‘Una intensa emozione.’ ‘E’ bello stare insieme così.’ ‘Ma come: è già finito?’(nota: è durato quasi due mesi!). ‘Indimenticabile l’incontro con Gianni Berengo Gardin e il suo ‘Morire di classe’, nuova edizione del libro fotografico del 1969!’. ‘Certo fa strano vedere uno studioso straniero (nota: John Foot) che conosce così bene Basaglia e i suoi compagni di lavoro: e noi italiani?’.‘Cosa resta di Basaglia, oggi?’.‘A me sembra che di salute mentale non importi a nessuno’. ‘Sorprendenti quei due, psichiatra e filosofo (nota: Colucci e Di Vittorio): sembravano…uno solo’. ‘Da Ausmerzen a Di che famiglia sei? è tutto un dolce grido sull’importanza dei bambini, un invito a farsi guidare dalla loro innocenza’. ‘Voi “Chille”non vi siete certo tirati indietro! A parte le ospitalità, tra il “Kafka”, lo spettacolo omaggio a Franco e a Franca Basaglia (che conoscevamo così poco), e poi “Basta”. Dimenticavo “Una ragazzina”: ma chi vi ferma?!’.
Abbiamo pensato di cominciare una breve riflessione sul Festival riportando alcune delle tante voci di nostri Spett-Attori (spettatori attivi), piuttosto che elencare i tanti momenti di un percorso iniziato a marzo e poi ripreso nei mesi di giugno e luglio. Nella data simbolica dell’11 marzo, giorno centenario della nascita di Basaglia, abbiamo donato alla città di Firenze il “Marco Cavallo” del XXI secolo: una grande scultura in plastica riciclata, creata dall’artista Edoardo Malagigi a partire dal disegno di Leonardo da Vinci per la scultura equestre per gli Sforza, mai realizzata.
Malagigi ha re-inventato il “Marco Cavallo” che nel 1973 aprì le porte del manicomio di Trieste, invadendo la città con il suo corteo di matti, psichiatri, infermieri e cittadini. Ne ha ribaltato il segno, compiendo nei fatti il dettato basagliano ‘Entrare fuori/Uscire dentro’. Così come il “Marco Cavallo” storico fece conoscere ai triestini l’esistenza dei matti portandoli in città, quello del XXI secolo ha l’ambizione di far entrare la città in quella che un tempo era la città dei rifiuti umani (San Salvi). Obiettivo? Far riflettere tutti sul tema della salute mentale oggi e nello stesso tempo godere della bellezza della creazione artistica a partire dai rifiuti degli umani di oggi e - perché no? – preoccuparsi dell’ambiente e del nostro futuro collettivo.
Bella la partecipazione di tanti cittadini che sono già venuti a San Salvi…a vedere il cavallo: tale da convincere il Comune ad installare ai lati della scultura due panchine.
Anteprima del progetto, giovedì 30 maggio Firenze ha intitolato una via a Franco Basaglia: la scelta è caduta su una piccola strada a Peretola, non distante dalla fermata ‘Aeroporto’ del tram T2. Il festival è iniziato subito dopo, nella data simbolica del 2 giugno, con un evento al cui centro c’è stata la realizzazione da parte dei nostri Spett-Attori di centinaia di manifesti numeri unici, da noi poi fatti affiggere sui muri della città e nelle vetrine comunali, per invitare tutti a partecipare.
Le iniziative del Festival Franco Basaglia 100, individuato tra i progetti speciali dell’Estate fiorentina, sono state tutte ad ingresso gratuito, con una significativa partecipazione di giovani, presenti anche a dibattiti come quelli sui ‘50 anni di Psichiatria democratica’, su ‘Carcere e città’ e su ‘Le Rems, oggi’.
In chiusura, un affettuoso invito alla lettura di almeno due tra i tanti libri proposti. Da acquistare e leggere tutto d’un fiato: “Cento giorni che non torno”, editori Laterza, della scrittrice e giornalista Valentina Furlanetto, e “Franco Basaglia. Un intellettuale nelle pratiche”, Feltrinelli, dello psichiatra Mario Colucci e del filosofo Pierangelo Di Vittorio.
Furlanetto esamina l’oggi della salute mentale in una dimensione internazionale. Lo fa partendo da un emozionante parallelo tra le vite di due giovani: Franco (Basaglia) che passeggia per le calli di Venezia con i romanzi e i libri di scuola sottobraccio e Rosa (non diciamo chi sia per non svelare la sorpresa finale) che cammina sul ciglio della strada tornando dalla fabbrica, e che vivrà terribili episodi di internamento in manicomio.
Colucci e Di Vittorio sono entrambi pugliesi d’origine, trasferitisi in Friuli al seguito della rivoluzione basagliana. Il loro è un libro sull’oggi, un’analisi precisa ed appassionata sul ‘che fare’ a partire da ciò che è avvenuto, non nascondendo errori e approssimazioni che hanno accompagnato i tanti risultati positivi del definitivo superamento dei manicomi.
Riportiamo qui una riflessione su una ‘eredità possibile’, con le parole di Di Vittorio che chiudono il libro: “Tutto ciò che si può dire è che l’avventura dei Basaglia, ‘spirituale e politica’, può avere ancora un valore per noi. Non il valore di un monumento da celebrare, ma quello di una cassetta degli attrezzi da usare”.
(qui il programma per i prossimi appuntamenti del Festival: https://chille.it/estate-a-san-salvi-2024-2/)