Il 15 e 16 marzo il Tribunale Permanente dei Popoli (Tpp) ha convocato a Parigi una sessione sulla Turchia e sui Curdi. L’intento del Tpp era di fare luce su una serie di crimini commessi dallo Stato turco nel corso degli anni ‘90, e di entrare nel merito di alcuni fatti avvenuti nelle città del sudest della Turchia nel corso del 2015 e del 2016.
La prospettiva che il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite si esprima in merito all’intervento della Corte Penale Internazionale (Cpi) su questo caso specifico non è realistica. Tantomeno può essere realistico un intervento della Cpi, che non ha giurisdizione su crimini commessi dalla Turchia in quanto non ha firmato lo Statuto di Roma. Inoltre, le recenti notizie che vedono acuirsi il conflitto e l’instabilità nella regione riflettono le difficoltà delle istituzioni internazionali a pronunciarsi nel merito delle barbarie commesse in questi territori. Quindi, al di fuori del Tpp, non c’è alcun tipo di corpo giudiziario ufficiale che possa esercitare la propria giurisdizione sui crimini commessi in Turchia dallo Stato turco.
Più di 400 persone interessate hanno partecipato alla sessione. La giuria, composta da sette giudici, ha ascoltato i testimoni che raccontavano le violenze subite, nonché le diverse modalità utilizzate dallo Stato turco al fine di negare i diritti politici, culturali, sociali ed economici nei confronti dei curdi che vivono in Turchia. È emersa una politica che, sin dalla fondazione della Repubblica Turca, è stata condotta con l’intento specifico di negare qualunque tipo di diritto a chi non fosse di origine turca. Una politica di annullamento del diverso. Gli Armeni ieri, i Curdi oggi.
L’accusa ha sostenuto che queste violazioni del diritto all’autodeterminazione dei curdi sono la fonte del conflitto tra lo Stato turco e l’insurrezione curda da molti decenni. I testimoni sono stati ascoltati su due categorie di crimini presumibilmente commessi dallo Stato turco: i crimini di guerra (e forse crimini contro l’umanità) durante l’assalto militare dell’esercito turco e delle forze di sicurezza alle principali città curde tra settembre 2015 e giugno 2017 da un lato, e reati di stato come uccisioni mirate, rapimenti, incendi dolosi e attentati dinamitardi, commessi per diversi decenni sia in Turchia che al di fuori dei suoi confini.
Durante la prima sessione, è stato raccontato come, dopo le elezioni del giugno 2015 (durante le quali il partito di Erdogan Akp aveva perso la maggioranza assoluta, necessaria per poter portare a termine le riforme avviate dallo stesso presidente durante la sua ultima legislazione in qualità di primo ministro), l’utilizzo del coprifuoco nelle città del sudest della Turchia, a maggioranza curda, fosse divenuto lo strumento per punire e reprimere coloro che avevano osato sfidare il regime, votando per il partito filo curdo Hdp. La fine del processo di pace prima, gli attacchi nei territori curdi poi, avevano creato una situazione ad alta tensione, sfociata in un vero e proprio conflitto civile all’interno di quella regione.
Sono stati ascoltati testimoni provenienti dalle città di Cizre, Sur (Diyarbakir), Nusaybin e Sirnak, alcuni fisicamente presenti a Parigi, altri via skype, che hanno descritto come l’esercito turco e le forze di sicurezza abbiano bombardato le città con artiglieria, come i cecchini abbiano preso di mira i civili, come i civili che cercavano rifugio negli scantinati siano stati deliberatamente attaccati e uccisi. Sono stati emanati un totale di 289 coprifuoco ufficiali, in undici città. Senza elettricità e acqua, per gli abitanti di queste città era impossibile muoversi dalla propria abitazione. Un milione 809 mila residenti costretti alla migrazione forzata. Il processo ha dimostrato come tutti questi attacchi sono stati deliberatamente pianificati ed eseguiti. Il tribunale è stato costituito per scoprire questi crimini di guerra.
Nella seconda giornata sono stati ascoltati diversi testimoni sull’assassinio di tre attiviste curde da parte di un agente del servizio segreto turco Mit, avvenuto a Parigi nel gennaio 2013. Al termine della sessione il presidente del tribunale, Philippe Texier, ex giudice della corte di Cassazione francese, ha annunciato alcune conclusioni preliminari della giuria. Il gruppo di esperti ha già convenuto che la violazione del diritto all’autodeterminazione del popolo curdo è stata davvero la causa alla radice del conflitto, che deve essere considerato come un conflitto armato non internazionale, così come è definito dal diritto internazionale, e non invece quale un’operazione di polizia contro il terrorismo, come sostenuto dallo Stato turco.
Secondo la giuria, le prove presentate nel corso del processo mostravano in modo chiaro che crimini di guerra e crimini di stato sono stati commessi dallo Stato turco. Il verdetto conclusivo sarà annunciato il 24 maggio 2018 a Bruxelles presso il Parlamento europeo. Tutte le informazioni su http://tribunal-turkey-kurds.org/