Risale a pochi mesi fa la pubblicazione, da parte di Federconsumatori, Cgil ed Isscon, della seconda edizione del “Libro nero sull’azzardo online”. Una ricerca che, per la ricchezza e l’accuratezza dei dati riportati, ha avuto un ottimo riscontro anche al di fuori della nostra organizzazione, sugli organi di stampa e sui media, ed è stata punto di riferimento per le associazioni e le organizzazioni che, nei territori, si occupano di azzardo.
A questa ha fatto seguito la pubblicazione, nei giorni scorsi, del rapporto “Non così piccoli. L’azzardo online nei piccoli comuni italiani”, che ne costituisce un approfondimento, con la mappatura dei dati relativi all’azzardo online (solo quello, perché la diffusione e l’utilizzo dei dati sul gioco fisico non sono resi disponibili dalla Agenzia delle dogane e dei monopoli) nei 3.232 comuni italiani che contano tra 2.000 e 9.999 abitanti, e che rappresentano un quarto della popolazione italiana.
Da questo ulteriore rapporto emerge quanto e come l’azzardo si sia diffuso in maniera pervasiva, anche in realtà dove non ci si aspetterebbe, ed i piccoli comuni non ne sono esenti. La regione dove si spende di meno è il Veneto, ma il comune dove si è giocato di più nel 2023 si trova in provincia di Padova: Anguillara Veneta, con una spesa pro capite di 13.073 euro.
Emerge una presenza anomala di piccole città ad economia turistica, come Capri, Anacapri, comuni del lago di Garda e di Como, che può essere letta anche come un travaso di risorse da una diffusa economia in nero del sistema turistico al gioco di azzardo.
Sono le regioni del Sud, comunque, a registrare il record nella diffusione dell’azzardo, anche nei piccoli comuni, con numeri più elevati nelle aree a maggior concentrazione della malavita organizzata. E questo conferma quanto da tempo, con la campagna “Mettiamoci in gioco”, stiamo sostenendo: l’azzardo legale è una delle principali fonti di riciclaggio del denaro sporco proveniente dagli illeciti mafiosi, e il gioco online ha assorbito una buona parte di questo denaro.
Una recente interrogazione parlamentare sottolineava come, mentre diminuisce il reddito del 12% per le famiglie italiane, aumenti la spesa nell’azzardo, che non è solo un’entrata in bilancio ma un costo sempre più devastante per la dipendenza che crea. A questa interrogazione il sottosegretario al ministero dell’economia Freni ha risposto dichiarando che la raccolta al 31 luglio di quest’anno ammonta a 90miliardi di euro.
In proiezione, quindi, quest’anno, si andrà ben oltre i 147 miliardi dello scorso anno, che già rappresentavano una cifra record. Numeri che confermano la portata di un fenomeno, quello dell’azzardo, che sta producendo danni rilevanti - che da tempo denunciamo - sulla salute e sul benessere delle persone, ma anche a livello sociale ed economico, nonostante le narrazioni dei vari governi che si sono succeduti, che hanno sempre affermato quanto le entrate dovute all’azzardo fossero importanti per l’erario, arrivando persino taluni ad affermare che senza quelle entrate non si sarebbero chiusi i bilanci.
È bene però ricordare che, a fronte di 147 miliardi spesi, lo Stato ne ha incassati soltanto 11, e mai ha quantificato i costi in termini di salute, prima di tutto, ma anche economici. Sappiamo, per esempio, che l’azzardo è una delle principali cause di perdita del lavoro, per chi ce l’ha, che sono soldi sottratti all’economia reale, ai bisogni delle persone, che le conseguenze sono pesantissime anche per i familiari delle persone che sviluppano dipendenza.
È del tutto evidente quanto nel nostro paese sia necessario intervenire per regolare e regolamentare l’offerta di azzardo, fisico ed online. Da tempo la Cgil, insieme alla campagna “Mettiamoci in gioco”, alla Consulta nazionale antiusura, a realtà dell’associazionismo e del terzo settore chiede che venga emanata una legge quadro, ma nessuno dei governi che si sono succeduti ha provveduto in tal senso.
Una legge che, mettendo al centro la salute delle persone, affronti il tema dell’offerta: è necessario limitare l’azzardo online, e contenere l’offerta di quello fisico. Invece anche la recente normativa (Dl 41/2024) non interviene sul gioco fisico, persevera nell’affermare che il gioco legale è argine all’illegale, nel parlare di gioco responsabile, affidando ai singoli la responsabilità, appunto, di autoregolarsi e di non eccedere.
Il gioco online, come dimostrano anche i rapporti Federconsumatori e Cgil, ha avuto uno sviluppo esponenziale, ma non ha sostituito il gioco fisico, semplicemente gli si è affiancato, aumentando l’offerta e coinvolgendo target diversi e più ampi di consumatori.
Dobbiamo intervenire, anche promuovendo iniziative in tutti i territori, di sensibilizzazione e informazione, per provare a mettere la politica e gli amministratori locali di fronte alle proprie responsabilità, e fare scelte che tutelino la salute delle persone ed il benessere delle comunità. La presentazione del report può essere una occasione per farlo.