Storica responsabile delle relazioni internazionali dell’Arci, oggi vicepresidente vicaria con delega al coordinamento del programma dell’associazione, Raffaella Bolini è soprattutto una infaticabile attivista dei movimenti sociali per la pace, contro il razzismo, per un altro mondo e un’altra Europa possibile. “Faccio parte della generazione pacifista degli anni ‘80 – ha raccontato sul palco di piazza San Giovanni alla manifestazione del 5 novembre della rete Europe for Peace - cresciuta contro la guerra nucleare, per l’Europa unita e poi nei conflitti del Medio Oriente e dei Balcani. Una generazione accudita da Tom Benetollo, don Tonino Bello, padre Ernesto Balducci, Luciana Castellina”.
Bolini, qui si va di male in peggio. Torniamo ai proiettili all’uranio impoverito, quelli che Londra vuole fornire a Kiev, secondo i maligni anche perché costano meno degli altri. Che cosa le ricordano?
“Io ci sono stata nei Balcani, con le missioni umanitarie, mentre nella ex Jugoslavia piovevano proiettili all’uranio impoverito. Una cosa allucinante, ricordo che a un certo punto il governo si inventò una specie di questionario, inviato a tutti quelli che erano stati lì in quel periodo, avvertendo che c’era pericolo e che ai primi sintomi di malessere avresti fatto parte di una banca dati delle potenziali vittime. Lo ripeto, è allucinante, stiamo parlando di qualcosa i cui effetti nefasti sono già stati provati”.
Del resto leggendo il Corriere della Sera saremmo anche allo ‘scontro di civiltà’, nondimeno. Mentre, pur con le sue ambiguità, la Cina è intervenuta proponendo un piano di pace. Ma gli Stati uniti e la Nato non lo hanno neanche letto ...
“Questo dà l’idea di dove siamo arrivati. Abbiamo sostituito il passaggio del negoziato con quello della vittoria, con l’obiettivo della vittoria. La decisione peggiore possibile, perché la guerra prima la fermi e poi negozi. È evidente che questo non deve voler dire che chi ha invaso porta a casa il risultato, è talmente scontato che non andrebbe nemmeno rimarcato. Invece qui abbiamo fatto un cambio di registro che è culturale, tremendamente politico. La guerra va vinta. Ma vinta come? Da un lato ti dicono che non è possibile il cessate il fuoco, perché se tu fai il cessate il fuoco lo fai con i russi dentro l’Ucraina. Dall’altro dicono di essere per il cessate il fuoco una volta che i russi se ne saranno andati. E questo vuol dire che tu prima devi vincere … Penso anche sia demenziale che ogni due per tre la nostra stampa mainstream dia la notizia di quanto i russi sarebbero in difficoltà sul fronte. Magari è vero che hanno sbagliato i calcoli, perché si aspettavano una guerra lampo. Ma stanno comunque continuando a trattare questo conflitto come una guerra su un territorio limitato, perché il giorno che i russi tirano fuori gli arsenali che hanno, nucleari e non, a quel punto è evidente che si corra un pericolo gigantesco. Io non riesco a capire come si possa rischiare una situazione del genere. Intanto gli Stati uniti stanno portando a casa un riallineamento completo dell’Europa sulle posizioni della Nato, mentre noi portiamo a casa il fatto che torniamo sotto lo status dell’autonomia limitata”.
Un’Europa supina, ma non certo afona. Non passa giorno che non ci sia un profluvio di dichiarazioni belligeranti o molto vicine ad esserlo.
“L’Europa ha fatto sentire la propria voce, e si è pure unita. Unita dal punto di vista sbagliato. Certo, c’è chi vorrebbe tirare domani mattina la bomba atomica a Putin, e qualche governo che invece resiste alla spinta, ma in realtà abbiamo completamente accettato l’idea di una Europa unita sotto l’ombrello della Nato. Più guerrafondaia degli Stati uniti, come spesso avviene quando sei in posizione subalterna. Dà più prova di moderazione Biden dei nostri politici europei, che alle volte sembra non capiscano di cosa si sta parlando. Del resto una politica che ha completamente abdicato al potere finanziario è una politica che non esiste più. Non ha più una visione, non rappresenta più i cittadini, gestisce il presente in una visione completamente determinata dal potere finanziario”.
Se questi sono i governanti, la domanda viene spontanea: e i governati che ne pensano?
“C’è una retorica mostruosa che riguarda noi europei, anche di sinistra. Ci consideriamo solo e soltanto la culla della democrazia, dei diritti, delle libertà. Siamo quelli della rivoluzione francese, siamo quelli delle costituzioni più belle del mondo. Ma noi europei siamo anche quelli che si sono inventati il colonialismo, che hanno fatto la tratta degli schiavi, che hanno combattuto fra di loro per centinaia, migliaia di anni. Uno dei nostri miti fondativi è Omero, che parte raccontando una guerra. In realtà siamo quelli che si sono inventati i totalitarismi, e abbiamo dato vita a due guerre mondiali. Se allora, dopo anni di abdicazione della politica dai valori, l’unica visione che ritorna è quella dell’Europa guerriera, a me pare una cosa sconvolgente. Quasi che il lato oscuro dell’Europa stia prevalendo. C’è sempre stato, anche se abbiamo fatto finta che non ci fosse. E ora stiamo tirando fuori dal cassetto i miti fondativi …”.
Una parabola che infiniti lutti addusse agli europei. Che fare allora per allontanare questa nefasta prospettiva?
“Io sono cresciuta dentro un pacifismo e una sinistra che si poneva il problema di buttare giù quel muro per ricostruire un’Europa unita. Quando parlavamo dell’Europa unita, parlo del movimento pacifista degli anni ottanta, dicevamo di una Europa unita dall’Atlantico agli Urali. Con il muro di Berlino ancora in piedi c’erano Willy Brandt, Berlinguer e altri politici di prima grandezza che ragionavano sull’idea di una sicurezza comune. E si ponevano il problema di come un meccanismo di sicurezza europeo dovesse includere la Russia. Perché considerare la Russia come un corpo estraneo all’Europa è una falsità. Prima di tutto storica e culturale, nell’Ottocento avevi i nobili europei che passavano a Mosca o San Pietroburgo l’estate e l’inverno a Parigi. La Russia che è un paese enorme, in parte dentro l’Europa, in parte in Asia, in parte addirittura fino al grande Medio Oriente. E non puoi tagliarne un pezzo, non puoi amputarne una parte”.
Alla fine ogni donna e ogni uomo di buona volontà si ritrovano ad ascoltare Papa Francesco.
“L’unica voce preoccupata è la sua. Perché è una delle poche persone a dire che noi stiamo dentro una guerra mondiale a pezzi, ed è vero. In una guerra mondiale a pezzi che ogni giorno fa tantissime vittime e immani devastazioni. Ma davvero c’è chi pensa che esista una guerra pulita? La guerra l’hanno sempre pagata i civili, i crimini di guerra sono la guerra”.
Bolini, come si esce da questo incubo?
“Difficile immaginarlo. Difficile pensare che bisogna puntare sull’interesse di Biden a concentrare le forze su quello che sarà il prossimo conflitto, quello con la Cina, e quindi sperare che non abbia voglia di voler combattere su due fronti. Del resto questa guerra è cominciata perché nessuno ha voluto realizzare gli accordi di Minsk, che pure erano stati firmati. Allora noi pacifisti abbiamo un dovere, non solo rappresentare la nostra opinione e continuare a mobilitarci per la pace, anche tentare di dare una rappresentanza a chi non ce l’ha. Perché, nonostante la continua narrativa della guerra, i sondaggi dicono che la maggior parte della popolazione è contraria. Anche per i suoi effetti collaterali, penso all’aumento a dismisura delle spese militari, soldi che vengono sottratti ad altre necessità di cui avremmo bisogno, e ai rincari generalizzati che pesano sempre di più nei bilanci familiari, frutto di speculazioni di ogni genere. Poi la speranza di tutti è che non ci sia un incidente di percorso, che pure è sempre dietro l’angolo in situazioni del genere, perché allora non avremmo più di che preoccuparci per il futuro”.
Un’ultima domanda. Pensa che la sua esperienza, quella della sua generazione, possa far capire ai ventenni, ai trentenni di oggi quale sia la posta in gioco?
“Tempo fa ero a Padova ad una iniziativa e mi sono messa a discutere con due ragazzi. Loro dicevano che Putin ha invaso l’Ucraina, e quindi va fermato con le armi. Non riuscivamo a capirci, penso perché questi ragazzi sono nati in un periodo in cui non hanno mai visto la politica all’opera. Quindi sono fermi alla logica amico-nemico. Ma se dai ragione all’idea che l’unica soluzione sono le armi, poi dai ragione a chi dice che se ti rapinano in casa è giusto che tu ti difenda sparando. Se la violenza torna ad essere il modo per risolvere una ingiustizia, allora giustifichi quelli che girano armati. E così torniamo nel Far West”.