Delegati e dirigenti Cgil hanno incontrato Papa Francesco il 19 dicembre scorso.
“Nessuno si salva da solo”, con queste parole Maurizio Landini aveva annunciato in un’intervista l’appuntamento del 19 dicembre scorso: cinquemila dirigenti, delegati e delegate della Cgil ricevuti in udienza da Papa Francesco. Un evento eccezionale, mai accaduto prima, motivato dall’eccezionalità del periodo che stiamo vivendo, con una guerra nel cuore dell’Europa e il rischio concreto che si trasformi in una guerra nucleare, la grave crisi ambientale e climatica, l’enorme aumento delle disuguaglianze e della povertà.
La pace nel mondo è sicuramente il tema su cui laici e cattolici hanno trovato una forte consonanza. Il 5 novembre a Roma sindacato, società civile e moltissime associazioni cattoliche avevano manifestato insieme, chiedendo per l’Ucraina un immediato cessate il fuoco e l’avvio di un negoziato di pace.
C’è però oggi qualcosa in più, forse la consapevolezza che per ottenere la pace nel mondo sia necessario un radicale cambiamento culturale e sociale. Credo sia questa la chiave di lettura di un incontro, a suo modo storico, tra l’attuale pontefice della chiesa cattolica e la Cgil, sindacato laico e di sinistra.
Nell’imponente sala Nervi in cui si è svolto l’incontro, Landini ha presentato la Cgil: “Vogliamo essere un sindacato di strada per affermare i diritti della persona nei luoghi di lavoro e nel territorio”. Ha sottolineato come la “costante ricerca del dialogo tra diversi, l’invito alla fratellanza e del prendersi cura degli altri”, caratteristiche del pontificato di Francesco, siano la condizione per realizzare “quella rivoluzione culturale e quella trasformazione sociale di cui anche noi avvertiamo il bisogno per dare un futuro al nostro pianeta”.
La costruzione della pace, l’accoglienza e la solidarietà, la valorizzazione del lavoro quale strumento di realizzazione e dignità della persona, sono i terreni di possibile azione comune per cambiare una società fondata sulla competizione, l’egoismo, lo sfruttamento delle persone, e per costruire un diverso modello di sviluppo basato sul valore dell’uguaglianza, della fratellanza e della diversità.
Le parole di Papa Francesco hanno confermato la consonanza suggerita da Landini, a partire dalla dichiarata vicinanza al mondo del lavoro e in particolare “alle persone che fanno più fatica”, proseguendo con l’affermazione: “Non c’è sindacato senza lavoratori e non ci sono lavoratori liberi senza sindacato”, e affermando la necessità “di ripartire dal valore del lavoro, come luogo di incontro tra la vocazione personale e la dimensione sociale”.
Il Pontefice ha sottolineato la funzione formativa del sindacato che deve “educare al senso del lavoro”, “promuovere la fraternità tra lavoratori” e “segnalare le storture del lavoro”, quale quella ‘cultura dello scarto’ presente nei rapporti economici e ormai insinuatasi anche nel mondo del lavoro. Ha poi voluto condividere alcune preoccupazioni: la sicurezza dei lavoratori e i morti sul lavoro (“Più che contarli al termine di ogni anno, dovremmo ricordare i loro nomi, perché sono persone e non numeri”), lo sfruttamento delle persone (“Quante contraddizioni e quante guerre tra poveri si consumano intorno al lavoro”), raccomandando attenzione per i giovani. Da ultimo ha evidenziato la preoccupazione per il fenomeno delle dimissioni dal lavoro, che segnala insoddisfazione e condizioni difficili, richiamando la necessità di umanizzare il lavoro stesso.
Prima di concludere con un ringraziamento (“Grazie per quello che fate e che farete per i poveri, gli immigrati, le persone fragili e con disabilità, i disoccupati”), Papa Francesco ha ricordato come il sindacato deve essere “voce di chi non ha voce”, esortandoci ad essere “sentinelle” del mondo del lavoro.
L’attenzione della platea e gli applausi, che hanno sottolineato numerosi passaggi dell’intervento papale, confermano la giustezza della scelta di ricercare nuove e ulteriori alleanze per costruire un diverso modello di sviluppo. Il mondo cattolico, che si riconosce nella guida di Papa Francesco, condivide certamente con noi la consapevolezza della necessità di un modello di sviluppo centrato sul valore della persona umana, la dignità del lavoro e il rispetto del pianeta in cui viviamo. Se da questa comune consapevolezza si possa arrivare a condividere azioni e iniziative per costruire “Pace, lavoro e fraternità”, lo vedremo. Sicuramente un passo avanti in questa direzione la Cgil lo ha fatto.