Piccole Silicon Valley crescono. Quando viene inaugurata nel luglio 2011, la 3Sun Gigafactory di Catania è già la più grande fabbrica per la produzione di pannelli solari del paese e una delle più grandi d’Europa, con i suoi 240mila metri quadrati ricavati dalla trasformazione di un vecchio stabilimento. In quella che viene chiamata Etna Valley, vista la presenza di alcune aziende specializzate in elettronica e semiconduttori, 3Sun Gigafactory ha già in partenza una capacità produttiva di 160 MW e si occupa sia di produzione che di ricerca. E' una società costituita nell’agosto 2010 con una joint venture paritaria tra Enel Green Power, la multinazionale Sharp e STMicroelectronics, azienda italo-francese che confeziona semiconduttori.
Un anno dopo inizia la produzione di pannelli a film sottile, utilizzando la tecnologia ‘multi-giunzione’. Nel giro di tre anni l’azienda arriva a mettere sul mercato complessivamente più di 3milioni di pannelli solari, e nel 2015 Enel Green Power diventa l’unica azionista, rilevando le quote di Sharp e STM. Alla fine del 2017, dopo aver prodotto complessivamente 6,8 milioni di pezzi, per oltre 900 MW, l’evoluzione tecnologica porta a fare un passo avanti, e così pochi mesi dopo da quella che viene ormai familiarmente definita ‘Fabbrica del Sole’ esce il primo pannello bifacciale a eterogiunzione (Hjt), in uno stabilimento che è diventato l’impianto di produzione fotovoltaica più automatizzato al mondo, capace di operare in di ciclo continuo h24 ogni giorni dell’anno, festivi compresi.
Mentre i prodotti che escono dalla 3Sun Gigafactory diventano sempre più evoluti, due anni fa Enel Green Power e la Commissione europea siglano un accordo di finanziamento agevolato nell’ambito del primo bando del Fondo europeo per l’innovazione per progetti su larga scala, che porta allo sviluppo di un impianto di dimensioni industriali per la produzione di moduli fotovoltaici innovativi, sostenibili e ad alte prestazioni. Così la fabbrica diventa sempre più grande, aumentando la sua capacità di produzione che arriva a 3 GW l’anno.
“Va da sé che in parallelo aumenta anche l’occupazione, diretta e indiretta”, spiega Claudio Colletti. Lui è da tredici anni dipendente della 3Sun Gigafactory: “E’ l’unica azienda del gruppo Enel - spiega il delegato sindacale della Filctem Cgil - che si occupa di pannelli fotovoltaici. Un settore in grande, impetuosa espansione, a tal punto che abbiamo già raddoppiato il numero degli addetti iniziali che erano duecento, si prevede di arrivare alla fine di quest’anno addirittura a novecento. Del resto la produzione è aumentata di ben quindici volte, un dato che ci ha già portato ad essere la più grande azienda del settore in Italia, e in prospettiva addirittura la più grande d’Europa”. Un salto avanti tanto importante quanto obbligato, vista la impellente necessità di andare avanti a passi da gigante verso la transizione energetica. Un settore dove i pur necessari investimenti vengono abbondantemente ripagati dalla commercializzazione del prodotto finito.
Con un gruppo di colleghe e colleghi, Colletti lavora sul controllo della qualità del prodotto, “che deve essere più che affidabile per ottenere le certificazioni internazionali necessarie per essere competitivo sul mercato globale, deve quindi avere caratteristiche particolarmente innovative ed efficienti per primeggiare rispetto alla concorrenza”.
Tutto bene dunque? Fino a un certo punto. L’Enel è comparsa infatti nelle ultime settimane sulle cronache sindacali dei media, perché lavoratrici e lavoratori, addetti specializzati e con grande esperienza del settore, hanno esaminato e giudicato inadeguato il nuovo piano industriale. “Abbiamo fatto sciopero per una vertenza che riguarda soprattutto i colleghi della distribuzione - spiega Colletti - è là che ci sono i problemi più evidenti, carenze di personale, orari di lavoro più pesanti rispetto al passato. Non basta, di recente è arrivata la notizia dell’esternalizzazione di una parte della rete gestita da Enel. E quando non c’è chiarezza noi sindacalisti pretendiamo risposte”.
Nella vertenza generale, aggiungono i tre sindacati confederali di categoria, Filctem Cgil, Flaei Cisl e Uiltec Uil, si devono aggiungere carenze negli investimenti, tagli indiscriminati al costo del lavoro, esternalizazioni di attività essenziali, e un generale peggioramento della vita quotidiana dei 30mila dipendenti italiani del gruppo. “La nostra attività è un unicum all’interno di Enel - sottolinea Colletti – così temiamo sempre che arrivi all’improvviso la notizia di una cessione. Non sappiamo cosa ci aspetta per il futuro, perché al di là dei problemi per cui abbiamo scioperato l’8 marzo scorso, l’Enel resta pur sempre una garanzia, rispetto a tante altre problematiche gestioni delle aziende italiane grandi come la nostra”. Nell’Etna Valley si continua comunque a lavorare a spron battuto, la transizione energetica non è come il Paradiso, non può attendere.