Scuola: abolita ogni misura di sicurezza contro il covid - di Raffaele Miglietta

Stella inattivaStella inattivaStella inattivaStella inattivaStella inattiva
 

Nel frattempo arriva il “docente esperto” con il pretesto del Pnrr, un modo per dividere la categoria.

Sta per iniziare il nuovo anno scolastico ma per il ministero dell’Istruzione l’epidemia da covid - con tutte le conseguenze per la salute e la sicurezza per le persone e gli alunni - non esiste più. Non conta nulla il fatto che il virus continui a circolare tranquillamente e, purtroppo, a mietere ancora numerose vittime, in percentuale anche molto più alta rispetto ad altri paesi. Per il ministero la scuola può riprendere come due anni fa prima del covid: nessun distanziamento, nessuna mascherina, nessuna campagna per vaccinare i tanti alunni che ancora non l’hanno fatto. Neanche la proposta di dotare le classi dei sistemi di ventilazione meccanica (che secondo gli esperti abbattono significativamente i rischi del contagio) è stata accolta ma, in sostituzione, il ministero suggerisce di aerare i locali aprendo le finestre e così, in pieno inverno, anziché di covid magari ci si ammalerà di polmonite.

Con la fine dell’emergenza sanitaria ad una ad una sono venute meno tutte le misure di precauzione in precedenza adottate per fronteggiare l’epidemia e, con l’avvio dell’anno scolastico 2022/23, non resta più nulla: azzerati i finanziamenti aggiuntivi, soppresso il cosiddetto “organico covid”, ovvero la possibilità di assumere ulteriore personale supplente (circa 40mila unità tra docenti e ata) per assicurare l’applicazione delle norme anti-covid e lo svolgimento delle lezioni in presenza e in sicurezza.

Ma con la fine dell’emergenza sanitaria sono tornati a proporsi anche i vecchi problemi della scuola, mai risolti nonostante le tante promesse e dichiarazioni che ritualmente i titolari del ministero dell’Istruzione ripetono ad ogni avvio di anno scolastico. Anche quest’anno, infatti, le attività didattiche inizieranno con enormi vuoti di organico sia tra il personale docente che ata. Si stima che a settembre occorrerà nominare più di 150mila supplenti (quasi il 20% del totale dell’organico) per far fronte a tutte le esigenze delle scuole e questo perché, come in passato, non si riesce - o meglio non si vuole - stabilizzare con procedura straordinaria i tanti lavoratori precari che per anni, anche in piena pandemia, hanno garantito la funzionalità delle scuole.

Per il ministero in questo momento sono altre le priorità, tutta l’attenzione è rivolta a spendere la pioggia di soldi che con il Pnrr si sta riversando sul sistema d’istruzione per ammodernare gli ambienti scolatici e favorire la transizione digitale, ignorando che senza personale scolastico e il suo coinvolgimento non sarà possibile realizzare compiutamente quanto ci si prefigge.

In questa furia innovatrice, infatti, il ministero dimentica che la prima e irrinunciabile risorsa del sistema scolastico è il suo personale, e che non è possibile introdurre riforme a scapito di chi le dovrà attuare.

Ma è proprio quanto si sta facendo, per cui non solo non ci si preoccupa di rinnovare il Ccnl del comparto, ormai scaduto da oltre tre anni, ma addirittura si ritiene di intervenire di forza con una legge - su materie che sarebbero proprie della contrattazione di settore - per disciplinare aspetti importanti della professionalità dei docenti. È quanto avvenuto dapprima con il DL 36/2022 e poi con il DL 115/2022 per cui ai docenti viene imposto un sistema di formazione e sviluppo professionale che prevede una procedura selettiva che divide la categoria, premia solo una minoranza e ne esautora l’autonomia professionale. Come se la scuola potesse funzionare meglio con una minoranza di “esperti” (così verrebbero chiamati i 32mila docenti selezionati) a fronte dei restanti 800mila docenti con gli stipendi più bassi tra i lavoratori della Pubblica amministrazione oltre che rispetto ai colleghi europei.

Il pretesto per introdurre questa forzatura è che occorra dare attuazione al Pnrr così come vorrebbe l’Europa. Ma non è così: la “missione 4” del Pnrr sul sistema d’istruzione non dispone che venga introdotto un sistema di sviluppo professionale dei docenti in spregio delle prerogative sindacali e imponendo un meccanismo competitivo e divisivo del personale! La verità è che, con la scusa del Pnrr, si intendono imporre al sistema scolastico, e non solo, le logiche liberiste che hanno già causato tanti disastri in campo economico e sociale.

Il sindacato, a partire dalla Flc Cgil, ha già espresso la propria contrarietà a questo disegno, e continuerà a battersi contro ogni governo che dovesse perpetuare questa impostazione.

©2024 Sinistra Sindacale Cgil. Tutti i diritti riservati. Realizzazione: mirko bozzato

Search