Immaginate di far parte di una categoria – addetti italiani nelle basi militari Usa della penisola in Italia - che, a causa della natura politicamente scomoda del datore di lavoro, si trova ad essere fuori da qualsiasi parametro legislativo che tutela i lavoratori in Italia. Una categoria senza alcuna “paternità”: sospesa tra la funzione pubblica della difesa nazionale e l’imprenditoria privata, fuori dai dettami della Costituzione della Repubblica e dello Statuto dei lavoratori (stranieri in patria quindi), e con le carriere chiuse poiché molte funzioni sono riservate al personale civile statunitense. Dulcis in fundo, la ferita più vergognosa: non avere il diritto di scegliere liberamente a quale sindacato affiliarsi, poiché i comandi Usa riconoscono soltanto la Cisl e la Uil.
Immaginate ora di fare (come chi scrive) attività sindacale in questo contesto, sentendo sempre molto forte la responsabilità e l’onore di essere il portavoce del futuro dei colleghi, assegnando a questo compito, per propria formazione culturale, una valenza morale altissima. Dato il contesto si può immaginare solo un grande senso di frustrazione.
Così è stato, fino a quando, nel 2006, mi viene offerto il coordinamento del direttivo sindacale Uiltucs Uil. A quel tempo, dopo un trascorso nel direttivo della Fisascat Cisl, che avevo lasciato perché in disaccordo con le sue strategie sindacali, ero un rappresentante sindacale della Uiltucs, pieno di amarezze per le sconfitte sindacali che non riuscivo assolutamente a digerire. Decisi quindi di accettare di fare il coordinatore, a condizione di scegliere i componenti del direttivo puntando su qualità e competenza. Non so se sia accaduto per una fortunata coincidenza di eventi, ma riuscii a far funzionare il direttivo in un modo assolutamente innovativo.
I lavoratori della base di Sigonella, da tempo disillusi da vecchie abitudini sindacali “contigue” al datore di lavoro, apprezzarono la svolta e gli iscritti triplicarono in pochissimo tempo. Lo stesso impegno e lo stesso entusiasmo vennero trasferiti nel coordinamento nazionale delle basi Usa in Italia.
Purtroppo la determinazione di questo gruppo di affrontare le annose problematiche della categoria, senza debolezze e compromessi, finisce in pochi anni a contrapporsi alle segreterie, che auspicavano una strategia meno aggressiva e “più morbida”. Così eravamo davanti a un bivio: calare la testa o restare fedeli all’impegno preso con i lavoratori.
L’impegno fu la scelta. Il direttivo al completo, e 200 iscritti, decidemmo di uscire da un sindacato dal quale non ci sentivamo più rappresentati. Non ci furono tentennamenti, solo unanimità. Avevamo capito qual era la strada da percorrere per arrivare al Sindacato in cui tutti noi credevamo, fatto di competenze, solidarietà, unità e orgoglio di appartenenza. Dovevamo unire la categoria a prescindere dalle collocazioni geografiche, ci voleva un mezzo che riuscisse a riunire la categoria, fino a quel momento trattata con logiche locali e molto settoriali.
La soluzione era internet. Così nasce nel 2012 la Libu (Lavoratori Italiani Basi Usa), un blog dove scambiare opinioni, informazioni, proposte, promuovere petizioni e raccogliere firme. Anche il blog ci regala un consenso e un calore che va al di là di qualsiasi più rosea previsione: a tre mesi dall’apertura, il blog ha 700 visitatori di cui circa 400 dalle basi di Napoli, Livorno, Vicenza e Aviano; il totale delle visite è pari a 2.500, il numero delle pagine consultate 16mila. Numeri che fanno capire quanto si sentisse bisogno di partecipazione, dialogo e confronto.
A questo punto avevamo bisogno di una struttura forte e credibile che si facesse portavoce dei diritti di una categoria per troppo tempo calpestata e ignorata. Dopo ripetuti contatti, il 7 dicembre 2012 la Cgil indice una conferenza stampa presso la Camera del Lavoro di Catania dove assieme alla Libu vengono esposte le problematiche della categoria. È ufficiale, la Cgil si fa carico delle istanze dei lavoratori e procede con i tesseramenti. Che vengono, con la solita arroganza, ignorati dai comandi delle basi Usa.
Seguono anni di azioni della Cgil tese al riconoscimento da parte del governo degli Stati Uniti delle rappresentanze Cgil nelle basi Usa, quali conferenze e comunicati stampa, interrogazioni parlamentari, assemblee, formazione del coordinamento nazionale del settore, svariati inviti a Fisascat e Uiltucs a riunioni e assemblee. Fino ad arrivare alle tre cause adite dalla Cgil per comportamento antisindacale presso i tribunali di Roma, Catania e Vicenza.
Qualche giorno fa, finalmente, la notizia che a Vicenza la Cassazione ha dato ragione alle istanze della Cgil e dei lavoratori.
Ci sono momenti nella vita che diventano importanti in rapporto alle scelte che fai: decidere da che parte stare, chi vuoi essere, e quando ti rendi conto che le cose per cambiare hanno bisogno del tuo impegno, onestà, determinazione. Quel gruppo aveva capito dove era giusto stare. La Cgil è diventata la loro voce. La storia farà il resto.
Grazie Cgil, per essere sempre con noi e con la libertà.