Piattaforma metalmeccanici: un contratto di tutte e tutti per tutte e tutti - di Silvia Simoncini

Il Contratto collettivo nazionale di lavoro dell’Industria metalmeccanica e dell’Installazione impianti, che copre oltre un milione di lavoratori e lavoratrici in Italia, firmato il 5 febbraio 2021, scadrà nel giugno di quest'anno. Arriviamo a questa scadenza forti di una importante discussione, che ha coinvolto larga parte della categoria delle metalmeccaniche e dei metalmeccanici, iniziata già in occasione dell’ultimo congresso.

Proprio dalle priorità individuate nel documento finale del congresso stesso, infatti, siamo partiti in occasione del confronto unitario per la costruzione della piattaforma presentata nelle scorse settimane. Alla stesura ha inoltre contribuito l’esito dell’ascolto avviato nei mesi scorsi tra gli iscritti di Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm Uil, a quali è stato somministrato un questionario contenente una serie di domande inerenti il contratto di lavoro, con lo scopo sia di comprendere e conoscere il loro giudizio sul contratto in essere, sia di registrare in vista del rinnovo le loro priorità. Si è cercato infine di avere a riferimento anche il valore della contrattazione di secondo livello svolta in questi anni.

Quella elaborata è sicuramente una piattaforma corposa e ambiziosa, che ha l’obiettivo di restituire alle lavoratrici e ai lavoratori il potere di acquisto perduto, in questo particolare momento storico, ma anche di restituire loro un contratto di tutte-tutti e per tutte-tutti, in grado di ricostruire un patto tra le lavoratrici e i lavoratori.

Un patto che si deve saldare sui tre pilastri della piattaforma: la richiesta di aumento del salario, che non passa solo per i 280 euro richiesti ma anche, ad esempio, per la richiesta di aumento e riformulazione del premio perequativo; la sperimentazione della riduzione dell’orario di lavoro; e il tema della precarietà che per noi ha due volti, quello degli appalti e quello dei contratti a termine e in somministrazione.

La strada che vogliamo percorrere rispetto alla costruzione del salario è quella tracciata già nell’attuale Ccnl, dove la parte economica era andata oltre l’andamento previsionale dell’Ipca depurata, con la valorizzazione della riforma dell’inquadramento, e dove è stata inserita comunque una clausola di salvaguardia che ha poi dato un po’ di ossigeno alle lavoratrici e ai lavoratori metalmeccanici, che con l’erogazione della tranche di giugno 2024 chiuderanno il periodo di vigenza contrattuale con un aumento di circa 300 euro, rispetto all’aumento minimo pattuito alla firma di 112 euro.

Per quanto attiene la riduzione dell’orario di lavoro, la nostra idea è quella di avviare una fase di sperimentazione contrattuale che abbia come obiettivo di costruire modelli in grado di rispondere sia alle naturali esigenze di vita delle lavoratrici e dei lavoratori, sia alle nuove esigenze che la transizione ecologica e digitale portano con sé, in modo da accompagnare e gestire questi processi senza perdere posti di lavoro.

Infine abbiamo inteso dare largo spazio nella piattaforma al tema della precarietà lavorativa. Precarietà, da un lato, sicuramente figlia della progressiva deregolamentazione del mercato del lavoro avvenuta in questi anni, che ha allargato la possibilità di utilizzo delle forme di lavoro flessibile, dall’altro figlia di modelli industriali ed economici tesi ad “alleggerire” la responsabilità delle imprese, e a creare profitti sulla diminuzione del costo del lavoro.

Per questo vogliamo introdurre nel contratto previsioni che non solo limitino il ricorso a queste forme contrattuali, ma che garantiscano al contempo percorsi di stabilizzazione. La precarietà a tempo indeterminato non può e non deve essere, infatti, il modello nel mondo metalmeccanico. Lo stesso obiettivo riguarda la situazione dei lavoratori occupati negli appalti dei nostri settori, dove va garantita una clausola contrattuale di tutela nei cambi di appalto che consenta di continuare a lavorare senza una riduzione retributiva.

Infine, ma non ultimo come importanza, abbiamo la necessità di allargare i diritti di formazione e di informazione già presenti nel contratto a questioni cogenti come l’utilizzo di nuove tecnologie o dell’intelligenza artificiale. Così come vogliamo rafforzate anche le attuali previsioni legate alla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro e quelle relative alla parità di genere, dove purtroppo ancora oggi si registrano assurde differenze retributive, di carriera e di opportunità lavorativa. 

Questo è per noi il senso di “un contratto di tutte-tutti e per tutte-tutti” perché la storia dei metalmeccanici è una storia di forte inclusione, frutto di una visione complessiva e generale del mondo del lavoro.

 

 
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