Secondo notizie riportate dalle agenzie “China Files” e “Asianews”, migliaia di persone, soprattutto anziani e pensionati, sono scese in strada nella città di Wuhan (Hubei) il 7 e il 15 febbraio scorsi per protestare contro il taglio delle detrazioni sulle spese mediche. Oltre ai post visionati su social cinesi, le due agenzie, per le proteste del 7 febbraio, si rifanno alla statunitense “Radio Free Asia”, secondo la quale molti manifestanti sono ex dipendenti dell’impresa statale Wuhan Iron and Steel, che vogliono che gli indennizzi per le loro spese sanitarie vengano ripristinati al livello originale di 260,93 yuan (circa 35 euro) al mese anziché 82-88 yuan (11-12 euro), come previsto dal taglio deciso dalle autorità locali.
Quello dei costi della sanità è diventato un argomento scivoloso dopo il Covid: nei tre anni di tolleranza zero i governi locali hanno speso ingenti quantità delle proprie risorse per finanziare tamponi di massa e lockdown. Secondo dati ufficiali, 20 province cinesi su un totale di 31 hanno speso 352 miliardi di yuan (circa 48 miliardi di euro) per le misure di contenimento del Covid-19. Il governo centrale ha già dichiarato di non voler sborsare sostegni agli enti locali indebitati, anche se le loro uscite rispondevano alla politica zero-Covid decisa centralmente.
Secondo diversi testimoni – riportati dalle agenzie citate - le istanze dei manifestanti sarebbero molteplici. Oltre alla riduzione dei sussidi sanitari, le autorità locali avrebbero anche tagliato i rimborsi sulle spese funebri, scesi da 70mila yuan (circa 9.500 euro) a soli 30mila yuan (poco più di 4mila euro) a persona. Alle proteste, inoltre, avrebbero anche partecipato persone le cui case sono state demolite con la forza, per l’attuazione di opere pubbliche o di nuovi insediamenti industriali o commerciali.
Come promesso dagli organizzatori, i pensionati di Wuhan sono scesi nuovamente in strada per manifestare contro la riforma dell’assicurazione sanitaria il 15 febbraio. In filmati e foto, circolati online prima della rimozione da parte della censura, si è visto un nutrito gruppo di persone fuori dal Parco Zhongshan di Wuhan, a poca distanza dagli uffici governativi della città, scandire slogan e canzoni patriottiche, e cantare “L’internazionale”, nonostante una forte presenza della polizia.
Anche i pensionati di Dalian (Liaoning) e della città meridionale di Guangzhou (Canton nel Guangdong) hanno protestato per le modifiche alla copertura medica, dopo un netto taglio delle detrazioni sulle spese mediche.
Il piano che abbassa la soglia di prestazioni sanitarie per cui è possibile chiedere il rimborso avrebbe come scopo quello di estendere i sussidi a un numero maggiore di aree, ma giunge al termine dell’ondata di contagi di dicembre e gennaio, che ha messo sotto forte stress il sistema sanitario e ha provocato un picco di decessi, in gran parte proprio tra gli anziani.
In Cina, i dipendenti e i datori di lavoro contribuiscono all’assicurazione sanitaria. Una parte dei contributi va in un fondo collettivo che copre le spese dell’intera comunità e l’altra viene versata nel conto del singolo pensionato, così da coprire le spese mediche senza la necessità di mettere mani al proprio portafogli. Nell’ambito di una ristrutturazione del sistema nazionale di assicurazione sanitaria, i governi locali stanno riducendo di quasi due terzi i contributi versati sui conti personali.
Le proteste si svolgono a poche settimane da un appuntamento fondamentale per la politica cinese: le “lianghui”, le due sessioni dei lavori annuali dell’Assemblea Nazionale del Popolo, il ramo legislativo del Parlamento, da cui è attesa la presentazione della nuova classe dirigente cinese e di nuove politiche fiscali.
Anche la Cina si trova di fronte, tra le altre, alla nuova sfida demografica costituita dall’invecchiamento della popolazione, anche come conseguenza della prolungata politica del “figlio unico”. I pensionati diventano dunque un soggetto sociale di sempre maggior peso e sarà significativo vedere, da un lato, se le proteste si estenderanno nel tempo e nell’immenso territorio, e, dall’altro, se la risposta dei governi locali e di quello nazionale sarà improntata al dialogo o alla repressione.