Noi stiamo con la Cgil - di Giacinto Botti

Il percorso congressuale è ufficialmente avviato. Abbiamo consegnato al confronto il nostro contributo collettivo “Per una Cgil unita e plurale”, firmato individualmente da oltre 600 dirigenti sindacali, convinti del bisogno assoluto di un congresso utile, unitario e di un confronto qualitativo e plurale sul merito programmatico, a conferma della natura confederale dell’organizzazione. E a chi ci domanda oggi - strumentalmente e con malcelato interesse – “con chi stiamo”, la nostra risposta non può che essere che stiamo con la Cgil.

Circolano nel gruppo dirigente troppi veleni e diffidenze che occorre superare con senso di responsabilità. Teniamo a rimarcare che il nostro contributo è stato deciso in un’assemblea nazionale promossa da Lavoro Società tenutasi nella sede Cgil, e non in riunioni carbonare, e che i tanti dirigenti e delegati che lo sostengono non fanno parte di una “cordata” ma della storia di una sinistra sindacale confederale riconosciuta nell’ambito del pluralismo programmatico previsto dallo statuto.

Siamo interessati a contribuire all’analisi e alla concretezza delle proposte, a un confronto vero, senza falsi unanimismi, senza rimozioni delle differenze presenti nell’organizzazione, per ricercare una sintesi unitaria avanzata. Vogliamo risalire la deriva valoriale e culturale, per colmare la distanza accumulata tra quanto scriviamo, pratichiamo e realizziamo. Siamo per riaffermare la Cgil della contrattazione e della partecipazione.

“Il lavoro E’” si intitola la traccia di discussione per le assemblee generali con cui si avvia l’innovativo percorso per il XVIII congresso nazionale. Un documento agile, condiviso dalla maggior parte della commissione nazionale, che recupera valori e rilancia obiettivi alternativi per il mondo del lavoro. A partire dalla rivendicazione del percorso – difficile e a volte drammatico – degli anni della crisi, in cui, tuttavia, la Cgil non si è limitata alla difesa ma ha avanzato proposte strategiche come il Piano del lavoro e la Carta dei diritti universali, che faranno, giustamente, da bussola per la rotta dei prossimi anni.

Il documento “a maglie larghe” non è di certo esaustivo. Offre un terreno positivo di riaffermazione di una Cgil non ripiegata su se stessa. Una traccia di discussione comunque significativa che apre, non chiude di certo, la discussione, da costruire attraverso un adeguato percorso di coinvolgimento di tutte e tutti, a partire dalle delegate e dai delegati. Il loro contributo è essenziale per apportare le integrazioni e le modifiche che si ritengono necessarie alla costruzione del documento congressuale.

Mai come oggi abbiamo bisogno di ascoltare e di capire cosa è successo nella nostra base di riferimento, tra i nostri iscritti. Mai come oggi c’è bisogno della Cgil. 


 

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