A Borgo Mezzanone il campo 5 B: il ghetto dei bulgari - di Pietro Ruffolo

 

La Flai e il sindacato bulgaro Fnsz in difesa dei diritti dei lavoratori migranti nelle campagne del foggiano.

Tra la Flai nazionale ed il sindacato Fnsz, il sindacato bulgaro dell’agricoltura, circa due anni fa abbiamo sottoscritto un’ intesa di collaborazione per affrontare la questione della tutela e dei diritti dei lavoratori bulgari che operano nel settore agricolo. I bulgari sono molto inferiori di numero (circa 50mila in agricoltura) ai romeni in Italia, ma purtroppo rappresentano l’ennesima frontiera di sfruttamento intensivo di manodopera. In particolare a Borgo Mezzanone, a 18 chilometri da Foggia, si trova il ghetto di baracche nel quale vivono circa cinquecento persone (prevalentemente di etnia Rom) che arrivano in Italia per le varie campagne stagionali come la potatura degli ulivi, ma soprattutto la raccolta del pomodoro e di altri prodotti locali. Vivono in mezzo a baracche fatiscenti da aprile fino a novembre, e raggiungono la quantità massima di circa ottocento unità nel momento alto della stagione, a partire dall’inizio di giugno.

Secondo alcune testimonianze, che abbiamo raccolto grazie alla partecipazione dei dirigenti del sindacato bulgaro direttamente sul posto, questi lavoratori stagionali guadagnerebbero al nero 3 euro a cassone per un totale di 20/23 euro al giorno. L’orario di lavoro raggiungerebbe le 13/14 ore giornaliere. Le condizioni igieniche del ghetto sono spaventose, al di sotto di ogni pur accettabile condizione umana, documentate attraverso numerose fotografie. Provengono in gran parte da una città della Bulgaria orientale che si chiama Sliven. La novità sta nel fatto che gli uomini non vengono da soli, e portano dietro anche mogli e figli.

Nei cinque-sei mesi che passano nei campi ritengono che guadagnare 20/23 euro al giorno non sia affatto male, e che complessivamente racimolare qualche centinaio di euro li aiuti a raggiungere l’obiettivo di tornare e passare l’inverno in Bulgaria. Praticamente quasi nessuno tra i bulgari di Borgomezzanone parla apertamente di caporalato. Eppure tra loro ammettono che intorno ai cosiddetti “capi”, che sono della loro stessa etnia, è in grado di ruotare l’economia del campo. E sono proprio questi “capi” che sottraggono 10 euro a quei 20/23 euro al giorno, per il trasporto e l’acqua da bere.

Abbiamo ripetutamente denunciato a tutte le autorità competenti tale insopportabile situazione. I nostri dirigenti locali della Flai Cgil stanno producendo un grande impegno per trovare una soluzione congiuntamente alle autorità locali, così come previsto dal “protocollo sperimentale nazionale”, per affrontare la questione dello sfruttamento dei migranti in sette province d’Italia. Il protocollo d’intesa è stato sottoscritto dalle tre sigle sindacali del settore e dal ministero del lavoro, insieme alle associazioni datoriali. Nel frattempo però abbiamo ritenuto opportuno chiedere al sindacato bulgaro di raddoppiare lo sforzo, e prevedere una nuova tornata di incontri con i lavoratori bulgari in tutta la provincia di Foggia.

Abbiamo programmato una nuova ulteriore iniziativa della Flai nazionale che porterà centinaia di dirigenti della Flai provenienti da ogni parte d’Italia ad incontrare, al mattino presto, nei campi, i lavoratori agricoli della provincia di Foggia. L’iniziativa si chiama “Ancora in campo”, e durerà tutto il mese di luglio e agosto. Dal 25 al 28 luglio saremo a Foggia anche con i colleghi del sindacato bulgaro per incontrare nuovamente i migranti del paese slavo, e per preparare una nuova campagna di sensibilizzazione sui loro diritti.

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