Per la prima volta da 30 anni nessun seggio per i partiti di sinistra sostenuti dal sindacato Kctu. Che deve ripensare la sua strategia.
Il risultato: sconfitta del partito conservatore di governo con il più ampio margine nella storia
Il 10 aprile scorso si sono svolte in Sud Corea le elezioni politiche generali, che, ogni quattro anni, eleggono i 300 membri dell’Assemblea nazionale. Come noto, il risultato è stata la sconfitta del partito al governo People's Power Party da parte del maggior partito di opposizione il Democratic Party of Korea, con il maggior margine di sempre.
Il partito di governo, e il suo satellite People's Future Party, hanno conquistato 108 seggi, mentre il Democratic Party e il suo satellite Democratic Alliance ne hanno vinti 175. I restanti 16 seggi sono andati a partiti minori, 12 al Rebuilding Country Party, tre al New Reform Party e uno al Progressive Party.
Sebbene i seggi conquistati dal Democratic Party non raggiungano i 200 necessari per emendare la Costituzione e neutralizzare il veto presidenziale, sono sufficienti per votare unilaterlmente le leggi.
La principale ragione della sconfitta del partito di governo risiede nel partito stesso e in particolare nel presidente della Corea, Suk-yeol Yoon. Negli ultimi due mesi prima delle elezioni i sondaggi mostravano che la valutazione della prestazione del presidente Yoon negli affari di Stato era ampiamente negativa. Su alcuni temi, le risposte negative erano più del doppio di quelle positive. La ragione principale delle valutazioni negative dei rispondenti riguardavano “la crisi economica e del costo della vita” e, al secondo posto, “amministrazione arbitraria e unilaterale e scarsa comunicazione”.
Anche se la crisi economica e del costo della vita sono di difficile soluzione immediata per fattori strutturali ed esterni come i deboli fondamentali dell’economia coreana e le questioni delle catene di fornitura e dei cambiamenti climatici, l’unilateralità e arbitrarietà dell’amministrazione degli affari pubblici rileva i difetti dello stile politico del presidente Yoon. Dalla nomina dell’ambasciatore in Australia impedito a lasciare il paese per le accuse di reato, all’irresponsabile dichiarazione sul conflitto sulla riforma sanitaria, l’amministrazione unilaterale del presidente Yoon ha infuocato l’opinione pubblica richiamando un giudizio sul governo. Inoltre i diritti fondamentali del lavoro sono stati gravemente compromessi negli ultimi due anni.
“Democrazia liberale e stato di diritto” sono state le più frequenti espressioni del presidente. Però queste parole hanno significato soltanto libertà per le imprese e legge penale per i sindacati. Il governo ha direttamente attaccato i sindacati con ogni mezzo, dalle campagne di diffamazione alle persecuzioni giudiziarie. Migliaia di attivisti e iscritti al sindacato nel settore delle costruzioni sono stati convocati dalla polizia, e 37 sono stati imprigionati con accuse infamanti come estorsione e associazione a delinquere per la loro attività sindacale.
Le autorità amministrative hanno cominciato ad interferire con le questioni interne dei sindacati, come i conti economici e gli statuti, o altro. Il presidente ha frequentemente plaudito, in eventi pubblici, a questa antidemocratica soppressione dei diritti fondamentali come uno dei suoi maggiori risultati.
Il significato della vittoria del partito di opposizione: polarizzazione politica e ascesa del populismo
Allora, la vittoria del Democratic Party è un segnale positivo per gli sviluppi democratici in Sud Corea? Contrariamente al suo nome, il Democratic Party ha mostrato un comportamento estremamente antidemocratico nel corso del processo elettorale.
Internamente, il processo di nomina dei candidati ha sollevato critiche secondo le quali il partito sarebbe diventato “di una sola persona”. E’ stato detto che “il Comitato di gestione delle candidature”, per un processo di selezione basato sulle regole, è stato inutile. Il leader del partito Jaemyung Lee è stato incriminato per cinque accuse, tra cui corruzione, tangenti, occultamento di procedimenti penali ed altro ancora. Per godere dell’immunità sui procedimenti penali, il leader del partito di opposizione ha chiesto più volte la sospensione delle sessioni mensili del parlamento, e quando si è arrivati al voto sulla sua immunità molti componenti del Democratic Party hanno votato per il suo arresto. Quindi, tutti quelli che avevano votato “sì” al suo arresto sono stati eliminati dalla verifica pre-elettorale, e alcuni di loro hanno lasciato il partito.
Oltre alle questioni interne, il Democratic party ha distrutto la democrazia parlamentare. La riforma elettorale è stata una delle questioni di più lunga durata nella società coreana. Su 300 seggi, 253 erano attribuiti con il sistema del collegio maggioritario e 47 con il voto proporzionale (o voto ai partiti). Il voto maggioritario si basa sul principio “il primo prende tutto”, dato che ogni collegio elegge un membro dell’Assemblea nazionale, ed è molto difficile per un partito minore conquistare un seggio. Accanto a questo, dalle ultime elezioni generali del 2020 è stato introdotto un sistema “semi-proporzionale”: 30 dei 47 seggi proporzionali devono essere distribuiti secondo il criterio di compensare la 'disproporzionalità' del voto nei collegi, cioè lo squilibrio tra la percentuale di voti ricevuti da un partito e quella dei seggi conquistati.
In questo contesto, non solo il partito di governo ma anche il Democratic Party hanno costituito i cosiddetti “partiti satelliti”, che hanno presentato candidati solo nella quota proporzionale per abusare del sistema. Così i due maggiori partiti sono stati collusi nel “rubare” seggi che sarebbero andati ai partiti di minoranza. Un quadro che ha portato l’ex ministro della Giustizia del governo del Democratic Party di Jae-in Moon (2017-2022) a costituire un diverso partito solo per il voto proporzionale.
Con scarse aspettative di conquistare un seggio in un sistema così distorto, uno dei partiti di sinistra, il Progressive Party, che era sostenuto dal Kctu, si è unito al partito satellite del Democratic Party e ha conquistato, con le preferenze, tre seggi in quella lista. Per questo il Progressive party ha rinunciato a quasi tutte le sue candidature nei collegi uninominali, per spostare il voto sul Democratic Party, salvo che nel distretto di Ulsan – un centro industriale com’era una volta Torino in Italia – dove il Democratic Party non ha presentato il suo candidato.
Durante la campagna elettorale non c’è stato alcun dibattito politico se non uno scambio di discorsi oltraggiosi tra i leader di partito, e si è diffuso ovunque un comportamento politico di stampo populista.
La fine di trent’anni di movimenti politici guidati dal Kctu e il ruolo del Kctu per il futuro
Il peggior risultato di queste elezioni politiche generali è che i partiti progressisti di sinistra rimasti indipendenti dai partiti maggiori non hanno conquistato alcun seggio nel Parlamento.
Il Justice party, che ha formato un’alleanza elettorale con il Green party, ha corso in 17 collegi uninominali e nella quota proporzionale, e il Labor Party ha presentato un candidato in un collegio e un altro nella quota proporzionale.
E’ la prima volta che i partiti progressiti di sinistra non ottengono seggi da quando è stato costituito il Korean Democratic Labor Party (Kdlp). E’ stato detto che questa è la fine di trent’anni di impegno politico per l’emancipazione della classe lavoratrice attraverso un partito politico centrato sul lavoro.
Nel 2000, trent’anni dopo che la Cgil aveva dichiarato l’incompatibilità con le cariche di partito e istituzionali, in Corea il Kctu aveva costituito il Kdlp e stabilito una relazione esclusiva con esso. Allora il Kdlp aveva designato seggi per il Kctu nel suo esecutivo e nel suo comitato centrale. Il Kctu aveva formato un “Comitato permanente per l’attività politica”, per partecipare alle iniziative del partito e sostenerlo nei periodi elettorali.
Il Kdlp aveva una volta goduto della posizione di terzo partito, con dieci seggi. Comunque era diviso sulla posizione sui test nucleari della Corea del Nord e su altri temi relativi alla democrazia interna. Scissioni e fusioni si erano ripetute più volte, e nel 2012 il Kctu aveva deciso di porre fine alla relazione esclusiva con il partito (che all’epoca si chiamava United Progressive Party) quando non era riuscito ad adottare il rapporto della commissione di inchiesta sulle irregolarità interne al partito.
Da allora il Kctu ha prodotto molti sforzi per riunificare le scissioni dei partiti progressisti di sinistra e mantenere la loro indipendenza politica dai partiti maggiori, sia conservatori che liberali.
Nella prospettiva del Kctu, la fine di un lungo ciclo trentennale significa l’impossibilità di costruire un consenso sulle questioni di partito. In queste elezioni, il Kctu è stato altrettanto diviso: molti iscritti e attivisti sostenevano che il Kctu non dovesse appoggiare il Progressive Party che si era inserito nel partito satellite del Democratic Party, ma il Kctu non è stato in grado di prendere una decisione prima delle elezioni.
Nei prossimi mesi ci saranno profonde discussioni per valutare la situazione. Specialmente ad un anno dal suo trentesimo anniversario, il Kctu è chiamato a ridisegnare la sua strategia di lungo termine. La questione è: per quale obiettivo esiste il movimento sindacale?
(traduzione di Leopoldo Tartaglia)