C’è un popolo che resiste unito alla destra autoritaria, liberista e bellicista - di Giacinto Botti

Il 25 Aprile e il Primo Maggio si sono riempite le piazze d’Italia. Nell’anniversario della Liberazione a Milano piazza del Duomo era colma come non si vedeva da anni. Un sussulto di orgoglio, il bisogno di esserci, di affermare la Pace contro le guerre in atto, di stare a fianco del popolo palestinese, di resistere alla deriva incostituzionale di tanti democratici, donne e uomini liberi e coscienti, pensionati, lavoratori. Soprattutto tanti giovani come non vedevamo più da tempo nelle manifestazioni sindacali o politiche.

Che differenza col comizio demagogico di “Giorgia”, con la partecipazione attiva all’iniziativa del suo partito di manager pubblici, arruolati nella campagna elettorale. Fare la capolista alle europee e chiedere di scrivere “Giorgia” sulla scheda elettorale non è solo una furbata propagandistica ma una scelta autocratica per le future probabili scadenze referendarie su premierato e autonomia differenziata. Una prova anticipata di referendum sulla sua leadership, la ricerca del plebiscito sulla persona. La stessa ambizione che aveva mosso Matteo Renzi a promuovere il suo referendum anti-costituzionale. Sta a noi farla finire allo stesso modo!

Per noi, un 25 Aprile e un Primo Maggio di ripartenza, di partecipazione consapevole, di speranza, di valori da coltivare, costruendo un ponte generazionale di riconoscimento reciproco, di scambio di esperienze e di culture. Ne abbiamo un bisogno vitale per sconfiggere la deriva del paese e questa destra al governo pericolosa e oscurantista, fermare la regressione culturale e spostare i rapporti di forza. C’è bisogno di tutte e di tutti: del mondo del lavoro e di quello studentesco, dei movimenti pacifisti, antifascisti ed ecologisti, del movimento delle donne.

Proprio nell’anniversario della Liberazione la Cgil ha voluto avviare la campagna di raccolta di milioni di firme su quattro referendum sociali che accompagneranno le lotte in difesa del lavoro sicuro e di un salario dignitoso, dei rinnovi dei contratti nazionali e aziendali, della difesa dei diritti sociali e civili, mai separati, per applicare la nostra Costituzione antifascista.

La disoccupazione, il lavoro povero, precario impoveriscono il paese, umiliano i principi fondativi della Costituzione. Una situazione peggiorata dal nuovo Patto di stabilità europeo, approvato con il sostegno del governo italiano. Il ritorno alla politica liberista di austerità di un’Ue bellicista e antisociale, per l’Italia, paese indebitato e in stagnazione, significa un percorso di tagli per 13 miliardi l’anno.

Ritorna il nodo delle mancate risorse: se non si recuperano attraverso equità fiscale, lotta all’evasione e tassazione delle ricchezze, questo governo dei condoni procederà con altri tagli allo stato sociale, ai servizi, alle pensioni. Raccogliamo le firme per abrogare alcune delle tante leggi sbagliate che hanno favorito la de-industrializzazione, sedimentato la precarizzazione, tolto dignità e tutele a chi lavora.

La lotta per spostare i rapporti di forza tra capitale e lavoro e mettere in discussione centralità d’impresa, mercato e profitto è lunga e passa dai luoghi di lavoro sul terreno rivendicativo e contrattuale, contro un padronato conservatore e socialmente irresponsabile. L’impegno messo in campo dalla Cgil e dai soggetti della “Via Maestra”, le mobilitazioni e la risposta democratica di questi giorni rafforzano la speranza che si possa davvero risalire la china.

 

 
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