La mattina del 6 Febbraio un terremoto di magnitudo 7,8 con epicentro vicino a Mereş (Kahramanmaraş) e Dîlok (Gaziantep) nel Nord Kurdistan/Turchia, seguito da una seconda scossa egualmente potente, ha causato una catastrofe umanitaria. La distruzione è arrivata fino ad Amed (Diyarbakir), a 300 km dall’epicentro, e alle aree prevalentemente arabe di Hatay in Turchia.
Dal lato siriano del confine le aree maggiormente colpite sono le zone occupate dallo stato turco e dalle milizie di Hay’at Tahrir al-Sham, tra cui Afrin e Idlib. Anche le aree di Aleppo, Latakia, Tartus e Hama sotto controllo del regime di Damasco sono state gravemente colpite. I territori dell’Amministrazione Autonoma della Siria del Nord-Est sono per lo più stati sottoposti a danni contenuti, fatta eccezione per la regione di Shehba, la città di Tall Rifaat e i quartieri curdi di Aleppo, aree in cui vivono principalmente sfollati che vi hanno trovato rifugio a seguito dell’invasione di Afrin nel 2018 e che sono costantemente prese d’assedio dalle forze armate di Damasco. Al momento (8 febbraio) i funzionari dell’Organizzazione mondiale della sanità stimano che le vittime totali potrebbero essere fino a 20mila.
In questa situazione sono sempre più allarmanti le notizie che arrivano da entrambi i lati del confine. In Turchia il bilancio provvisorio è di 9.057 vittime e più di 53mila feriti. È stato dichiarato un coprifuoco e moltissime aree sono state a malapena raggiunte dai soccorsi, si stima che solo il 30% delle macerie sia stato fino ad ora ispezionato in cerca di sopravvissuti. In molte aree i rappresentanti delle istituzioni locali hanno evacuato lasciando i cittadini senza supporto, una delegazione dell’Hdp che ha raggiunto Samandağ nella provincia di Hatay ha dichiarato che a due giorni dal sisma i soccorsi dello Stato non sono ancora arrivati, i cittadini stanno lavorando da soli per estrarre quante più persone possibile dalle macerie. Ci sono innumerevoli segnalazioni di gruppi organizzati di soccorritori a cui viene impedito dall’esercito l’accesso alle aree colpite, come nel distretto di Patnos della provincia di Ağrı dove i volontari giunti sul posto sono stati bloccati e allontanati, riuscendo solo a consegnare il materiale raccolto per supportare le vittime. Si moltiplicano inoltre le segnalazioni di giornalisti che in queste ore stanno provando a raggiungere le aree colpite ma vengono bloccati e respinti, alcuni all’arrivo nel paese, altri al momento in cui si avvicinano alle zone interessate.
Sul versante siriano il bilancio si aggira sulle 1.800 vittime e 5mila feriti, il paese è già provato dall’embargo e da ormai 11 anni di guerra civile, in particolare dalle invasioni della Turchia. Nella città curda di Afrin, sotto occupazione dello stato turco dal 2018, sono migliaia le persone ancora disperse ma non è stato inviato alcun mezzo di soccorso, inoltre un convoglio di soccorritori con aiuti umanitari è stato bloccato all’ingresso del villaggio di Jindirse dalla milizia Ahrar al-Sharqiya, che ha sequestrato il materiale. Ad Idlib, Hay’at Tahrir al-Sham che controlla l’area non permette a nessuno l’accesso in città, arrivano inoltre diverse testimonianze di materiale inviato che è stato sequestrato dai miliziani di Hts. L’aerea di Shehba e la città di Tall Rifaat, in cui gran parte della popolazione sta dormendo nei rifugi allestiti dall’amministrazione autonoma nelle aree sicure, sono state bombardate dall’esercito turco nel corso della notte tra il 6 e il 7 e di nuovo nella mattinata del 7 febbraio.
L’Amministrazione Autonoma della Siria del Nord-Est ha dichiarato la disponibilità di ricevere negli ospedali e nelle proprie regioni qualsiasi persona che ne abbia necessità proveniente da qualsiasi regione della Siria. L’Amministrazione Autonoma e le Forze della Siria Democratica hanno lanciato un appello alla comunità internazionale per aprire le porte di confine e lasciar entrare aiuti umanitari in ogni area della Siria. Inoltre le Sdf hanno preparato squadre di soccorritori e aiuti umanitari da inviare nelle aree colpite sotto controllo di Damasco o occupate dallo Stato turco, ai convogli è impedito l’accesso nelle zone colpite.
Chiediamo all’opinione pubblica, al governo italiano, alla Comunità Internazionale, al Parlamento europeo e al Consiglio d’Europa di supportare i popoli di Kurdistan, Siria e Turchia, di adoperarsi perché venga garantito ai soccorritori e volontari l’accesso alle aree colpite, perché non venga impedito ai giornalisti di recarsi in loco e perché venga permesso agli aiuti umanitari di raggiungere le aree colpite in Turchia e Siria.
Per supportare la popolazione curda:
Mezzaluna Rossa Kurdistan Italia ETS (Heyva Sor a Kurdistanê) - Via Forte dei Cavalleggeri,53 Livorno. www.mezzalunarossakurdistan.
c/c: BANCA ETICA Conto:16990236 Intestato a MEZZALUNA ROSSA KURDISTAN ITALIA
IBAN: IT53 R050 1802 8000 0001 6990 236 Causale Terremoto
Per volontari che vogliono recarsi in Turchia: 00905067785877 - Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.