La colorata e multiforme manifestazione di sabato 24 giugno è stata un segnale importante della continuità della mobilitazione della Cgil e della società civile contro il governo di destra e per un’idea diversa di società e di Paese. È un fatto davvero importante che il più grande sindacato italiano e una sessantina di associazioni e coalizioni sociali abbiano deciso di avviare un percorso comune, “Insieme per la Costituzione”.
La manifestazione a difesa della sanità pubblica - devastata da un decennio di tagli (37 miliardi in meno) e di nuovo sottoposta, dal governo a guida postfascista, a tagli reali che la porteranno nuovamente al di sotto della percentuale di spesa sul Pil dei principali paesi europei e della stessa media Ue - è solo l’inizio di una mobilitazione che prevede già per il 30 settembre un’altra manifestazione nazionale, per fermare il progetto eversivo del premierato e dell’autonomia differenziata che scardina l’unità del Paese, la democrazia e i nostri assetti istituzionali.
Una mobilitazione che si intreccia con quella contro la guerra, l’invio delle armi, l’aumento della spesa militare italiana, rilanciata a livello europeo e globale dalla conferenza pacifista di Vienna. E che si inserisce in una risposta ampia della società per i diritti sociali e civili delle persone, pesantemente attaccati ad ogni livello: dai più poveri e svantaggiati ai migranti, dalle bambine e ai bambini figli di coppie arcobaleno e omogenitoriali alle persone lgbtqi+. Non a caso i Pride hanno visto una partecipazione straordinaria in molte città.
Contrariamente all’osceno spettacolo della “beatificazione” di Silvio Berlusconi da parte del teatrino politico-mediatico, la società democratica non dimentica. Se oggi abbiamo i postfascisti al governo il principale responsabile è il miliardario di Arcore e la subcultura velenosa che – con il suo monopolio mediatico e le lunghe permanenze al governo, legiferando a favore dei suoi interessi e del suo blocco di consenso, a partire dagli evasori fiscali – ha fatto regredire l’economia, impoverire il Paese, esplodere le diseguaglianze, frammentare ulteriormente la società.
Nella sua piena autonomia la Cgil si è battuta e si batte per la piena affermazione e attuazione dei valori e dei principi della Costituzione antifascista, nata dalla lotta di Liberazione contro il nazifascismo. Con l’oceanica manifestazione del 23 marzo del 2002 fermammo l’assalto del governo Berlusconi all’articolo 18, poi cancellato dal governo Renzi.
Ora, a partire dalle piattaforme unitarie per il lavoro stabile e sicuro, per la garanzia di una pensione adeguata e dignitosa per tutte e tutti, per un modello di sviluppo basato su pace, cooperazione, riequilibrio ambientale, e grazie ad un’ampia alleanza sociale, ci impegniamo a fermare il disegno autoritario, antidemocratico, classista, di divisione sociale e territoriale, di lotta ai poveri del governo Meloni.
Con la necessaria continuità della mobilitazione, fino allo sciopero generale.