Due diverse vertenze contro la logica al ribasso del cambio appalto
Il Parlamento ha convertito in legge il decreto che, oltre ad abolire i voucher, ripristina la responsabilità solidale negli appalti. Quasi certamente il referendum non si terrà più. Problema risolto? No. Il ripristino della responsabilità solidale è un’ottima notizia, ma non basta a rimettere ordine nella giungla degli appalti e a fermare la corsa senza fine alla riduzione dei costi, tutta a scapito di diritti e retribuzioni di lavoratori e lavoratrici.
Ne sono un esempio due vertenze sindacali in corso in queste settimane in provincia di Verona: il cambio di appalto della logistica nello stabilimento Coca Cola di Nogara, e il cambio di appalto dei trasportatori e montatori dei mobili di Mondo Convenienza di San Martino Buon Albergo.
La Coca Cola ha appaltato logistica, movimentazione e distribuzione merci dei suoi stabilimenti alla Kuehne Nagel, che a sua volta ha subappaltato al Consorzio Soluzioni Globali, che gestisce l’appalto tramite il Consorzio Vega Servizi. La cooperativa del Consorzio Vega, che gestiva la logistica nello stabilimento Coca Cola di Nogara, il più grande del sud Europa, nel mese di febbraio decide di rinunciare all’incarico per l’impossibilità economica a proseguire nell’appalto. La nuova cooperativa del Consorzio Vega che subentra decide di rilevare l’attività con quattordici lavoratori in meno. I lavoratori interessati, tutti iscritti ad Adl Cobas, iniziano un presidio davanti allo stabilimento con la solidarietà di un’altra ventina di lavoratori e delle relative famiglie, bloccando l’ingresso ai camion che riforniscono l’azienda. Sei lavoratori occupano il tetto dello stabilimento.
La reazione di Coca Cola non si fa attendere ed è particolarmente brutale. Vengono inviate guardie private che non esitano ad utilizzare pistole elettriche per “convincere” i manifestanti a rimuovere il presidio, e viene sospesa la produzione collocando in cassa integrazione i circa 400 lavoratori dell’intero stabilimento, ottenendo a questo punto l’intervento delle forze dell’ordine per lo sgombero del tetto. Ripristinata la “legalità”, la produzione riprende.
Alla Mondo Convenienza di San Martino Buon Albergo, interessati dal cambio di appalto sono i trasportatori e montatori dei mobili. Anche qui appaltatore dei servizi è un consorzio che gestisce l’appalto tramite cooperative, e il cambio avviene da una cooperativa ad un’altra facenti parte dello stesso consorzio. Entrambe le cooperative hanno sede a Roma e, si dice, tra alcuni componenti dei rispettivi consigli di amministrazione ci sono legami di parentela.
I lavoratori vengono tutti confermati, si tratta di personale specializzato, ma viene modificato il contratto collettivo nazionale applicato: non più il contratto della logistica ma quello dei multiservizi, con una riduzione dello stipendio base. Si passa da una retribuzione tabellare mensile di circa 1.520 euro ad una di circa 1.230 euro: quasi 300 euro in meno per lo stesso lavoro. Risultano ridotti anche ferie e permessi, che per lavoratori che operano con turni anche di 10-12 ore consecutive non è irrilevante.
Tutti i lavoratori iniziano uno sciopero con presidio davanti al punto vendita. Viene faticosamente avviato un confronto sindacale sulle retribuzioni, che si interrompe davanti all’intransigenza della cooperativa, indisponibile a rivedere le proprie decisioni. Dopo dodici giorni consecutivi di sciopero con presidio, i lavoratori, per non perdere l’impiego, accettano le condizioni della nuova cooperativa e sottoscrivono i contratti di assunzione.
Si tratta di due vertenze per alcuni aspetti diverse, ma accomunate dall’essere appalti per due grandi aziende senza problemi economici, e in entrambi i casi dall’aver agito, seppur con modalità diverse, un duro e lungo conflitto sindacale, che non ha però modificato i rapporti di forza.
Entrambe le vicende dimostrano chiaramente come attraverso l’appalto, in moltissimi casi, le imprese utilizzino aziende di comodo per scaricare ogni responsabilità nei confronti dei lavoratori e delle lavoratrici, e per massimizzare i profitti. Il meccanismo del cambio di appalto ogni due, tre anni rimette in discussione qualsiasi conquista sindacale eventualmente ottenuta. Se questo non bastasse, si può anche modificare il contratto nazionale di riferimento.
Ottenuto il ripristino della responsabilità solidale, dobbiamo proseguire con altrettanta forza e fermezza per ottenere l’approvazione di una legislazione che freni la deriva degli appalti, per ricomporre il legame tra impresa e lavoro. Quanto proposto dalla Carta dei diritti universali del lavoro, relativamente agli appalti, va in questo senso. La sua approvazione deve essere il nostro obiettivo..