Sottoscritta l’ipotesi di rinnovo del Ccnl.
Era un rinnovo molto atteso quello della cooperazione sociale: il primo contratto nazionale del terzo settore ad essere sottoscritto diventa sempre il riferimento per quelli a seguire e l’attenzione delle controparti, unita alle legittime aspettative di lavoratrici e lavoratori, rendevano questa sottoscrizione qualcosa che va oltre il semplice rinnovo di un contratto nazionale.
C’erano ovviamente diversi nodi da sciogliere in termini di diritti e di aggiustamenti normativi rispetto ad istituti storicamente critici nel terzo settore, e c’era soprattutto la questione salariale, tema imprescindibile per chi rappresentiamo e sul quale era davvero vietato sbagliare.
A proposito di salario, cominciamo con un numero che restituisce immediatamente la dimensione di quanto pattuito: a regime, le lavoratrici e i lavoratori, tra tabellare e istituzione della 14esima mensilità, beneficiano di un aumento in busta paga di oltre il 12%.
Qui va fatta una prima e fondamentale sottolineatura: i contratti che afferiscono al terzo settore hanno sempre avuto tra le criticità maggiori proprio la questione salariale; registrare un aumento a due cifre, che compensa il valore dell’inflazione e restituisce potere di acquisto a chi lavora, è un risultato eccellente, che ha anche l’indubbio merito di trascinare un intero comparto verso accordi economicamente interessanti.
La prima tranche di aumenti sarà di 60 euro e verrà corrisposta immediatamente dopo la sottoscrizione del Ccnl. Il restante 50% di aumenti in paga base ad ottobre 2024 e 2025, con l’istituzione (e quindi il pagamento) di una quota che maturerà nel mese di luglio e che corrisponde alla metà della classica quattordicesima mensilità.
Insieme al dato salariale, sul quale torneremo, vanno registrati altri punti che storicamente abbiamo provato a trattare in altre tornate di rinnovo contrattuale. Nel mondo della cooperazione sociale, ad esempio, esiste l’istituto della notte passiva (da noi sempre avversato), ovvero un vero e proprio turno notturno non retribuito, se non in caso di intervento attivo degli operatori.
Nel nuovo Ccnl questa figura entra nell’alveo della contrattazione, con un primo riconoscimento di carattere economico: 77 euro al mese come indennizzo, oltre al restringimento di questa fattispecie di turno notturno (gli orari 22.00-24.00 saranno retribuiti) e 20 euro per ogni evento. La notte passiva insomma diventa un po’ meno passiva.
Altra questione regolata è l’introduzione della vestizione di 15 minuti, punto fino a ieri difficilmente esigibile se non tramite contenziosi anche di carattere legale. Ancora, un'altra questione che era doveroso sanare è la maternità obbligatoria, oggi indennizzata all’80%, e che con il nuovo contratto nazionale verrà (finalmente) pagata al 100%.
Dentro un rinnovo di un contratto ci sono ovviamente “n” questioni, alcune anche critiche, che diventerebbe impossibile trattare in un breve scritto: l’inquadramento della figura dell’educatore, con una cifra “ponte” fino all’acquisizione del livello D2, oppure, più delicato ancora, l’aggiunta di profili professionali che hanno a che fare con segmenti merceologici diversi (sanità ed igiene ambientale) e che però, per come formulati, dovrebbero scongiurare un’invasione di campo su altre attività e contratti diversi da quello della cooperazione.
In realtà, tornando alla questione centrale del contratto, ovvero il salario, questo tornata di rinnovi avrà l’effetto di costringere tutti gli operatori del terzo settore a misurarsi con un aumento salariale vero, depotenziando la tendenza al proliferare di contratti che competono proprio sul dumping salariale nell’acquisizione dei servizi. Nel contempo le stesse controparti, le centrali cooperative, dovranno probabilmente misurare la fatica della rappresentanza, con coop loro associate che giudicano troppo oneroso il rinnovo e stanno già alimentando discussioni e polemiche, che comunque non cambieranno il risultato raggiunto.