Europa, sì. Ma solo veramente democratica - di Gian Marco Martignoni

Ne “Il Terzo Spazio” (pagine 132, euro 14, Laterza) Lorenzo Marsili e Yanis Varoufakis delineano un’alternativa democratica per l’Europa.

La regressione economica, sociale e politica dell’Unione europea appare sempre più inarrestabile, poiché le politiche informate al dogma dell’austerità hanno generato e stanno generando povertà, disoccupazione e sottooccupazione crescenti, nonché una silenziosa e costante svalutazione del lavoro in sostituzione della facoltà precedentemente assegnata agli stati nazionali di svalutare la propria moneta.

Che questo scenario fosse già inscritto nell’implementazione dei parametri arbitrariamente stabiliti dal Trattato di Maastricht è da tempo oggetto di un acceso dibattito, anche se il ministro del tesoro Guido Carli aveva a suo tempo inequivocabilmente segnalato la natura neoliberale dell’Europa, con “tanto di abbandono della programmazione economica e dell’economia mista, Stato minimo e responsabilità in capo ai governi”.

Inoltre, a scanso di dubbi, la vicenda del referendum del 2015 in Grecia ha dimostrato sia come la gloriosa resistenza del popolo greco al diktat della troika dovesse fare i conti con l’isolamento imposto dallo stato dei rapporti di forza su scala europea, sia con la natura illusoria della tanto proclamata Europa sociale, a fronte “dell’estremismo di mercato” personificato dalle tecnocrazie europee. Cosicché la crisi di legittimazione dell’Europa postdemocratica ha prodotto l’insorgenza di movimenti nazionalisti e populisti di destra, votati come nel caso di Viktor Orban e Jaroslav Kaczynski a perseguire politiche decisamente autoritarie, nel mentre anche in settori della sinistra radicale e comunista acquistava sempre più credito, come via di fuga dal rigore europeo, la tesi dell’uscita dall’euro e del ritorno alle monete nazionali.

Proprio per queste ragioni, ed anche allo scopo di alzare lo sguardo rispetto ad un’ottica ancora incentrata prevalentemente sullo spazio nazionale, è assai utile la lettura del recente libro di Lorenzo Marsili e Yanis Varoufakis “Il Terzo Spazio” in quanto, muovendo dall’assunto che “uscire dall’euro non ci farà uscire dal fondamentalismo di mercato”, compie una accurata ricognizione dei conflitti e delle ribellioni che si sono sviluppate a partire, soprattutto, dalle realtà municipali (Barcellona, Napoli, Messina, Berlino, ecc.), per poi avanzare gli obiettivi del programma di un Green New Deal per l’ Europa, elaborato da DiEM25.

Non a caso Marsili e Varoufakis introducono, in antitesi all’imperativo della competitività, il concetto di produttività ecologica, poiché, in consonanza con le proposte avanzate dal movimento sindacale a livello europeo, per affrontare il fenomeno combinato della disoccupazione di massa e dei milioni di lavoratori e lavoratrici de-contrattualizzati e sottopagati, urge un piano di investimenti per la riconversione ecologica e il rilancio dell’edilizia sociale, ristrutturando tra l’altro l’ingente patrimonio abitativo esistente.

Ma per imboccare questa direzione alternativa, bisogna necessariamente mutare l’attuale configurazione dell’Unione, per evitare in primo luogo la sua disintegrazione, attraverso la “costruzione di una contro-egemonia culturale e di un contro-potere sociale e civico”, che per Marsili e Varoufakis significa anche porsi la questione nodale di come “europeizzare” l’attività pratica e quotidiana dei partiti nazionali.

Sostanzialmente si tratta di avviare un processo di democratizzazione di vasta portata, rivendicando l’assoluta trasparenza dei percorsi decisionali - oggi espropriati dalla struttura “informale” dell’Eurogruppo - e il cambiamento della funzione e degli indirizzi della Bce, giacché, a proposito di come reperire le risorse per contrastare le diseguaglianze e finanziare politiche economiche alternative, deve essere prioritariamente combattuto lo scandalo dell’evasione miliardaria delle multinazionali.

Pertanto il recupero della sovranità popolare, verificando come la dimensione locale e quella nazionale possono interagire con lo spazio trasnazionale, e il rilancio della partecipazione democratica, agita mediante una diffusa pratica conflittuale, diventano gli elementi essenziali per invertire la rotta e permettere all’Europa di giocare un ruolo all’altezza delle contraddizioni e delle ingiustizie generate dall’iper-globalizzazione capitalistica.

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