Da oltre un anno i lavoratori di Tesla Svezia scioperano per ottenere un accordo collettivo. L’azienda vuole imporre, per prima in Svezia, il modello americano e rompere definitivamente il modello svedese.
Lo sciopero a Tesla Svezia è iniziato il 27 ottobre del 2023. Nessuno si aspettava uno sciopero nel paese europeo che ha certo uno dei tassi più alti di sindacalizzazione ma anche il tasso più basso di sciopero. E nessuno si sarebbe aspettato che questo sarebbe durato un anno.
Il modello americano sbarca in Svezia
In Svezia le condizioni di lavoro sono decise attraverso accordi tra le parti. Solo in caso di mancato accordo nazionale interviene il governo per regolare la materia (negli ultimi decenni sempre a favore dei datori di lavoro). Se non c’è un accordo aziendale, i lavoratori di quell’impresa si trovano scoperti: quasi nessun diritto e salari imposti dall’azienda, in un paese in cui non esiste il salario minimo. Ma anche una regolazione dei tempi di produzione, della durata della giornata e di tanti altri aspetti decisi dalla sola azienda.
Elon Musk ha imposto alla sua filiale svedese di non firmare alcun accordo con i sindacati, come in tutti gli altri paesi. Il sindacato svedese, solitamente refrattario a scioperare, si è trovato costretto a rispondere alla sfida del miliardario americano, spinto da una base operaia cosciente di quello che era in gioco: non solo il contratto di un’azienda importante, ma dai numeri tutto sommato limitati, bensì lo stesso modello svedese di relazioni industriali. Se infatti si fosse accettata la situazione, cioè l’assenza di un contratto, altre imprese statunitensi (e poi anche svedesi) avrebbero annullato i contratti firmati coscienti dei reali rapporti di forza nel paese.
Lo sciopero è scattato il 27 ottobre 2023, al tempo stesso lungamente annunciato ma anche inaspettato. E da allora è passato oltre un anno.
La difesa del modello svedese
La posta in gioco è apparsa chiara non solo in Svezia. I lavoratori di Tesla, oggetto di minacce e di ricatti da parte dell’azienda e non abituati a scioperare, hanno ricevuto la solidarietà di molti altri lavoratori. Per esempio i lavoratori delle Poste hanno rifiutato di consegnare le targhe all’azienda, impedendo per un certo tempo che le auto acquistate potessero uscire dalla fabbrica. I lavoratori dei porti, tanto svedesi quanto di altri paesi come la Danimarca o la Norvegia, hanno rifiutato di imbarcare o sbarcare le auto Tesla prodotte in altri paesi che venivano inviate dall’azienda per rispondere ai blocchi o ai ritardi della produzione. I lavoratori elettrici hanno rifiutato di riparare le colonne elettriche necessarie alla ricarica.
Questa ondata di solidarietà ha permesso ai lavoratori e al loro sindacato di resistere così a lungo, realizzando quello che forse è lo sciopero più lungo della storia svedese (e che per il momento non accenna a finire).
Il governo di centrodestra, sostenuto dall’esterno dall’estrema destra, ha preso posizione contro i lavoratori. Il partito dei moderati, il più grande partito di centrodestra al governo, ha proposto una legge per impedire gli scioperi di solidarietà e ha minacciato di intervenire nel conflitto. L’estrema destra dei 'Democratici svedesi' ha attaccato lo sciopero, indicando che danneggia il paese e invitando il governo a intervenire per mettere fine allo sciopero.
Dal primo giorno dello sciopero, sul sito nazionale del sindacato Lo c’è una lettera a Elon Musk che comincia così: “Gli accordi collettivi valgono in tutta la Svezia. Anche presso Tesla”. Più del cinquanta per cento dei lavoratori svedesi, secondo diversi sondaggi, sono d’accordo.
Ai lavoratori in lotta va tutta la nostra solidarietà.