Una Piattaforma di genere per non tornare al medioevo - di Loredana Taddei

“Oggi siamo in una fase di profonda sofferenza, perché siamo sotto attacco. Abbiamo ascoltato le dichiarazioni di un ministro che non si sa perché esiste e si chiama Fontana, di un senatore che non si sa perché esiste e si chiama Pillon, e visto gli atti di un Comune come quello di Verona, che hanno tutti lo stesso messaggio: ‘C’è troppa libertà delle donne, bisogna fermarla’”. Dalla voce di Susanna Camusso ecco uno dei passaggi dell’intervento conclusivo all’Assemblea nazionale delle donne Cgil, dal titolo “Belle Ciao. Tutte insieme vogliamo tutto”. Una iniziativa nel corso della quale è stata lanciata la ‘Piattaforma di genere’: “Una piattaforma - ha sottolineato Camusso - che non muore oggi o a gennaio a Bari”.

Quello del Segretario generale della Cgil è stato un intervento di straordinaria potenza, seguito con grande interesse in un affollatissimo Teatro Brancaccio di Roma, davanti a una platea che ha riconosciuto in quell’appassionato discorso, dove tutto si legava, le parole delle donne.

Anche la costruzione della piattaforma è stata frutto di passione, di impegno, di un lavoro e di una forte condivisione delle donne della Cgil, a livello nazionale e nei territori. Siamo partite dall’urgenza di ricreare una nuova alleanza tra donne. Di costruire una rete non solo con Cisl e Uil ma anche con i movimenti: una rete delle nostre lavoratrici. Perché, oltre a conquistare nuovi diritti, è sempre più urgente colmare l’arretramento degli ultimi decenni sul piano dei diritti acquisiti.

Si è trattato di un percorso collettivo importante, che ci ha consentito anche di riflettere su come l’intera organizzazione debba sostenere e garantire politiche per la parità. E sul necessario cambiamento culturale che ne consegue. L’obiettivo è che le politiche di genere abbiano finalmente una centralità, attraverso le valutazioni delle diverse implicazioni per uomini e donne nelle politiche e negli interventi economici e sociali.

Non si tratta però della piattaforma delle donne, ma riguarda uomini e donne della nostra organizzazione, affinché i temi “delle donne” diventino azione politica della Cgil, superando la visione “aggiuntiva” di antica memoria. Alcuni punti prioritari contenuti nella piattaforma possono diventare uno strumento della contrattazione, affinché non sia più neutra, ovvero al maschile, ma attenta alle differenze di genere. Così come è importante un allargamento del tema della formazione.

E’ un cambio di passo importante nell’approccio della Cgil alle politiche di genere, che ha visto una prima ricaduta pratica nel documento congressuale, interamente attraversato dai temi che riguardano le donne, non più confinati in un box dedicato, proprio per superare quella visione “aggiuntiva” conosciuta fin qui, e perché diventino azione politica di tutta la Cgil.

La piattaforma è volutamente asciutta, e dà la priorità a cinque temi: occupazione, disparità salariali, conciliazione/condivisione, welfare, molestie, che attraverso la contrattazione devono diventare azione politica dell’organizzazione. Il filo conduttore è stato il lavoro e il contrasto alle disuguaglianze, in un sistema economico, sociale e culturale come il nostro, che penalizza sempre di più le donne.

La nostra piattaforma parla anche all’esterno, perché la vera sfida è quella di sollecitare l’intera società a un cambio di civiltà, che vada oltre le pari opportunità, a cui tutte e tutti siamo chiamati a contribuire. Tutte insieme, perché noi donne della Cgil abbiamo sempre avuto chiaro quanto sia necessario, dentro e fuori dalla organizzazione, ripartire dalle donne per rendere migliore questo paese ,e per contrastare una regressione culturale, sociale ed economica. Per dire che, se si vuole ripartire, la priorità deve essere quella di un piano straordinario per l’occupazione femminile e giovanile, come quello elaborato dalla Cgil. Per ribadire che, per stare al passo con l’Europa, l’occupazione femminile dovrebbe crescere di almeno 13 punti.

Perché tutto questo si realizzi servono investimenti pubblici, un Piano straordinario, già elaborato dalla Cgil e sottoposto alle forze parlamentari e alle forze politiche, e una nuova Carta dei diritti di tutte e tutti. Una proposta concepita per stare al passo con l’Europa. Dobbiamo lavorare insieme per cancellare, come ha sottolineato Susanna Camusso, l’accostamento tra donna e debolezza: “Non vogliamo politiche di protezione, in un’epoca in cui è una colpa essere deboli, essere migranti, essere poveri. Siamo deboli solo perché siamo discriminate e sfruttate. Noi donne della Cgil saremo in ogni piazza, assemblea, strada o abitazione, insieme ad altre, per far crescere ed affermare parole, pensieri, consapevolezze indispensabili a combattere il tentativo di farci tornare al medioevo”.

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