Sergio Segio (a cura di), “Rapporto sui diritti globali 2023. Le guerre in corso contro popoli, ambiente, diritti umani, lavoro, welfare, migranti”, Milieu edizioni, pagine 688, 25 euro.
Il nuovo Rapporto sui diritti globali, promosso e realizzato da ventun anni dall’Associazione Società INformazione Onlus, è giunto in libreria il 10 dicembre 2023. Il quadro che ne emerge è, inevitabilmente, a tinte fosche. Da ultimo, per la guerra a Gaza che si aggiunge a quella in Ucraina e alle tante altre nascoste e dimenticate. Guerre che colpiscono popoli e minoranze, ma anche poveri e oppressi di tutto in mondo e minacciano il futuro del pianeta. Da qui il titolo scelto quest’anno: “Le guerre in corso contro popoli, ambiente, diritti umani, lavoro, welfare, migranti”.
Del tutto simile la situazione sintetizzata dal segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres nel 75° anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani: “I conflitti infuriano. La povertà e la fame sono in aumento. Le disuguaglianze si stanno approfondendo. La crisi climatica è una crisi dei diritti umani che colpisce più duramente i più vulnerabili. Lo spazio civico si sta restringendo, l’autoritarismo è in aumento e i media sono sotto attacco ovunque”.
Vi è un luogo, tuttavia, dove questo attacco è senza precedenti: Gaza e i Territori palestinesi occupati da Israele. All’8 gennaio 2024 la Federazione Internazionale dei Giornalisti indicava in almeno 78 i giornalisti e operatori dei media palestinesi uccisi a Gaza dall’inizio della guerra, il 7 ottobre; altre fonti, come il sindacato dei giornalisti palestinesi, parlano di 107 vittime. Anche accertare i morti nel teatro di quella quotidiana carneficina è, difatti, assai arduo; in ogni caso, un massacro inedito, per le dimensioni e per le debolissime reazioni. Come senza paragoni è la strage dei bambini: per loro, ha denunciato l’Unicef, la Striscia di Gaza è divenuto “il posto più pericoloso al mondo”. Secondo Euro-Med Human Rights Monitor, dal 7 ottobre all’inizio di gennaio erano stati uccisi 30.676 palestinesi, quasi tutti (28.201) civili, tra cui 12.040 bambini, 6.103 donne, 241 operatori sanitari e 105 giornalisti; complessivamente oltre 90mila palestinesi, il 4% della popolazione totale della Striscia, risultavano morti, feriti o dispersi.
La distruzione di Gaza e l’accelerazione del genocidio del popolo palestinese costituiscono un punto di non ritorno, come si argomenta nell’introduzione del rapporto. Perché sta rivelando appieno ciò che sinora era stato dissimulato: ovvero che il diritto internazionale è ormai piegato alla legge del più forte, la cui impunità è garantita da un patto di solidarietà criminale tra governi occidentali e loro alleati, cementato dal sostegno economico e bellico. Come quello assicurato dagli Stati Uniti di Joe Biden, che forniscono le bombe sotto cui muoiono i bambini palestinesi e impediscono al consiglio di sicurezza dell’Onu di chiedere un cessate il fuoco, salvo poi auspicare ipocritamente che Israele limiti le vittime civili.
Andrebbe allora chiamato diritto occidentale, non internazionale. Un diritto regolato da uno sfacciato e ferreo doppio standard, cui troppo spesso si adattano le Corti di giustizia e il Tribunale dell’Aja e che è alla base delle violazioni sistematiche in gran parte del mondo. Di fronte alle quali è appropriata l’avvertenza di Luciana Castellina nella prefazione del volume: occorre parlare non di diritti umani ma di diritti dell’umanità: “Il soggetto che può proporsi l’obbiettivo di veder riconosciuti i diritti umani per tutti non può essere che un noi, non un me”; dunque, “la prima cosa da fare è imparare a considerarci soggetto collettivo e a operare come tale”.
È proprio questa la convinzione alla base del ventennale rapporto, non per niente dedicato ai diritti globali, intesi come un complesso di vasi comunicanti e interdipendenti, e pensato come strumento e servizio a reti, sindacati e movimenti. L’intento è di documentare e analizzare guerre e violazioni nel loro sviluppo, intreccio e articolazione; assieme, di reclamare pace e giustizia per i popoli e fine dell’impunità del complesso industriale, militare, finanziario e politico responsabile di tale sistema mortifero e distruttivo.
A complemento del 21° Rapporto sui diritti globali sta per uscire un diario che offre un resoconto di prima mano, giorno per giorno, dell’invasione di Gaza. È scritto da Atef Abu Saif, ministro della Cultura dell’Autorità Palestinese, che in quella data si trovava a Gaza per i suoi doveri istituzionali e che, dopo che l’hotel in cui alloggiava è stato bombardato, come tutti gli altri abitanti si è trovato costretto per tre mesi a cercare riparo, cibo, possibilità di sopravvivere. Il libro uscirà contemporaneamente in diversi paesi; in Italia sarà pubblicato a cura di Società Informazione.