Anche dalla Colombia arriva una speranza di cambiamento. Dopo “cento anni di solitudine”, per la sinistra della patria di Gabriel Garcia Marquez ecco lo scorso 20 giugno la prima vittoria alle elezioni presidenziali, in uno dei Paesi più diseguali di tutto il continente.
Si tratta di Gustavo Petro, già sindaco di Bogotà ed ex guerrigliero del M-19, e della sua vice afro-colombiana Francia Elena Márquez, ambientalista, vincitrice del Premio Goldman per essersi battuta contro lo sfruttamento delle miniere d’oro illegali, prima donna candidata nel Paese latino-americano alla vicepresidenza della Repubblica.
Dopo essere risultato primo alle elezioni del 30 maggio con il 40,34%, Petro con il 50,44% dei voti vince anche la sfida del ballottaggio contro Rodolfo Hernández - una sorta di Trump colombiano, ingegnere, 77 anni, già sindaco di Bucaramanga, che aveva fatto della lotta alla corruzione il suo cavallo di battaglia – fermo al 47,26%. Ai due sono andati rispettivamente 11 milioni e 10 milioni di preferenze.
Petro e Marquez sono arrivati alla Casa de Nariño, la residenza presidenziale, dopo una campagna elettorale caratterizzata da un clima di forte tensione per le minacce che avevano ricevuto, e di conseguenza protetti da uno schieramento delle forze armate e di polizia – almeno 94mila unità impiegate a garantire il regolare svolgimento del voto.
Che ci fosse desiderio di cambiamento era già stato chiaro quando, durante la campagna elettorale del primo turno, Sergio Fajardo, legato all’ex presidente di estrema destra Álvaro Uribe - che aveva praticamente distrutto gli accordi di pace con le Farc (Forze armate rivoluzionarie colombiane) firmati dall’ex capo dello Stato Juan Manuel Santos - era stato superato nei sondaggi dal più moderato Federico Andrés Gutiérrez, e appunto anche da Hernández e Petro.
Uribe, una sorta di padre padrone del Paese, legato ai settori più reazionari, ha però immediatamente riconosciuto la vittoria dell’ex guerrigliero. Si tratta di un gesto importante, un possibile elemento di pacificazione in un Paese dove la vita di chi si batte da sinistra per la democrazia e il rispetto dei diritti umani, sociali e ambientali è continuamente a rischio. “Per difendere la democrazia, è necessario rispettarla. Gustavo Petro è il presidente. Lasciamoci guidare da un sentimento: prima la Colombia”, aveva detto Uribe appena venuto a conoscenza del risultato. Una frase che in Europa non sarebbe mai stata necessaria, ma la “democrazia colombiana”, quella dell’alternanza sufficiente all’Occidente per definirla un Paese democratico, è appunto un’altra cosa. Importante e imprevista anche la telefonata di Hernandez, che si è congratulato con il suo avversario ricordandogli la necessità di combattere la corruzione.
La sfida di Petro e Marquez non sarà facile, anche perché la loro vittoria non è stata schiacciante. A loro favore c’è stata la netta sconfitta di quell’establishment che ha governato la Colombia per decenni. L’altra grande novità è Francia Marquez, che andrà a ricoprire il dicastero dell’Uguaglianza. Quarantenne, madre single, cosa frequente in America Latina, ha avuto un grande successo tra i tantissimi emarginati del Paese. Questa vittoria, ha detto, è “per le nostre nonne e nonni, le donne, i giovani, le persone Lgbtqi, gli indigeni, i contadini, i lavoratori, le vittime, i miei neri, coloro che hanno resistito e coloro che non sono più… Per tutta la Colombia. Oggi iniziamo a scrivere una nuova storia!”.
Nel suo primo discorso Petro si è invece presentato come il presidente di tutti i colombiani e le colombiane, e le sue prime parole sono state rivolte alla magistratura per la liberazione delle centinaia di giovani arrestati nel corso delle manifestazioni di protesta, durante le quali sono stati uccisi decine di manifestanti. La priorità nel suo programma è la lotta alla povertà, che affligge il 39% della popolazione. Altri temi sono la necessità di varare una riforma agraria, invisa, come in tutta l’America Latina, ai proprietari terrieri, e il rapporto difficile con il vicino Venezuela, dal quale arrivano ogni giorno migliaia di migranti.
Più in sintonia con la sinistra di Boric in Cile o di Fernández in Argentina, piuttosto che con l’esperienza chavista a Caracas o di Evo Morales in Boliva, oltre a Francia Marquez all’Uguaglianza, Petro ha nominato la psichiatra Carolina Corcho alla Salute, all’Ambiente Susana Muhamad, e all’Agricoltura Cecilia López. La scelta più importante riguarda però quella di Jose Antonio Ocampo, che ricoprirà il dicastero delle Finanze. Ocampo è attualmente professore alla Columbia University, ed ha un curriculum da moderato. È stato ministro dell’Agricoltura nel 1993 nel governo del presidente liberale César Gaviria. Un segnale per tranquillizzare i soliti aggressivi mercati e i settori cruciali dell’economia colombiana. Nella speranza che questa scelta non infici quel programma di cambiamento, assolutamente necessario, che la Colombia aspetta da decenni.