Le politiche dell’Ue sono complici delle sofferenze dei migranti nei campi di detenzione, un vero oltraggio alla coscienza dell’umanità. Il governo italiano deve cancellare l’accordo con la Libia.
Quello che sta accadendo in Libia riguardo alle persone migranti è scandaloso e disumano, è ha fatto riesumare nel popolo africano e nel mondo intero ricordi lontani e dolorosi, che nascono da un terribile passato che si pensava di non vedere mai più. L’Organizzazione internazionale per la migrazione (Oim) ha denunciato nei giorni scorsi l’esistenza di un commercio di migranti provenienti dell’Africa sub-sahariana, venduti come schiavi nelle piazze pubbliche in Libia. Un commercio immorale che prolifera nell’indifferenza totale in una Libia, che si sta trasformando in una specie di nuova Gorée.
Migranti provenienti dall’Africa sub-sahariana “venduti” per cifre che si aggirano tra 200 e 500 dollari e costretti a lavori forzati da parte dei padroni schiavisti libici. Altri ostaggi, torturati e costretti a chiamare le loro famiglie per pagare il loro rilascio: migliaia di uomini, donne e bambini traumatizzati, accatastati gli uni sugli altri, rinchiusi sotto i capannoni e spogliati della loro dignità. All’inizio di settembre, alcune Ong, come Medici senza frontiere, avevano già chiesto di non mandare più i migranti in Libia, dove sistematicamente venivano stuprati, torturati e sottoposti alla schiavitù.
Sulla strada per la migrazione tra Niger e Libia, in particolare a Sabratha, Misurata o a Tripoli, i migranti sub-sahariani sono per lo più vittime di contrabbandieri senza scrupoli che successivamente li consegnano ai “buyer” libici.
Le donne sono sottoposte ad abusi corporali e al lavoro domestico al servizio del loro acquirente e ne diventano schiave sessuali. Una situazione disumana. Il silenzio della comunità internazionale è assordante ed inquietante.
Di fronte a questo dramma che si sta consumando in Libia, l’Unione africana (Ua) ha chiesto alle istituzioni internazionali di intervenire per fermare questo tragedia, di aprire un’inchiesta per individuare le responsabilità e che i colpevoli siano effettivamente perseguiti e sanzionati e le vittime e le loro famiglie risarcite e riabilitate.
Il video sui migranti venduti in Libia pubblicato il 15 novembre dal canale americano della Cnn ha provocato un’ondata di indignazione senza precedenti nel continente nero, e in diverse città in Italia e in Europa. Una molteplicità di voci della società civile si sono alzate per chiedere ai governi africani di a reagire e, ovunque, le iniziative abbondano per protestare contro la situazione dei migranti. Al momento, pochi capi di stato sono stati costretti a reagire dopo le diverse manifestazioni di questi giorni organizzate davanti alle ambasciate libiche dislocate in varie paesi del mondo. Anche i Italia la società civile, la diaspora africana hanno indetto una manifestazione di protesta a Milano davanti all’Ambasciata libica venerdì 24 novembre scorso.
Complice e funzionale a questa deriva dell’umanità è lo scellerato e disumano accordo siglato, nel febbraio di quest’anno, tra l’Italia e la Libia per fermare i flussi migratori provenienti dall’Africa sub-sahariana, come denunciato dall’Alto Commissario delle Nazioni Unite. Quest’ultimo attacca giustamente la politica dell’Unione europea e il piano Minniti e accusa i paesi europei di complicità nella sofferenza dei migranti nei campi di detenzione, un vero oltraggio alla coscienza dell’umanità. Il governo italiano deve cancellare l’accordo con la Libia. La comunità internazionale non può continuare a chiudere gli occhi su questo orrore, limitando la propria azione solo in termini di denuncia e di indignazione. Occorre agire concretamente e con determinazione per fermare questo dramma che riguarda il futuro dell’umanità, altrimenti oltre a dover ricordare questa brutta pagina della storia degli esseri umani nell’era della schiavitù moderna, si dovrà anche ammettere di aver rinunciato ai valori fondamentali e calpestato diritti umani, solidarietà, dignità, valori e diritti che hanno guidato la coesistenza pacifica tra i popoli.