Lo sciopero è riuscito. Ha fatto rumore e dato evidente fastidio al governo e al padronato più retrivo. Ha fatto registrare adesioni sopra la media e un’alta, consapevole partecipazione nelle tante manifestazioni di piazza, nonostante la Cisl e le difficoltà per tanti lavoratori, sottoposti ai ricatti, di esercitare il diritto di sciopero. Soprattutto ha allargato un consenso non scontato nella società e nei luoghi di lavoro.
È stato uno scontro sindacale e politico di ordine generale contro il governo e le sue scelte classiste e antisociali. Per questo il sindacato confederale è sotto un attacco forsennato, e vigliacco, in particolare contro la Cgil e di conseguenza al suo segretario generale.
Continueranno ad attaccarci con tutti i mezzi legittimi e non, a strumentalizzare ogni situazione, ci incolperanno di ogni violenza di piazza e tenteranno di isolarci e dividerci, cercheranno di indagare e denunciare ogni nostra possibile mancanza. È una brutta storia già vissuta in passato con i governi Berlusconi, in particolare dopo l’assassinio delle Br nel 2002 di Marco Biagi.
Oggi l’imperativo è di mettere in sicurezza l’organizzazione, di non chiuderci ma di aprirci verso l’esterno, aumentando la nostra rappresentanza nei luoghi di lavoro e nella società, rifuggendo da ogni tentazione di autoreferenzialità e di chiusura burocratica.
Abbiamo bisogno più che mai di una Cgil coesa e di riaffermare un forte senso di appartenenza e di solidarietà. I nemici sono fuori e non all’interno dell’organizzazione; sono i padroni conservatori, le lobby di potere e il governo classista, repressivo e di destra.
La situazione economica e sociale è destinata a peggiorare, possiamo solo con tenacia e intelligenza proseguire con una diffusa mobilitazione sociale e politica generale e di categoria, per resistere all’involuzione autoritaria e sociale del paese, al disordine internazionale e alla crisi di un’Unione europea che si sta spostando a destra, sempre più bellicista e neoliberista.
Mentre, se non si fermeranno le due guerre alle porte dell’Europa, quella in Medio Oriente con il nauseante genocidio del popolo palestinese e quella, dopo tre anni di inutili distruzioni e morte, della guerra per procura in Ucraina in pericolosa escalation verso un possibile conflitto di ordine mondiale, avremo, sul piano sociale e industriale, in particolare in Europa, conseguenze devastanti. Su tutto questo avrei voluto concentrare il mio contributo all’Assemblea generale, ma non potrò farlo perché in qualità di referente nazionale di Lavoro Società per una Cgil unita e plurale - ancora per poco perché procederemo nella prossima assemblea nazionale di metà congresso al naturale e giusto avvicendamento, ci auguriamo in presenza del segretario generale - ritengo mio dovere e un diritto denunciare quello che giudichiamo un grave atto arbitrario, una pericolosa torsione autoritaria da parte di un segretario generale e di una segreteria di categoria nei confronti di un segretario nazionale.
Mi riferisco, con rammarico personale, a quanto sta avvenendo in Flai, dove prima sono state richieste le dimissioni e poi revocato, immotivatamente, ogni incarico operativo a un componente della segreteria nazionale, un compagno riconosciuto, bravo contrattualista e dirigente leale, per motivi inaccettabili e irricevibili da ogni punto di vista.
Nella comunicazione ufficiale fatta all’assemblea generale della categoria si legge, fra altre imprecisioni, che la “colpa” del compagno in questione, Andrea Gambillara, sarebbe di continuare a riconoscersi nell’aggregazione confederale di Lavoro Società per una Cgil unita e plurale, e di aver portato a conoscenza del segretario generale e di alcuni dirigenti la sua intenzione di fare una verifica in categoria sull’eventuale presenza di compagne o compagne che ancora si riconoscono nella sinistra sindacale. La finalità era di consolidare, rafforzare la linea sindacale della Cgil. Questo, solo questo, ha determinato l’atto discriminatorio verso un segretario nazionale, che si connota come un abuso di potere, di togliere al compagno tutti gli incarichi, un atto incomprensibile a maggior ragione in questo momento di difficoltà della Cgil rispetto allo scontro in corso.
Nessun segretario generale può arrogarsi la facoltà di decidere sul diritto e l’opportunità di organizzarsi, riconoscersi collettivamente all’interno delle regole statutarie e dei principi valoriali che ci siamo dati.
È una deriva pericolosa, un precedente dannoso, un atto che se esercitato come prassi verso altri dirigenti o sensibilità di pensiero può trasformare la natura plurale e democratica stessa della nostra organizzazione.
Siamo al processo alle intenzioni, in spregio del principio di libertà delle idee e di quel pluralismo democratico riconosciuto e sancito dallo Statuto e dal Codice etico, che solo in virtù di una concezione autoritaria e burocratica si può pensare di disconoscere, demonizzando e riducendo al silenzio le pluralità di pensiero.
Nessuno in questa organizzazione democratica è sopra le regole statutarie o i principi democratici che ci siamo dati con il superamento delle correnti di partito. Nessuno può revocare un mandato senza valide e motivate ragioni. E rimane diritto insindacabile di ogni dirigente, delegato e iscritto decidere come e con chi organizzarsi e riconoscersi, purché sia nell’ambito delle regole statutarie.
Il pluralismo, anche organizzato, è un collante che rafforza la natura confederale e nello stesso tempo è un antidoto alle pratiche accentratrici e burocratiche distorcenti e dannose per la nostra confederazione.
“Lavoro Società per una Cgil unita e plurale” non è una componente di partito, non è un gruppo di potere, non è una cordata né una setta segreta; è una aggregazione plurale che si attiene al merito sindacale, una presenza organizzata che si è costituita ufficialmente nel rispetto delle regole statutarie, come si può leggere nella dichiarazione scritta e nel documento di accompagnamento presentati all’Assemblea generale Cgil del 13 aprile 2023.
Non abbiamo bisogno di nessuna costituzione di categoria per esercitare il diritto di riconoscimento e di partecipazione alle nostre iniziative sindacali. Abbiamo sempre dato il nostro contribuito al confronto congressuale e alla conferenza d’organizzazione con documenti, riflessioni e proposte all’insegna dell’unità e del rinnovamento.
Siamo un’aggregazione di sinistra sindacale, una risorsa e una ricchezza per la Cgil, una realtà fatta di dirigenti, di delegate e delegati leali e con un grande senso di responsabilità e di appartenenza, coerenti nel fare sindacato e nel dare gambe a quanto si decide negli organismi dirigenti.
È sempre stato così e così continuerà ad essere, che piaccia o no a chi utilizza il potere conferitogli dalle iscritte e dagli iscritti alla nostra organizzazione con inaccettabile senso autoritario. Se vogliamo insieme reggere lo scontro e mantenere la necessaria unità dell’organizzazione, non è questa la strada da perseguire. Ognuno si prenda le proprie responsabilità.
La Cgil è e deve rimanere aperta: la casa di tutte e di tutti. Il paese, il mondo del lavoro, le nostre iscritte e i nostri iscritti hanno bisogno di una Cgil coesa, unita e plurale.
(intervento all’Assemblea generale Cgil, Roma, 6 dicembre 2024)