Toscana: no alla deregolamentazione delle norme urbanistiche e paesaggistiche - di Maurizio Brotini

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Gravi e preoccupanti le deroghe alla legge Marson.

Mentre la relazione semestrale della Direzione nazionale antimafia segnala la preoccupante capacità delle organizzazioni criminali di penetrare il tessuto politico-amministrativo della Toscana, sono state approvate modifiche che stravolgono le norme sulla tutela del paesaggio e il governo del territorio della regione, tra le più avanzate a livello nazionale, sul tema del consumo di suolo, del ruolo della Regione nella programmazione urbanistica sovracomunale, e negli strumenti di partecipazione attiva ed informata dei soggetti di rappresentanza e delle comunità locali nelle scelte di governo del territorio.

Nella pdl 95, approvata dal Consiglio regionale, viene introdotto l’unicum della “variante automatica” agli strumenti urbanistici come risultante di una Conferenza dei servizi, a fronte oltretutto non di un progetto dettagliato ma di un mero “progetto di fattibilità tecnica ed economica”.

Per le opere pubbliche o di interesse pubblico, finanziate in tutto o in parte con le risorse del Pnrr, si potrà derogare dalla normativa precedente. Se le opere pubbliche sono quelle in carico a soggetti pubblici come Regioni, Comuni, Province e riguardanti scuola, sanità e sociale, gli interessi pubblici possono essere anche le grandi infrastrutture in testa a soggetti privati. Non aver specificato neppure che il finanziamento del Pnrr debba essere prevalente, lascia lo spazio e il sospetto che basti un cofinanziamento minimo, per esempio all’ampliamento di strutture aeroportuali contestate o alla presenza di strutture militari nei parchi regionali, per bypassare le preesistenti norme su territorio e partecipazione.

La torsione delle norme e degli effetti cumulati delle deroghe sulle condizionalità nell’ampliamento dei volumi e delle destinazioni d’uso della sempre più complessa fase transitoria sono tali da non rendere chiari quali atti sarebbero necessari - e da parte di quale organi - per rendere “efficace” la decisione presa. Il Consiglio comunale viene informato degli esiti, ratifica o vota? E il voto è libero o vincolato dall’esito della Conferenza dei servizi? Non è questo un ulteriore scivolamento in un quadro post democratico? A fronte di enti territoriali come Province e Città metropolitane che non vengono più votati direttamente dagli elettori, si svuotano ulteriormente le attribuzioni e competenze dei Consigli comunali, già non rispecchianti i cittadini, perché eletti con meccanismi maggioritari che distorcono la rappresentanza.

Tali scelte possono anche presupporre la necessità di espropri: immaginiamo il livello di contenzioso che una normativa non chiara e lineare potrebbe produrre. La stessa scelta di co-pianificazione con la Regione a fronte di consumo di suolo non vedrebbe dispiegarsi in maniera efficace né il contrasto allo stesso né eventuali scelte compensative, una volta introdotto il concetto di silenzio assenso, come è stato fatto, dopo trenta giorni dalla presentazione dell’istanza. Invece di assumere tecnici ed esperti qualificati in materie così sensibili agli interessi economici di parte, si svuota il ruolo della Regione e degli stessi Comuni in una materia decisiva sul piano delle risorse ambientali.

Si assiste ad una regressione di cultura della programmazione che vedrebbe considerare una politica regionale o di area vasta come la semplice e meccanica sommatoria delle scelte dei singoli Comuni. L’ambiente e la natura funzionano invece in maniera olistica, ed il tutto è sempre superiore alla somma delle parti.

La chicca finale delle norme approvate è l’abrogazione della Vas (valutazione ambientale strategica sulla localizzazione delle singole opere), non ritenuta più un elemento necessario e qualificante dei progetti e delle opere da realizzare nel loro effetto combinato sulla matrice ambientale. La Vas è lo strumento col quale si costruisce un percorso e il confronto informato con la popolazione sulle scelte rilevanti di governo del territorio.

Sarebbe stato meglio far funzionare le norme esistenti, dotando gli uffici pubblici di personale adeguato in numero e qualifica, utilizzando le risorse del Pnrr esclusivamente per migliorare la qualità dell’ambiente e dell’inclusione sociale, senza correre rischi di zone grigie e passività, dove penetrano le organizzazioni criminali e gli interessi particolari.

Oppure, come proposto dalla Cgil Toscana, attuare gli articoli della stessa legge Marson per utilizzare la variante semplificata per tipologie di interventi ben definiti, come ampliamento di scuole ed ospedali, impianti di recupero di materia in un’ottica di economia circolare, e installazione di energie rinnovabili.

Presto e bene si può e si poteva fare: non smetteremo di ricordarlo e farlo vivere.

 

 
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