Sono rimasto dolorosamente colpito dalla notizia della morte di Gianni Minà. Io l’ho conosciuto nei primi anni di questo secolo, quando ero presidente dell’Associazione Sergio Leone a Torella dei Lombardi, piccolo paese dell’Irpinia che aveva dato i natali a Vincenzo Leone, padre di Sergio, regista del cinema muto con lo pseudonimo di Roberto Roberti.
A Torella veniva organizzato ogni anno un festival dedicato a Sergio Leone. Avevamo necessità di farlo crescere. Per questa ragione rincorsi Gianni Minà fino a Reggio Calabria (in occasione di una partita di calcio di beneficenza), allo scopo di convincerlo a diventare il direttore artistico del festival. In quell’occasione riuscii finalmente a strappargli un appuntamento a casa sua a Roma, per discutere insieme su un possibile progetto del festival. Minà accettò la proposta.
La nostra fu una grossa scommessa, si trattava di far venire Gianni Minà in un piccolo paese dell’Irpinia, uno dei paesi distrutti dal terremoto del 1980, e la nostra preoccupazione era forte.
Gianni Minà ci dette coraggio e insieme abbiamo migliorato il festival, che grazie a lui è diventato importante a livello regionale e nazionale. Grazie alla sua meravigliosa agenda siamo riusciti a portare a Torella personaggi famosi del cinema italiano e non solo.
Gianni Minà, bravissimo nel destreggiarsi con le istituzioni per ottenere appoggi e risorse, si impegnò con entusiasmo nel festival, rendendolo famoso. Riuscimmo ad arrivare ad Ennio Morricone che, in una serata meravigliosa, si esibì al pianoforte accompagnato dall’orchestra diretta dal figlio Andrea.
Già nel primo incontro a Roma apprezzai di Gianni Minà la gentilezza e l’educazione. Uomo garbato, sorridente e disponibile, non alzava mai la voce, sapeva ascoltare e soprattutto era un parlatore formidabile, un affabulatore straordinario. Negli anni in cui ha frequentato Torella, ci incantava per ore con i racconti della sua vita, soprattutto dei grandi personaggi che aveva incontrato e intervistato, dai Beatles negli anni ‘60 a Fidel Castro.
Minà aveva creato un buon rapporto con gli abitanti del paese, rapporto che è continuato anche dopo la fine del festival, in particolare con la famiglia Bellofatto, proprietaria dell’agriturismo che ospitava lui, la moglie e le sue due figlie; il loro era un rapporto di grande amicizia. Due anni fa ho incontrato per l’ultima volta Gianni Minà all’agriturismo. Di lui mi è rimasto impresso in modo indelebile la pacatezza, il rispetto. Con chiunque parlasse, che fosse una star o un semplice barista, lo faceva senza piaggeria o supponenza, ma come un uomo che interagisce alla pari con un altro uomo.
Grazie Gianni per quello che hai fatto nella tua vita, grazie per quello che hai dato a Torella, grazie per avermi fatto conoscere personaggi che non avrei mai pensato di poter avvicinare. Ci mancherai molto. Ciao.