La privatizzazione della sanità si contrasta anche con il contratto nazionale - Di Alberto Beltrani

Il recente rinnovo del contratto nazionale di lavoro della Sanità pubblica, sottoscritto lo scorso 21 maggio, dopo il lungo periodo di blocco introdotto con il decreto legislativo 78/2010 (“Misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica”), fa cadere anche l’ultimo alibi agli imprenditori privati della sanità, che sono l’Associazione italiana ospedalità privata (Aiop), e l’Associazione religiosa istituti socio-sanitari (Aris), per una ulteriore dilazione al rinnovo del Ccnl della Sanità privata.

Il rinnovo del Ccnl della Sanità privata riveste un’importanza strategica, non solo per restituire dignità agli addetti del settore, che a parità di lavoro svolto vengono retribuiti con salari fermi al 2007, ma anche per evitare che la concorrenza tra pubblico e privato nel settore sanitario possa fondarsi, anziché sulla qualità dei servizi erogati o sull’abbattimento delle liste d’attesa, sul semplice mantenimento di un costo del lavoro più basso.

La privatizzazione della sanità si contrasta anche perseguendo il rinnovo di un buon contratto nazionale della sanità privata capace di conseguire, in termini di salario, di diritti e di orario di lavoro, l’obiettivo di riconoscere stessi diritti e stessi salari a chi svolge lo stesso lavoro. Diversamente, fino a quando gli imprenditori privati della sanità potranno beneficiare degli evidenti vantaggi in termini di costo del personale, sarà sempre più conveniente per il gestore pubblico affidare pezzi di sanità ai privati accreditati, piuttosto che gestirli in proprio.

Anche dal punto di vista normativo appare particolarmente importante arrivare, con il nuovo contratto, ad un’auspicabile uniformità interpretativa e applicativa di norme comuni. Non appare comprensibile come sia possibile che per alcuni imprenditori privati della sanità un giorno di malattia possa coprire solamente sei ore di lavoro, con conseguente attribuzione di debito orario, ed eventuale recupero economico nel caso in cui la malattia ricada in un giorno nel quale si sarebbero dovute lavorare dieci ore.

Ancora, non si comprende come sia possibile trasformare le giornate di ferie, previste dall’attuale ultimo Ccnl della Sanità privata, in ore di ferie, utilizzando come coefficiente l’orario medio teorico giornaliero anziché l’orario giornaliero effettivo, specie se, e quando, quest’ultimo è maggiore di quello teorico.

Non è dunque importante solo avere presto un nuovo contratto nazionale della sanità privata, ma occorre anche che questo sia un buon contratto, tanto buono quanto serve ad equiparare in termini di diritti, salario e orario di lavoro operatori che svolgono professioni analoghe, all’interno dello stesso sistema sanitario finanziato da risorse pubbliche.

Queste valutazioni e questi obiettivi sono stati alla base dell’iniziativa unitaria di Fp Cgil, Fp Cisl e Fpl Uil lo scorso 29 giugno ad Ancona. I segretari regionali, insieme a una delegazione dei lavoratori della sanità privata, hanno incontrato i vertici della Regione Marche. Nel corso dell’incontro le rappresentanze sindacali hanno illustrato le motivazioni alla base della mobilitazione regionale e della richiesta di intervento da parte della Regione, a partire dalla rivendicazione del rinnovo del contratto nazionale, dopo oltre dieci anni di attesa. Il rinnovo del contratto nazionale è infatti l’unico strumento per restituire dignità ai lavoratori e garantire la tenuta dei servizi.

L’intervento della Regione è importante affinché la Conferenza Stato -Regioni si impegni a promuovere una rapida conclusione delle trattative. Ma i sindacati hanno anche avanzato richieste specifiche alla Regione Marche, come l’apertura di tavoli regionali di contrattazione aziendale al fine di riconoscere un salario accessorio ai lavoratori della sanità privata, e la previsione, tra i criteri per l’accreditamento delle strutture private, dell’obbligo di applicare ai lavoratori della sanità privata i contratti nazionali di lavoro sottoscritti dalle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative.

La Regione Marche, nel comprendere le motivazioni alla base della mobilitazione regionale, si è impegnata ad agevolare, per quanto di sua competenza, la definizione delle problematiche poste da sindacato e lavoratori.

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