L’assemblea della piattaforma italiana Stop Ttip / Stop Ceta chiede ai candidati alle elezioni del 4 marzo la firma di un “decalogo” per un commercio più equo.
“Mi impegno, se eletta o eletto, a bocciare la ratifica del trattato di facilitazione commerciale tra Europa e Canada (Ceta); per riaprire un dibattito in Europa sui contenuti e le regole del commercio tra Ue e il resto del mondo a partire da diritti, ambiente e coesione sociale; e per impedire di subordinare, con trattati come questo, la salute, la sovranità alimentare, la salvaguardia dell’ambiente, e delle condizioni di lavoro, alla liberalizzazione degli scambi”.
E’ questo il primo dei dieci punti nel “Decalogo” per un commercio più giusto e equo che la Campagna Stop Ttip Italia chiederà di sottoscrivere a tutti i candidati alle elezioni politiche del 4 marzo. “Se non firmi, non ti voto” è la condizione che verrà posta dagli attivisti nella campagna social che partirà dalla settimana successiva.
Con l’assemblea della piattaforma italiana Stop Ttip / Stop Ceta (http://bit.ly/2BeIJNJ) che si è tenuta il 10 febbraio a Milano in collaborazione con Arci, Arcs, Ari, Assobotteghe, Attac, Cgil, Fairwatch, Greenpeace, Legambiente, Movimento Consumatori, Navdanya International, Slowfood, Terra!, e Transform, la campagna #NoCeta #NonTratto raccoglie il testimone dell’azione capillare degli oltre cinquanta comitati territoriali e duecentocinquanta organizzazioni nazionali che ha bloccato la ratifica del Ceta in questa legislatura, e rimette al centro gli impatti sull’economia, la società e l’ambiente di tutti i trattati.
Poche settimane fa il commissario europeo agli affari economici Pierre Moscovici ha dichiarato all’ Assemblea nazionale francese che una bocciatura del Ceta in uno dei paesi dell’Unione non avrebbe fermato la sua applicazione. “Questa affermazione di totale violenza politica dimostra quanto il liberalismo economico sia sempre meno libertà, possibilità di decisione per il popolo e sempre più autoritarismo”, gli aveva replicato il leader di “France Insoumise”, Jean-Luc Mélenchon.
In realtà la Dichiarazione del Consiglio Europeo che ha dato impulso all’applicazione provvisoria del Trattato spiega che “se la ratifica del Ceta fallisce in modo permanente e definitivo a causa di una sentenza di una Corte Costituzionale, o in seguito al completamento di altri procedimenti previsti dalle costituzioni e della conseguente notifica formale da parte del governo dello Stato interessato, l’applicazione provvisoria deve essere e verrà interrotta, e le misure necessarie saranno adottate conformemente alle procedure dell’Ue”.
L’Italia, con lo schieramento NoCeta di oltre cento parlamentari di tutti i partiti, e più di 1.200 Comuni e 13 Regioni (http://bit.ly/2E9D0r8) che hanno votato delibere critiche contro i trattati come il Ceta, può provare ad essere il “caso-paese” che fa saltare il tavolo, in vista del rinnovo del Parlamento europeo a scadenza naturale nel 2019.
Al momento LeU, Potere al Popolo, M5S, Lega e Fdi sono i partiti che hanno inserito nei programmi riferimenti ai trattati di liberalizzazione commerciale e alla necessità di ripensarli. Nel Pd e in Forza Italia la situazione è più fluida, e sta agli elettori farsi sentire e chiedere ai propri candidati un impegno concreto e pubblico: sul sito della Campagna Stop Ttip Italia si possono scaricare materiali e Decalogo da sottoporre, segnalando alla email Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. adesione e collegio di appartenenza.