Logistica, le multinazionali scendono a patti - di Luca Benedetti

 

Il settore della logistica e del trasporto merci sta subendo in questi anni una significativa trasformazione. La concentrazione delle imprese in grandi gruppi multinazionali stranieri, da un lato, e il rapido sviluppo dell’e-commerce sempre più orientato verso un modello di industria 4.0, dall’altro, stanno ora più che mai producendo ricadute sulle condizioni dei lavoratori. Si tratta di realtà dove la terziarizzazione del ciclo produttivo della movimentazione delle merci, e il conseguente affidamento delle lavorazioni a consorzi e cooperative con una lunga catena di appalti e sub-appalti, ha raggiunto il suo massimo picco. Parallelamente l’ormai consolidato modello del “just in time” ha rafforzato il ruolo strategico del trasporto dei beni.

Per garantire il servizio ai clienti e al contempo ridurre al massimo il costo del lavoro, operai e autisti vengono obbligati a massacranti ritmi di lavoro, spesso senza il rispetto delle norme di sicurezza, e retribuiti con bassi salari. La rapidità dei tempi di consegna è diventata un valore aggiunto. Ma il cliente finale, sia esso privato o industria, non conosce come lavorano e chi sono le figure che effettuano tutte le operazioni che intercorrono tra il momento in cui viene effettuato l’ordine e quello in cui la merce viene consegnata.

Appare quindi evidente quanto sia importante, e al contempo difficile, il compito del sindacato confederale per migliorare i salari e le condizioni di lavoro di coloro che lavorano in questo settore, che non dimentichiamo è spesso interessato da infiltrazioni della criminalità organizzata.

Da anni la Filt Cgil è impegnata in prima linea, e in Lombardia è stato importante il suo ruolo per far applicare il Ccnl in realtà nelle quali regnavano caporalato e sfruttamento. Non va dimenticato che si tratta di un mondo composto in prevalenza da lavoratori stranieri, che parlano lingue diverse a appartengono a culture spesso assai differenti tra loro.

Anche negli ultimi mesi i risultati non sono mancati. Partiamo dai driver di Dhl Express. Già dal 2015 si era siglato un accordo quadro con il committente, che prevedeva il graduale affidamento del servizio appaltato a società di capitale anziché a cooperative, trasformando contestualmente i lavoratori da soci a dipendenti, con la totale applicazione del Ccnl, e inoltre ticket restaurant e indennità economica legata alla tipologia di mansione svolta. Solo nella provincia di Milano questo ha fatto sì che oltre 400 autisti venissero trasformati da soci-lavoratori a dipendenti.

Dopo alcuni mesi è però emerso che non tutte le norme venivano regolarmente rispettate, e nel marzo scorso, dopo due giornate di sciopero che hanno visto un’adesione superiore all’80%, è stato siglato un accordo di secondo livello che prevede un’ulteriore indennità annuale di 1.600 euro e l’installazione di strumenti di rilevamento presenza, affinché tutte le ore di straordinario siano regolarmente retribuite.

Sempre per quanto riguarda il mondo dei driver, si è riusciti ad oltrepassare un muro che sembrava invalicabile, sindacalizzando per la prima volta una parte della filiera del gigante dell’e-commerce Amazon. Ci si trovava di fronte ad un mare di irregolarità: non applicazione del Ccnl, mancato rispetto delle norme sugli orari di lavoro, e utilizzo spropositato del part-time e dei contratti a tempo determinato. Anche qui, grazie alla mobilitazione dei lavoratori, con una sola giornata di sciopero si è arrivati alla firma di un accordo, mediante il quale viene stabilità la regolarità in questa parte della filiera.

Nei magazzini della logistica, sicuramente il risultato più rilevante riguarda gli impianti di Dhl Supply Chain di Settala e Liscate, dove operano 400 soci-lavoratori e vengono movimentati prodotti farmaceutici e hi-tech. La nostra presenza è qui consolidata da anni. Siamo riusciti da tempo a far applicare il Ccnl, ma è stato nel mese scorso che, grazie alla perseveranza, si è raggiunto l’obiettivo di siglare degli accordi che osiamo definire storici in quanto producono un significativo balzo in avanti delle condizioni dei lavoratori.

Nello specifico si è ottenuto di vedere riconosciute le indennità di malattia e infortunio al 100% fin dal primo giorno, il pagamento di un ticket, oltre alla mensilizzazione degli istituti contrattuali, la garanzia delle 8 ore giornaliere di lavoro, e il riconoscimento dei livelli di inquadramento sulla base delle mansioni svolte. Risulta quindi evidente quanto sia importante in questo comparto la presenza e la rappresentatività del sindacato confederale, per continuare il percorso intrapreso nella direzione della regolarità e della legalità.

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