Il 10 aprile scorso, nelle stesse ore in cui nel Mediterraneo, in Grecia e al largo di Lampedusa, ancora una volta i naufragi mietevano vittime, tra cui quattro bambini, il Parlamento europeo ha dato il via libera al nuovo Patto su migrazione e asilo. Il patto, che ha impiegato dieci anni ad essere approvato, avrebbe dovuto superare il sistema di Dublino e invece ne lascia intatti i pilastri. Ora si dovrà avere l’approvazione definitiva del Consiglio europeo – i capi di Stato e di governo dei 27 – e quindi passare all’attuazione delle nuove norme entro due anni.
Secondo la Cgil “i cinque regolamenti del Patto creeranno più muri, indeboliranno il sistema europeo di asilo, abbasseranno gli standard di protezione e dei diritti fondamentali, configurando un meccanismo di protezione delle frontiere Ue senza prendere in considerazione le motivazioni storiche e sociali di un fenomeno strutturale come la migrazione”. Insomma, dietro vuote parole sull’affermazione dei valori e dei principi europei e sulla solidarietà tra gli Stati membri, si rafforza la “Fortezza Europa” che respinge migranti e richiedenti asilo, fino a farli morire in mare o lungo la cosiddetta “rotta balcanica”.
Per il sindacato “il Parlamento europeo, approvando l’accordo, ha deciso di seguire la narrazione delle destre e l’approccio difensivo da loro propugnato. Le regole fallimentari nella ripartizione della responsabilità dei richiedenti asilo tra gli Stati membri, finora disciplinate dal Regolamento di Dublino, rimangono sostanzialmente intatte. Non si riduce la pressione sui Paesi di prima accoglienza, e si mette in atto un meccanismo di mercificazione che sostituisce ai ricollocamenti i versamenti in denaro da parte dei Paesi membri che rinunciano ad accogliere, verso i Paesi di prima accoglienza o, ancor peggio, verso Paesi terzi di transito o origine”.
“Il Patto avvierà un sistema legalizzato di trattenimento alle frontiere – puntualizza la Confederazione - ai quali saranno sottoposti anche famiglie con bambini e minori non accompagnati”. Così si “legalizzano” pratiche di respingimento già ampiamente attuate in questi anni, ma mai avallate finora da norme comunitarie.
“Riteniamo gravemente negativo - ribadisce la Cgil - che il Parlamento Ue abbia approvato il Patto, e ribadiamo la necessità di sostenere la creazione di canali umanitari per tutti coloro che fuggono da guerre e condizioni inumane, e la creazione finanziata delle istituzioni europee di un sistema comune di accoglienza, coerente, solidale e basato sui diritti umani. Riteniamo infatti che sia alla base dei valori dell’Unione assicurare la tutela del diritto di asilo e assicurare politiche di accoglienza e integrazione, considerando questo l’unico approccio possibile a fronteggiare strutturalmente il fenomeno della migrazione”.
Le norme approvate prevedono l’applicazione generalizzata di procedure accelerate, basate sulla provenienza geografica e non sulla storia individuale delle persone, con procedure di espulsione che si svolgeranno direttamente nelle zone di frontiera. Chi arriva da un luogo che non si considera a rischio non ha diritto alla protezione dell’Ue, e verrà rimpatriato in tempi rapidi.
Anche le famiglie e in alcuni casi i minori potranno essere privati della loro libertà. Come osserva Save the Children, sarà innescata “una sorta di schedatura, in base alle nuove regole sui ricollocamenti”, minando poi il diritto di asilo e mettendo a rischio anche i minori di detenzione, respingimenti e violenze alle frontiere.
È stata stabilita una quota standard di 30mila ricollocamenti l’anno, ma i singoli Stati potranno contribuire con misure finanziarie, 20 mila euro a migrante, con quote determinate sulla base della popolazione e del prodotto interno lordo.
Le associazioni umanitarie e le ong impegnate nei salvataggi e nell’accoglienza dei migranti hanno ribadito la loro posizione contraria a questo patto. L’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione (Asgi), parla di “requiem per il diritto d’asilo in Europa”. “Molte delle nuove previsioni sono in contrasto con la Costituzione italiana – scrive l’Asgi – a partire dall’articolo 10, che sancisce il diritto di asilo individuale per tutte le persone straniere e la protezione dal respingimento durante l’esame della domanda d’asilo”.
Con il nuovo Patto c’è il rischio di un aumento generalizzato di espulsioni in violazione del principio di non-refoulement, principio cardine del diritto internazionale. E ancora, “oltre ad essere disumano e a porsi in contrasto con la tutela effettiva dei diritti dei migranti e dei richiedenti asilo, il Patto si rivelerà costoso e oneroso per gli Stati posti alle frontiere esterne, come l’Italia, che dovranno in pochi anni sostenere spese esagerate per la predisposizione di un apparato detentivo dannoso per le persone migranti e per le comunità in cui sorgeranno i nuovi centri”.