Da Macerata a Roma: il 24 in piazza contro fascismo e razzismo - Giacinto Botti

Alla fine l’invasione c’è stata: decine di migliaia di persone hanno manifestato a Macerata in un corteo pacifico, multietnico, solidale, democratico per dire no al terrorismo e alla violenza fascista e razzista che ha colpito brutalmente sei inermi cittadini e l’intera comunità cittadina e nazionale. Bisogna davvero ringraziare le donne e gli uomini che hanno respinto con determinazione l’assurda pretesa del sindaco di Macerata e del ministro dell’interno di “sospendere” ogni manifestazione, mettendo sullo stesso piano gli inammissibili e incostituzionali assembramenti di Forza nuova e Casa Pound e la legittima mobilitazione democratica in difesa di valori costituzionali così pesantemente violati dal fascio-leghista Traini e dai suoi sostenitori politici. Che – come ribadito ancora nelle numerose manifestazioni di sabato 10 febbraio – non hanno diritto di esistere come forze organizzate secondo la nostra Costituzione e le nostre leggi.

La partecipazione democratica a Macerata, a Milano, a Roma, a Padova e in tante altre città d’Italia ha rimediato alla scelta sbagliata di Anpi, Arci, Cgil e Libera che avevano accolto quell’invito incostituzionale di sindaco e ministro a non manifestare. Tanto più che la consapevolezza della scarsa attenzione istituzionale al riproporsi di gruppi e azioni squadristiche fasciste sta animando l’iniziativa sull’appello “Mai più fascismi”. La mobilitazione popolare e di base ha rimediato ad un vuoto pericoloso e tolto spazio all’indifferenza e al tacito compiacimento verso simili azioni “patriottiche”.

Ora bisogna fare della manifestazione nazionale del 24 febbraio un’altra grande giornata di mobilitazione antifascista, capace di fermare con pacifica e democratica determinazione ogni diffusione dei già vasti e devastanti germi di violenza fascista e razzista. E, insieme, costruire una grande azione di solidarietà ed accoglienza intorno alle vittime e a tutti i rifugiati e migranti che sono ancora lasciati in condizioni di non cittadinanza e non riconoscimento dei loro diritti umani e civili. Rimettendo in discussione le politiche securitarie e guerrafondaie – la guerra contro i migranti dalla Libia al Niger – messe in atto dai governi Renzi e Gentiloni. Il ministro dell’interno ha fatto dichiarazioni gravissime: invece di fermare e sciogliere i gruppi fascisti ha fermato i profughi.

Scelte politiche e dichiarazioni che contribuiscono ad alimentare proprio quel clima di stigmatizzazione e caccia all’immigrato su cui crescono le formazioni fasciste e razziste e la loro azione sempre più violenta. Siamo di fronte a una deriva democratica sottovalutata, contro la quale non si può essere complici o indifferenti. Dalla pratica dei valori costituzionali può e deve ripartire una grande azione sindacale politica e valoriale della Cgil e anche una rinnovata sinistra radicata nella società.

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