Sanità toscana, grandi preoccupazioni e debolezza della politica - di Mauro Valiani

Nonostante il sistema sociosanitario toscano si connoti a più marcata impronta pubblica e con alcuni indici di qualità superiori a tante altre Regioni, attraversa una crisi comune all’insieme del paese.

A fronte delle scelte ‘neo-austeritarie’ e corporative del governo nazionale, dobbiamo accendere un grande dibattito pubblico, a cui la Cgil Toscana con recenti iniziative ha dato un contributo. A livello toscano sarebbero necessarie alcune scelte forti e possibili. Per la ‘riduzione del danno’, per contrastare l’erosione del carattere pubblico, e prospettare nuove strade per il welfare.

È evidente che l’attuale governo ‘dei peggiori’ non ha un progetto per rimettere in piedi la sanità pubblica. Ma la crisi storica di questa parte fondamentale del welfare italiano affonda le sue radici nelle politiche e nei vari governi precedenti. Punto prioritario è la carenza di operatori. Ma pesano anche le mancate innovazioni organizzative (un nuovo ruolo dei medici di medicina generale, la caduta della prevenzione …).

Per ripensare lo Stato sociale si deve ripartire dalla demografia, con alla base il dato del crescente indice di vecchiaia. Se prima le priorità dello Stato sociale erano la progressiva universalizzazione delle tutele (non ancora completata) e la riduzione delle diseguaglianze (negli ultimi anni aumentate), oggi la priorità del welfare è la sua stessa sopravvivenza.

In Toscana, in occasione dell’ultima legge di bilancio, è stato deciso un incremento della addizionale Irpef (finora si era mantenuta fra le più basse tra le Regioni). L’intervento fiscale appare un’operazione probabilmente inevitabile, ma uscita male. Perché fatta con tempi stretti, a ridosso dell’approvazione del bilancio, senza possibilità di confronto e discussione più larga, che probabilmente avrebbero permesso differenti tipi di ‘prelievo’.

In un documento - ‘Note sulla politica sociosanitaria in Toscana’ - presentato quasi due anni fa da un’associazione (Sce) che fece parte della coalizione di centro sinistra alle ultime elezioni regionali, con proposte programmatiche e relative richieste urgenti, si scriveva: “E' necessario un più forte governo regionale del sistema ospedaliero per l’utilizzo più appropriato delle risorse (a partire dalla verifica di eventuali ‘doppioni’, funzioni dei piccoli ospedali …) ... chiediamo al presidente Giani una risposta al seguente quesito: chi e dove si fa oggi la programmazione ospedaliera?” … “…di fronte all’evidente insufficienza delle risorse nazionali la Regione deve rafforzare la battaglia politica... Nello stesso tempo, è necessario costruire per la prossima manovra di bilancio una revisione del sistema regionale delle entrate fiscali, limitatamente alle fasce medio alte e alte, a fronte però di investimenti trasparenti, per obiettivi mirati ed efficaci destinati alla tutela della salute dei cittadini, e almeno una parziale copertura delle più pesanti mancanze del sistema socio sanitario (ad es.: un prelievo di scopo per la migliore copertura dei bisogni delle persone con grave disabilità?)”.

Ancora: “…per i servizi territoriali non basta la previsione di aumento delle strutture, senza un vero cambiamento nel modo di lavorare. È indubbio che tra i vari fattori limitanti vi è stata finora la mancata integrazione dei medici di medicina generale e pediatri nelle Case di Comunità … dobbiamo spingere per una partecipazione di medici di medicina generale e pediatri di famiglia ad integrarsi in gruppi multidisciplinari. E che, magari, tra le diverse attività da promuovere nel territorio, ci siano anche quelle di pronto intervento per casi meno gravi nonché un miglioramento delle condizioni di accessibilità (non solo per appuntamento, visite al domicilio) … Chiediamo inoltre che la Regione promuova un calendario di Conferenze programmatiche di zona per il settore sociosanitario territoriale, naturalmente in collaborazione con le istituzioni locali, forze sociali e terzo settore…”.

A queste linee non è stato dato sostanziale riscontro, se pure alla fine dello scorso anno è stato fatto un atto di programmazione dell’assistenza territoriale in Toscana. Ma non pare abbia cambiato la situazione. Infatti, non basta scrivere. È necessario attivare, promuovere la partecipazione alle scelte dei lavoratori, dei cittadini, e controllare concretamente, territorio per territorio, altrimenti le norme rimangono un flatus vocis. E comunque non è stata portata avanti la proposta di una revisione del governo territoriale, con un maggior potere e autonomia di spesa delle stesse Zone.

 

Siccome i nodi sono strutturali, c’è bisogno di una rotta chiara per la sanità toscana. Ci rendiamo conto che sono in gioco anche i rapporti di fiducia tra governanti e governati? Assisteremo ad un cambio di passo nella nostra Regione? Dall’esperienza fatta finora sembrerebbe, purtroppo, poco credibile. Ma intanto - ognuno per quello che può - continuiamo la mobilitazione.

©2024 Sinistra Sindacale Cgil. Tutti i diritti riservati. Realizzazione: mirko bozzato

Search