I lavoratori della Samsung Electronics di Sriperumbudur nello Stato del Tamil Nadu, nell’India meridionale, hanno concluso, il 16 ottobre scorso, uno sciopero che andava avanti da più di un mese e che aveva coinvolto circa il 90% dei 1.723 dipendenti dello stabilimento.
Il Centro dei sindacati indiani (Citu), una delle principali centrali sindacali indiane, vicino al Partito Comunista (PcI – ml) e affiliato internazionalmente alla Fsm, ha annunciato la decisione di porre termine allo sciopero dopo un’assemblea con i lavoratori, nonostante Samsung abbia rifiutato una delle principali richieste, cioè il riconoscimento del sindacato Samsung India Labour Welfare Union (Silwu). “Abbiamo deciso di annullare la protesta poiché la direzione di Samsung ha deciso di impegnarsi con i lavoratori su tutte le richieste chiave come salari più alti, assicurazione medica e strutture migliori. Le trattative continueranno”, ha detto E. Muthukumamar, segretario del Citu per lo Stato del Tamil Nadu, “mentre la questione della registrazione del nuovo sindacato sarà decisa dal tribunale”.
I lavoratori organizzati dal Citu avevano avanzato diverse richieste, tra cui una settimana lavorativa di 35 ore, la successione nel lavoro di un familiare in caso di morte di un dipendente e il sostegno alle tasse scolastiche private per figli dei dipendenti fino a 50mila rupie all’anno, e il raddoppio in tre anni del salario mensile da 35mila rupie (circa 385 euro) a 71mila rupie, secondo Samsung un aumento spropositato rispetto al salario medio degli operai nell’area di Chennai, che sarebbe di circa 19mila rupie.
Samsung Electronics ha risposto presentando in tribunale un’ordinanza restrittiva contro il sindacato, confermando la tradizionale politica del gruppo di rifiuto di sindacati che non siano espressione interna, cioè sindacati aziendali “gialli”. Un funzionario dell’azienda ha stigmatizzato lo sciopero come ispirato dal Partito Comunista, e ha sostenuto che le rivendicazioni erano irragionevoli.
Nonostante l’azienda abbia gestito la fabbrica con lavoratori sostitutivi degli scioperanti, secondo il Citu lo sciopero avrebbe avuto un impatto significativo sulla produzione, con quella dei compressori scesa da 13.800 a 8mila unità, i frigoriferi da 10mila a 700 unità, e la produzione di lavatrici da 3mila a 1.400 unità al giorno. A sostegno delle rivendicazioni, Citu ha sottolineato come Samsung Global abbia ottenuto un utile netto consolidato su base annua di 9,84 trilioni di won (circa 6,5 miliardi di euro) nel secondo trimestre del 2024, contro 1,72 trilioni di won nell’anno precedente. La fabbrica di Sriperumbudur, dal canto suo, contribuisce per circa un terzo al fatturato annuale di 12 miliardi di dollari della Samsumg in India.
La vertenza ha avuto momenti di forte tensione il 16 settembre quando, di fronte al rifiuto di Samsumg di riconoscere il sindacato, i lavoratori hanno organizzato una marcia verso l’ufficio del lavoro di Kancheepuram, dove la polizia ha impedito loro persino di entrare in città. I lavoratori, in una pacifica manifestazione, sono stati minacciati e malmenati dalla polizia e i loro leader, compreso il presidente del Citu del Tamil Nadu E. Muthukumar, sono stati illegalmente trattenuti insieme a 104 scioperanti.
Il Citu ha prontamente condannato gli arresti illegali e promosso mobilitazioni di protesta in tutta l’India. Ha stigmatizzato il comportamento di tre ministri del governo statale del Tamil Nadu per aver sostenuto la direzione della Samsung, negando il diritto fondamentale dei lavoratori a formare il sindacato in violazione della legge sui sindacati del 1926 e delle Convenzioni Ilo numero 87 sulla libertà di associazione e il diritto di organizzazione e numero 98 sul diritto di contrattazione collettiva.
La vertenza si è sbloccata con l’intervento del governo del Tamil Nadu, dopo che l’azienda aveva raggiunto un “accordo” con un comitato di lavoratori da essa stessa istituito. Samsumg ha accettato di pagare ai dipendenti un incentivo di 5mila rupie mensili, di espandere entro il prossimo anno i servizi di autobus con aria condizionata dalle attuali cinque rotte a tutte le 108 utilizzate, di fornire un risarcimento immediato di 100mila rupie alla famiglia in caso di morte di un dipendente.
Il ministro dell’Industria del Tamil Nadu Trb Rajaa ha garantito che Samsung non criminalizzerà i lavoratori che hanno partecipato allo sciopero, e si è impegnata a dare risposta scritta alle rivendicazioni presentate. Successivamente, Samsung in una dichiarazione afferma di aver accolto con favore la decisione di Citu di porre fine allo sciopero.
Lo sciopero è stato uno dei più grandi che il colosso sudcoreano abbia mai visto negli ultimi anni, e ha portato alla luce il contesto più ampio dei rapporti di lavoro in India e nel Tamil Nadu in particolare, dove il salario medio degli operai è relativamente basso, giustificando le richieste di aumenti salariali da parte dei lavoratori. Una situazione di conflitto sociale che getta un’ombra sul tentativo di Narendra Modi di posizionare l’India come alternativa alla Cina per le attività manifatturiere.