Interinali: precedenza ai diritti - di Davide Franceschin

 

Una piattaforma inclusiva per il contratto nazionale della somministrazione. Insieme ai referendum, una pedagogia di massa per la centralità dei diritti sul lavoro.

Si è conclusa una difficile e complessa consultazione unitaria sulla piattaforma per il rinnovo del Ccnl delle lavoratrici e dei lavoratori in somministrazione. La consultazione ha coinvolto circa settemila persone. Difficile e complessa in quanto la maggioranza delle persone con questa tipologia di lavoro è precaria con rapporti a termine. La media di durata delle “mission” interinali è di quarantacinque giorni. Migliaia sono i rapporti giornalieri, in particolare nei settori della grande distribuzione.

La platea complessiva è di circa 500mila persone, di cui 50mila con rapporti di lavoro a tempo indeterminato con le agenzie per il lavoro. Migliaia di assunzioni a tempo indeterminato con le agenzie sono state effettuate nel 2015, frutto degli sgravi contributivi e di conseguenza con futuro incerto al termine degli sconti governativi.
Lavoratrici e lavoratori pervasivi, poiché presenti in tutti i settori produttivi e a cui si applicano, per i risvolti economici, di orario e di inquadramento, i Ccnl e la contrattazione di secondo livello delle aziende utilizzatrici.

Il contratto nazionale della somministrazione è complesso: non prevede richieste di incrementi salariali perché è in vigore, per legge, il principio di parità retributiva e di trattamento. Quindi le nostre sono piattaforme esclusivamente calibrate sull’incremento dei diritti e delle tutele, con l’obiettivo di ottenere il più possibile continuità lavorativa e di reddito, di libertà associativa e di pensiero, che spesso per i precari sono negate.

In sintesi le principali rivendicazioni. Obbligo per le imprese utilizzatrici di concedere i locali per effettuare le assemblee. Esemplare è il caso Comodata Ivrea, azienda con 1.200 dipendenti diretti e 400 somministrati, ai quali è stato negato il diritto a riunirsi in azienda. Poi istituzione di una bacheca elettronica attraverso cui i sindacati possano comunicare con le lavoratrici ed i lavoratori. L’obiettivo è garantire l’accesso alle informazioni e alle iniziative sindacali a persone atomizzate e spesso sole e senza riferimenti.

Ancora: aumento delle indennità di malattia, e aumento della durata e della indennità di disponibilità prevista tra un lavoro ed un altro per i lavoratori a tempo indeterminato con le agenzie. Poi integrazione della decurtazione della Naspi in caso di perdita di lavoro. E penalizzazione economica per le aziende, con conseguente aumento salariale, per le missioni brevi al di sotto dei 30 giorni, introducendo un’indennità di precarietà. Questa misura tenderebbe a disincentivare la precarietà estrema dei rapporti di lavoro brevissimi e reiterati, favorendo rapporti di lavoro più lunghi e meglio pagati. Infine diritto di precedenza per le lavoratrici ed i lavoratori a termine in caso di ulteriori rapporti a termine con la stessa azienda. Il diritto di precedenza è un diritto che, se conquistato, renderebbe più libere le persone di associarsi collettivamente, farebbe scattare altri diritti come quello allo studio, alla legge 104, alla maternità. Diritti ad oggi difficilmente esigibili per chi ha contratti a termine; romperebbe il ricatto continuo per il rinnovo del proprio contratto di lavoro. In sostanza un elemento di libertà per questi lavoratori precari.

Si tratta di una piattaforma ambiziosa ed inclusiva che parla a tutto il mondo del lavoro e a tutte le categorie della Cgil. Una piattaforma che non dovrebbe essere patrimonio esclusivo di Nidil, ma fatta vivere all’insieme della confederazione, perché i rinnovi contrattuali conclusi e quelli che si stanno definendo non hanno al centro l’inclusività.

Compito dei rappresentanti dei somministrati è far vivere le rivendicazioni, compito della Cgil e delle sue categorie è di assumerne gli obiettivi, anche nell’ottica di una reale contrattazione inclusiva non solo relegata a importanti, ma purtroppo, poco praticati documenti congressuali. I referendum possono essere un’occasione di pedagogia di massa per riportare al centro i diritti sul lavoro, non solo sui quesiti referendari ma sull’insieme dei diritti negati in Italia alle lavoratrici ed ai lavoratori.

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