Con i suoi 35 anni la rete crea nuove solidarietà tra giovani e futuro e tra le diverse generazioni da tenere unite.
L’Auser ha compiuto trentacinque anni dalla sua nascita.
Bruno Trentin e lo Spi nel promuovere l’associazione, in una fase di intense trasformazioni economiche e produttive, avevano l’obiettivo di porre al centro dell’azione contrattuale e sociale della Cgil la persona e il territorio nel garantire i diritti di cittadinanza con nuove pratiche solidaristiche e di promozione sociale. Le politiche per l’invecchiamento attivo dovevano essere la missione fondamentale dell’associazione, stimolando la partecipazione e l’impegno civile. Perciò le rivendicazioni contrattuali interagivano con l’azione dell’Auser per rispondere ai bisogni.
Era un cambiamento strategico nella visione di sindacato confederale, mettendo in campo una pluralità di soggetti collaterali alla Cgil per esercitare la rappresentanza di lavoratori e pensionati non soltanto nel lavoro ma per migliorare le condizioni di vita.
Da allora la nostra rete associativa è cresciuta, mettendosi continuamente in gioco per superare le tante solitudini ed emarginazioni che spezzano legami e relazioni, senza le quali si nega la speranza di un futuro migliore.
Siamo una grande rete rivolta agli anziani ma aperta ai giovani e alla contaminazione delle diverse culture sociali. I nostri circoli sono luoghi di aggregazione collettiva dove i cittadini di ogni età possono ritrovarsi, fare volontariato e divertirsi. Durante la pandemia i volontari sono stati in prima linea per evitare l’isolamento e l’abbandono delle persone più fragili e indifese, a fronte da un welfare, a partire dal Sistema sanitario, non in grado di far fronte a quella tragedia umana.
La rete Auser conta 1.664 sedi, 250mila iscritti, 35mila volontarie e volontari impegnati ogni anno per sei milioni e 750mila ore. Siamo radicati e strutturati nei territori e soprattutto nei piccoli centri delle aree interne, spesso tagliati fuori dai servizi primari. Senza le nostre attività di promozione sociale, di cultura e di volontariato ci sarebbero meno opportunità di socialità e meno cura delle persone. La nostra identità e i nostri valori hanno alla base una visione di società con meno disuguaglianze e ingiustizie, facendo della democrazia dal basso la condizione per la trasformazione sociale.
Le tante iniziative messe in campo per la pace, la difesa dell’ambiente, della legalità, dell’antifascismo, contro ogni forma di razzismo e discriminazione, ci hanno permesso di essere un soggetto politico oltre che sociale. La campagna “Educhiamo al rispetto” ha voluto dare un segnale forte contro i femminicidi e le violenze alle donne, partendo dalla cancellazione dei linguaggi tossici che si diffondono in una società sempre più maschilista e patriarcale.
In un contesto nel quale la condizione delle persone peggiora con la crescita delle povertà, della precarietà, del lavoro povero, dello sfruttamento, delle tantissime morti sul lavoro, della demolizione del welfare pubblico e di pensioni sempre più misere, la nostra stella polare rimane la Costituzione. Il governo intende invece demolirla con il premierato e l’autonomia differenziata e restringendo gli spazi di democrazia. Per queste ragioni siamo stati tra i promotori della ‘Via Maestra’ e delle mobilitazioni, insieme alla Cgil, costruendo un ampio fronte di alleanze per sconfiggere quel disegno.
Sosterremo i referendum della Cgil per ridare dignità al lavoro e quello contro l’autonomia differenziata che spacca il Paese e mette in discussione i diritti universali. Sarà fondamentale, per superare le disuguaglianze, affermare una forte centralità al welfare.
La sussidiarietà del Terzo settore, realizzata attraverso la co-progettazione e co-programmazione, non può mai sostituire l’intervento pubblico. Utilizzando al meglio le opportunità offerte dalla riforma del Terzo settore, la funzione della rete Auser deve essere quella di contribuire all’innovazione ed estensione dei servizi di prossimità, attraverso uno spazio autonomo di intervento senza alcuna sudditanza e subalternità alle istituzioni.
Il rapporto con la Cgil, lo Spi, la Federconsumatori, il Sunia e, più in generale, la costruzione di reti sociali, diventa fondamentale per progettare comunità sostenibili. A fronte dei rischi di corporativizzazione nello stesso mondo del lavoro, riaffermare la confederalità della Cgil e dello Spi significa ricostruire nuove solidarietà, senza le quali si rompe il rapporto tra giovani e futuro e tra le diverse generazioni che invece dobbiamo tenere unite.