Il diritto di eleggere i propri rappresentanti - di Alfiero Grandi

 

Il prossimo 2 ottobre i Comitati referendari porranno con tutta la forza di cui sono capaci la richiesta di una legge elettorale nuova, coerente per Camera e Senato, che chiuda con la fase dei porcellum, degli italicum, e consenta agli italiani di eleggere un parlamento credibile, che recuperi la fiducia dei cittadini, compromessa da anni di effetti perversi del maggioritario. La nuova legge elettorale è una richiesta venuta anche dal Presidente della Repubblica, con la quale concordiamo.

Dopo la bocciatura netta e forte del referendum del 4 dicembre 2016 dei tentativi di stravolgimento della Costituzione voluti da Matteo Renzi, ora è il momento di ottenere una legge elettorale coerente con l’esito del voto dei cittadini, che a grande maggioranza hanno detto ‘No’. L’italicum è la legge elettorale coerente con quel tentativo, bocciato, di stravolgimento della Costituzione: valeva solo per la Camera, visto che si dava per superato il Senato. Il giudizio della Corte Costituzionale, su nostra richiesta, ha duramente rimesso in discussione l’italicum, e oggi ci troviamo con due sistemi elettorali diversi e per tanti versi incoerenti.

La richiesta al parlamento di approvare una nuova legge è già stata avanzata dai Comitati referendari con una petizione popolare con due questioni centrali: una forte iniezione di proporzionale, e il diritto degli elettori di eleggere tutti i loro rappresentanti. Il Parlamento ha perso mesi prima di procedere, e quando finalmente ha iniziato a lavorare ha subìto l’influenza nefasta delle forze politiche principali, in particolare del Pd, che ha cambiato più volte posizione, anche in modo radicale, salvo trarre la conclusione dal primo incidente parlamentare che non se ne può far nulla.

La legge elettorale non può essere monopolio di qualcuno, e tanto meno sequestrata dalle forze politiche: è un diritto sacrosanto dei cittadini e un interesse fondamentale del sistema democratico. Infatti se il Parlamento non è credibile tutto il sistema istituzionale ne risente, a partire dalla sua qualità intrinseca e per la scarsa rappresentatività effettiva. La questione rappresentatività è oggi centrale per riavvicinare i cittadini alla loro rappresentanza: altrimenti proseguirà un divorzio ormai lungo e preoccupante, che può allontanare definitivamente tanta parte del paese dalle scelte politiche, verso l’astensione o il voto di protesta.

Non è vero che la legge elettorale è questione dei gruppi dirigenti, che vorrebbero perpetuare un parlamento subalterno e senza identità, con parlamentari corrivi ai capipartito e al governo del momento. Anche i parlamentari così vengono frustrati nel loro ruolo, e la loro qualità si abbassa drammaticamente fino a provocare un divorzio dal paese reale. Solo un parlamento rappresentativo può rispondere alle aspettative del paese, alle domande di fondo dei cittadini. Pensiamo ad alcuni punti: diritti di chi lavora, politiche per l’occupazione, sistema dell’istruzione, diritti garantiti nella sanità, nelle pensioni, ecc. Se resterà un parlamento di nominati le risposte saranno ancora una volta deludenti.

Solo un parlamento rappresentativo delle istanze dei cittadini sarà in grado di rispondere. La premessa indispensabile è che i parlamentari siano liberi di decidere, e rispondano delle loro scelte non ai capi partito ma ai cittadini che li hanno eletti. La possibilità di eleggere tutti i parlamentari è una svolta indispensabile, istituzionale e politica. Non a caso questo Parlamento, in gran parte di nominati, eletto con il porcellum, sembra incapace di rispondere anche alla domanda fondamentale che riguarda il suo ruolo, e cioè approvare una legge elettorale coerente e innovativa.

Il maggioritario non ha risolto nulla, nemmeno quando Berlusconi ha avuto 100 deputati di maggioranza. Regalare con artifici la maggioranza dei parlamentari ad una minoranza di elettori è non solo contrario alla Costituzione ma inutile, perchè in un modo o nell’altro la maggioranza finisce con il farsi sentire, come dimostrano i referendum del 2011, perduti da Berlusconi, che ne hanno avviato la fine politica. Non è vero che il maggioritario consente stabilità. Semmai la stabilità di governo può e deve essere il frutto di un’intesa politica e di meccanismi come la sfiducia costruttiva, che in Germania ha dato buona prova.

Un conto è la rappresentanza, altro la governabilità. Chi vuole imporre la governabilità vuole semplicemente imporre le sue idee di minoranza alla maggioranza: non è democratico né conforme ai principi della Costituzione. Per questo il 2 ottobre lanceremo una campagna di mobilitazione nel paese per coinvolgere le persone, per contattare i parlamentari, per premere sui partiti, per tentare di spostare le opinioni fin troppo rassegnate alla deriva degli eventi attuali.

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