In zona Cesarini, nella sua ultima riunione del 10 ottobre, il governo Draghi ha approvato il disegno di legge delega sulla non autosufficienza delle persone anziane. La legge era chiesta a gran voce da oltre un decennio dai sindacati dei pensionati Spi Cgil, Fnp Cisl e Uilp Uil, che si sono a lungo mobilitati per spingere Parlamento e governo a dare una risposta di dignità alle persone anziane. Negli ultimi giorni, in particolare, è stato lo Spi Cgil a premere con forza e a sollevare pubblicamente il tema, invitando il governo uscente a non sprecare il lavoro fatto negli scorsi mesi, anche in considerazione degli impegni previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr).
Una legge sulla non autosufficienza era attesa da tutto il paese, considerato il numero sempre più elevato di anziani in condizione di non autonomia – tre milioni e mezzo, in continua crescita - e i problemi che affliggono tante famiglie italiane – sono coinvolte circa dieci milioni di persone.
Il disegno di legge delega contiene i principi e i criteri che il governo dovrà seguire nel configurare il futuro assetto dell’assistenza sociale, sanitaria e sociosanitaria per le persone anziane non autosufficienti in tutta Italia. In linea generale questi principi sono orientati a garantire la promozione del valore umano, sociale, culturale ed economico di ogni stagione della vita.
L’articolo 3 indica al governo le linee per l’adozione di un decreto attuativo sull’invecchiamento attivo, l’inclusione sociale la prevenzione della fragilità. In questo ambito, grande attenzione dovrà essere dedicata alle misure per contrastare l’isolamento e la marginalizzazione, anche attraverso il riordino, il potenziamento e l’integrazione delle diverse misure di assistenza sociale, sanitaria e sociosanitaria e la promozione di interventi di sanità preventiva a domicilio. Ma anche con lo sviluppo di interventi per la solidarietà e la coesione tra generazioni.
Nell’articolo 4 viene delineata quella che si può definire una nuova governance dell’assistenza agli anziani, incentrata sul Sistema nazionale per la popolazione anziana non autosufficiente (Snaa), il cui scopo è quello di procedere alla programmazione integrata, alla valutazione e al monitoraggio degli interventi e dei servizi statali e territoriali. Uno strumento che dovrebbe consentire il superamento dei divari territoriali in fatto di assistenza agli anziani, sempreché, in termini più generali, siano definitivamente sconfitti i propositi della destra al governo di dividere ulteriormente il paese con la “autonomia differenziata” (cara, per la verità, anche a qualche governatore di centrosinistra). Inoltre, deve essere chiaro che il Snaa è parte integrante del Ssn, e risponde a tutti i principi e diritti costituzionali che da esso devono essere garantiti.
Il nuovo sistema intende rafforzare una serie di strumenti già esistenti, almeno sulla carta, come i punti unici di accesso (Pua), i progetti individualizzati di assistenza integrata (Pai), o gli ambiti territoriali sociali (Ats). Inserendoli però in un’ottica più organica e sistematica, prevedendo un efficace sistema di monitoraggio delle diverse tipologie di prestazione ricomprese nei Livelli essenziali delle prestazioni in ambito sociale (Leps) da integrare sempre con i Livelli essenziali di assistenza (Lea) sanitari.
Gli articoli 5 e 8 del disegno di legge contengono le misure in ambito economico e di copertura degli interventi. Tra le principali novità vi è l’istituzione del “Fondo per la prestazione universale per gli anziani non autosufficienti”, le cui risorse dovrebbero essere assegnate con la legge di bilancio. Viene prevista la sperimentazione di una prestazione universale, a scelta del soggetto beneficiario, sotto forma di trasferimento monetario o di servizi alla persona, che, se fruita, è sostitutiva dell’attuale indennità di accompagnamento.
Importanti sono anche le misure a sostegno dei caregivers, o quelle destinate a incentivare la regolarizzazione del lavoro di cura prestato al domicilio della persona non autosufficiente.
Trattandosi di un disegno di legge delega, dovrà essere trasmesso alla Camera e al Senato per l’approvazione definitiva entro marzo 2023. A questo punto, entrata in vigore la legge vera e propria, il governo avrà tempo fino al 1° marzo 2024 per adottare i decreti attuativi e far partire concretamente il meccanismo di assistenza. Nel frattempo entrerà in vigore il nuovo Piano nazionale per la non autosufficienza 2022-24 che anticipa alcune delle misure previste dal Ddl.
Siamo dunque a un primo passo positivo. Ma si apre ora una fase di necessaria verifica e, probabilmente, mobilitazione, per garantire i passaggi successivi, in modo che l’attuazione della legge delega garantisca davvero la piena esigibilità dei loro diritti da parte delle persone non autosufficienti e delle loro famiglie. E che, nel corso degli anni, già a partire dal finanziamento nella prossima legge di bilancio, le risorse stanziate siano davvero adeguate.