Nord Africa: la prima guerra del Golfo nel 1991, quella in Afghanistan, l’invasione dell’Iraq nel 2003, la guerra “di prossimità” in Siria e l’attacco alla Libia di Gheddafi nel 2011.
La risposta Usa agli attentati terroristici delle Torri gemelle ha fatto strame del diritto internazionale, calpestato i diritti dei popoli, causato decine di migliaia di vittime civili, destabilizzato un’intera regione. L’escalation contro l’Iran chiude la parentesi delle alleanze per sconfiggere il Califfato islamico. L’Iran torna nel mirino, i curdi del Rojava sono abbandonati all’aggressione di Erdogan. Gli Usa difendono solo gli interessi di Arabia Saudita e Israele, calpestando i diritti dei Palestinesi. Russia e Turchia si spartiscono il controllo della Siria, e ora anche quello della Libia.
Nell’anno di Fridays for Future, sono ancora guerre del petrolio. Mentre l’Unione europea, anche con la Conferenza di Berlino, dimostra la sua inconsistenza e subalternità, unita solo nella guerra ai migranti. L’Italia continua nel suo cieco atlantismo: migliaia di soldati in operazioni all’estero a guida Usa o Nato; le basi a disposizione delle azioni di guerra; il commercio di armi verso Qatar, Turchia, Arabia Saudita, con le bombe aeree usate in Yemen, e l’Egitto di Al Sisi, torturatore e assassino di Giulio Regeni.
Alberto Negri, corrispondente di guerra e analista oggi al manifesto, ha sottolineato la subalternità dell’Italia e dell’Europa, divisa, agli interessi statunitensi. “Se si citofona a Conte o al ministero degli Esteri, non risponde nessuno…”, la politica estera italiana la fanno Eni (gas e petrolio) e Leonardo (armamenti). Definisce Trump “biscazziere della pace” per il “piano truffa” su Israele e Palestina. La Turchia si disimpegna dalla Nato e l’Italia ne diventa sempre più base operativa, vedi l’investimento di 40 milioni di dollari nell’allargamento di Camp Darby.
Alice Pistolesi, redattrice dell’ “Atlante delle guerre e dei conflitti” traccia un quadro delle 30 guerre che insanguinano il mondo: il 90% delle vittime è tra la popolazione civile. L’Atlante cerca di andare alla radice delle cause e di raccontare le azioni di pace che le società civili mettono quotidianamente in campo.
Per Carlo Cefaloni, redattore di Città Nuova e del Movimento dei Focolari Italia, anche settori imprenditoriali criticano le scelte di politiche industriali che hanno privilegiato l’intervento pubblico quasi esclusivamente nel settore militare, a scapito di un’industria civile che aveva enormi potenzialità.
L’intervento di ampio respiro di Susanna Camusso, responsabile delle politiche internazionali della Cgil, ha allargato l’orizzonte ai movimenti dell’America Latina e alle vere e proprie guerre commerciali. Ha affrontato anche le contraddizioni del movimento sindacale: non abbiamo ancora strumenti per gestire la riconversione dell’industria bellica, ma pace e internazionalismo tra i lavoratori si concretizzano, ad esempio, nei portuali liguri che bloccano i porti per non caricare le armi dirette all’Arabia Saudita.
Impossibilitata a partecipare per ragioni di salute, Luisa Morgantini, presidente di Assopace Palestina, in un videomessaggio respinge il piano Trump e ricorda che non è vero che manchi un Mandela palestinese. “Ce ne sono molti, ma il più riconosciuto, Marwan Bargouthi, è da anni nelle carceri israeliane. Semmai manca un De Clerck israeliano”, e Netanyahu continua a violare il diritto internazionale.
Silvia Stilli, portavoce Aoi, ha ricordato quanto sia difficile l’attività delle ong italiane della cooperazione internazionale di fronte alle mancate politiche del governo Conte 1 e alla ancora troppo timide correzioni del Conte 2. Maurizio Brotini sottolinea la politica Usa di distruzione di qualsiasi entità statuale nella regione, salvo Arabia Saudita e Israele. Alfio Nicotra, di Un ponte per, ha portato una testimonianza delle mobilitazioni popolari in corso in tutto il Medio Oriente, e, in particolare in Iraq. Perché fra le vittime delle guerre c’è anche la lotta di classe.
Franco Uda, della presidenza Arci, ha tracciato un bilancio della mobilitazione del 25 gennaio scorso: duecento città nel mondo, 54 in Italia. Ha raccolto la proposta di ragionare sulla promozione di una manifestazione nazionale, prima della Marcia Perugia–Assisi di ottobre. Infine Rossana Dettori, segretaria nazionale Cgil, conferma l’attivo impegno della Cgil nel movimento pacifista come in quello contro i cambiamenti climatici. Ricorda come la pace si costruisca ogni giorno anche combattendo i gravi episodi di antisemitismo, razzismo e xenofobia che vanno crescendo nel paese.