Documento conclusivo - Prima di tutto la Pace. E la giustizia sociale.

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Pace subito. 

Questa deve essere la priorità e l’impegno di tutto il movimento sindacale. 

Adoperarsi per un mondo multipolare segnato dalla coesione pacifica, uscendo da unilateralismi euroatlantici e rinascenti nazionalismi che affondano le radici negli Imperi novecenteschi.  Soluzione diplomatica per la guerra di aggressione e di procura tra potenze sul martoriato territorio ucraino. Stop all’invio delle armi, battaglia per la riduzione delle spese militari e per la riconversione delle fabbriche di armi. 

Impegno per proporre una grande Manifestazione nazionale per la pace, animata dalle donne e gli uomini di buona volontà. L’Italia ripudi la guerra in rispetto della Costituzione antifascista.

Superare le politiche controproducenti delle sanzioni alla Russia, che non indeboliscono Putin e l’economia russa ma innescano processi inflazionistici e recessivi, colpiscono il tessuto industriale e manifatturiero europeo, in particolare di Germania ed Italia, dove il nord del paese è dipendente di materie prime e sostanzialmente un subcommittente del sistema produttivo tedesco.

L’Europa non deve spegnere la luce ma spegnere la guerra.

Intervento immediato nei confronti della speculazione finanziaria sull’energia, che è uno dei fattori dell’aumento insostenibile dei suoi prezzi, con misure di nazionalizzazione delle aziende del settore. 

Campagna e battaglia per la ripubblicizzazione dei servizi pubblici locali, molto spesso beni comuni e monopoli naturali.                                                                             

Centralità, difesa e valorizzazione, con investimenti adeguati e aumento del personale, del sistema sanitario nazionale, determinante nel salvare vite nella fase acuta della pandemia, e del sistema dell’istruzione e della ricerca, elemento fondamentale di formazione, crescita ed esercizio di un diritto primario di ogni cittadino.

Rispetto del referendum popolare sull’acqua pubblica, ancora più fonte di vita necessaria a fronte della crisi climatica e dei sempre più frequenti fenomeni di siccità e desertificazione di aree del paese. 

Rilancio del trasporto pubblico collettivo, preferibilmente su ferro, che non è solo Alta velocità ed aree forti del paese.

Recupero risorse dagli extraprofitti di aziende e multinazionali che, con la pandemia e la guerra, hanno fatto e fanno enormi profitti, scostamento di bilancio per far fronte al caro vita, all’aumento folle delle tariffe elettriche e dei generi alimentari, insostenibili per le classi popolari e lavoratrici.  

Lotte e mobilitazioni contro il carovita, la recessione, la disoccupazione e la precarietà, per non consegnare la disperazione sociale alla destra sociale e politica ed alla passività.

Fermare la strage, gli assassinii sul lavoro. Morti non per fatalità ma responsabilità di imprenditori irrispettosi delle leggi, della vita e la salute delle persone. Morti per sfruttamento, mancanza di controlli, di prevenzione, di formazione e di cultura della prevenzione.                                                                                          

Rilancio delle energie rinnovabili in tutte le loro forme, eolico, solare, geotermico, idroelettrico e da maree a fronte di quanto si sta cianciando di gas liquefatto, carbone e “nucleare di quarta generazione”. Comunità energetiche in ogni dove, in modo da passare ad un sistema di produzione e di consumo distribuito, utilizzando gli strumenti che la tecnologia mette ormai da tempo a disposizione. 

Garantire manutenzione e salvaguardia delle reti per ridurre gli sprechi e ottimizzare l’uso delle risorse.

Lotta per l’aumento dei salari che non passi solo dalla leva fiscale ma dall’azione contrattuale e dall’introduzione del salario minimo, contrasto all’evasione fiscale, alle rendite immobiliari e finanziarie che assommano nel nostro paese ad una cifra pari a 15.000 miliardi di euro. 

Aggiornamento e rafforzamento del reddito di cittadinanza, reso universale e sganciato dall’uso improprio legato alle politiche attive del lavoro. 

Approvazione della Legge sulla rappresentanza e ripristino articolo 18, esteso alle aziende con più di 5 dipendenti, riprendendo l’elaborazione e le proposte della Carta Universale dei diritti del Lavoro. 

Abrogazione delle norme che hanno devastato il mondo del lavoro assieme ai diritti ed al potere stesso dei lavoratori.                                                                                       

Rilancio del sistema industriale e manifatturiero all’interno di una riconversione ecologica che riduca i fabbisogni di energia e di materia, contrastando l’obsolescenza programmata dei prodotti ed il consumismo sfrenato. 

Superamento di un sistema produttivo teso sostanzialmente alle esportazioni, rilanciando il mercato interno in modo da poter effettuare una efficace programmazione industriale. 

Assunzione di un milione di dipendenti pubblici in modo da poter effettivamente garantire i diritti universali di cittadinanza in modo eguale in tutto il territorio nazionale, allargando in maniera significativa il perimetro pubblico, respingendo qualsiasi proposta di “autonomia differenziata”, strada pericolosa aperta da quella modifica del Titolo V che ha equiparato poteri dello Stato e delle Regioni, favorendo squilibri tra regioni e la rottura dell’unità del paese. 

Ripresa di una presenza pubblica in economia che non sia solo programmazione ed indirizzo ma anche proprietà, in modo da dare gambe ad una rinnovata economia mista come indicato dal Nuovo Piano del lavoro elaborato dalla Cgil.

Contrasto alla devastazione del valore del lavoro e al peggioramento delle condizioni materiali di chi vive del proprio lavoro, della propria pensione che ha visto troppo spesso accomunate la destra e le stesse forze e governi che si definivano “tecnici” e di centrosinistra.

Lotta alle mafie, alla criminalità organizzata e alla diffusa corruzione.                           

Forte intervento sull’emergenza climatica e ambientale, sulle emissioni CO2, sullo sfruttamento e la cementificazione del territorio, e cambiamento del modello di sviluppo e di consumo. Vogliamo un paese che dia il meglio di sé nella prevenzione e non nei tanti disastri annunciati.                                                                                                          

Riconoscimento sociale della generazione più anziana, ricchezza di saperi e di memoria, cui va garantita una esistenza attiva e dignitosa e una adeguata assistenza sanitaria e sociale.

Uguaglianza e parità di genere. Difesa dei diritti delle donne a partire dalla legge 194, messa in discussione e inapplicata da troppe Regioni. Diritti e leggi sotto attacco da una destra patriarcale, oscurantista e illiberale e da alcuni presidenti di Regione di centrodestra.

Avviare una politica di accoglienza seria e dignitosa con percorsi di inserimento e leggi che garantiscano il diritto di cittadinanza a chi vive, studia e lavora nel paese.                                                                                                                 

Fermare le disumane politiche contro l’immigrazione, disdire gli accordi di respingimento con la Libia. Basta donne, uomini, bambini affogati, morti di sete e di fame nel Mediterraneo, o morti di freddo e di stenti fuggendo dai loro paesi. Uomini e donne che per padroni avidi divengono braccia da sfruttare, da schiavizzare e da usare sul mercato per abbassare diritti e salari in una guerra tra poveri.

Questi alcuni dei temi rilanciati a tutta l’organizzazione ed a tutto il mondo del lavoro dall’Assemblea Nazionale dell’aggregazione “Lavoro Società per una Cgil unita e plurale”, alla presenza del Segretario generale, il compagno Maurizio Landini, svoltasi il giorno 16 settembre a Roma al Centro Congressi Frentani. 

Un’assemblea partecipata, arricchita da molti qualificati interventi, dall’introduzione e dalla conclusione dei lavori, in cui si è posta, tra l’altro, la necessità di superare limiti e ritardi accumulati e di aumentare la rappresentanza e l’insediamento della Cgil in tutti i luoghi di lavoro, dando riconoscimento e valore al ruolo vitale delle delegate e dei delegati. 

Ribadendo l’importanza di andare a votare per le elezioni politiche del 25 settembre e la distanza ideologica, valoriale e programmatica che ci separa dalle forze del centrodestra, riconfermiamo che la Cgil è una organizzazione democratica e plurale con riferimento alla Costituzione antifascista, non è indifferente né equidistante rispetto ai possibili risultati elettorali, e rivendica la propria autonomia di pensiero, di giudizio e di azione. 

Come pluralismo di Sinistra Sindacale continueremo a dare nel libero e partecipato percorso congressuale e nella coerente azione quotidiana il nostro contributo all’elaborazione di analisi, alla linea politico-sindacale ed alle iniziative di lotta e mobilitazione proposte dalla nostra Organizzazione e necessarie per rinsaldare il rapporto tra la democrazia e il Lavoro, a partire dalle mobilitazioni del’8 e 9 ottobre prossimi, a un anno dall’assalto fascista alla nostra sede nazionale, di lotta per  ribadire la centralità del lavoro e dei diritti, perché dalla crisi vogliamo uscire da sinistra. 

Il “bene comune” per noi esprime diritti fondamentali sociali e civili, il diritto alla vita e alla cura, il diritto all’acqua e al pane, all’istruzione. Il diritto al buon lavoro. Bene comune è stare insieme, pensare insieme, agire insieme. 

Per questo consideriamo bene comune anche la nostra Cgil. 

Come sempre, al lavoro allo studio ed alla lotta.

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