Stralci dell’intervento all’assemblea nazionale delle delegate e dei delegati FP Cgil del 2 dicembre.
Ringrazio dell’opportunità che mi viene data, quale Rsu oramai ventennale, di dare voce a un segmento degli enti locali, quello dei Centri operativi, decimato dalla sbornia privatizzatrice cominciata ad inizio anni ’90. (…) Assistiamo oggi al varo dell’ennesimo “decreto concorrenza” con il quale, mentre si veicola l’attenzione dei media sulle concessioni per gli stabilimenti balneari (…), si attua un violento attacco alla gestione “in house” dei servizi pubblici locali; facendo carta straccia dell’unica consultazione referendaria in materia che si era espressa inequivocabilmente a favore della gestione pubblica dell’acqua. (…)
L’onere della prova resta a carico delle amministrazioni che intendano continuare a investire sulle proprie risorse interne. Un’ottica miope che tralascia come nei capitolati d’appalto sfuggano tutte quelle mansioni, complementari eppure indispensabili, che incrociano le funzioni di protezione civile, alle quali la disponibilità di un organico qualificato permette di dare risposte puntuali ed efficaci. (…) Lascia inoltre perplessi che la medesima norma imponga vincoli di ragioneria alla gestione pubblica, mentre si siano spensieratamente operate in passato privatizzazioni dove, conti alla mano, con le solite risorse si potevano rinforzare gli organici, e ammortizzare gli eventuali costi di una gestione diretta. (…)
Ho sempre trovato conforto in una naturale corrispondenza con l’approccio che la nostra categoria, con la Cgil tutta, ha testimoniato in questi anni: una strenua difesa, sul piano confederale, delle conquiste sociali, unitamente ad una pratica contrattuale che ha sempre rivendicato l’importanza del lavoro pubblico nella tenuta del sistema Paese.
(…) Voglio segnalare due esempi che a mio avviso risultano emblematici riguardo gli aspetti generali e le conseguenze a carico dell’intero mondo del lavoro. Il primo riguarda la stagione nella quale il ministro Brunetta si scagliava contro i fannulloni, lanciando la crociata che ha generato una penalizzazione degli istituti a tutela della malattia che solo in prima battuta hanno riguardato i dipendenti pubblici, per poi essere velocemente estesi a tutto il mondo del lavoro (…). Sempre a seguito di quella campagna denigratoria abbiamo ereditato l’assegnazione di quote consistenti della produttività alla “lotteria delle eccellenze” legittimando una idea contorta di meritocrazia che subiamo da troppo tempo in sede di contrattazione.
(…) Abbiamo dunque assistito alla riesumazione dell’artefice della “politica dei decreti” in luogo della contrattazione, nuovamente al ministero della Pubblica amministrazione. E dopo un esordio cauto e diplomatico ci siamo prontamente risvegliati, constatando come solo nelle fiabe i brutti anatroccoli si trasformano in magnifici cigni. Difatti, all’indomani delle dichiarazioni superficiali e intrise di populismo riguardo il tema dello smart- working, quale secondo esempio ecco avverarsi l’indegna pretesa a un “approccio cordiale” dei controlli operati dall’Ispettorato del Lavoro nei riguardi delle imprese, in risposta all’alto tasso di illeciti rilevati.
Sono affermazioni che dovrebbero indignare tutto il Paese. In primis una classe politica che si mostra inorridita dall’insopportabile stillicidio quotidiano di tragedie sul lavoro, che sciaguratamente si continua a definire morti bianche. Stiamo parlando ancora una volta del ruolo essenziale di controllo e vigilanza che è prerogativa dell’azione dello Stato, e che andrebbe rafforzata piuttosto che canzonata.
Con questo spirito abbiamo affrontato le elezioni passate, in contesti spesso difficili, quando la contrattazione era inibita e si firmavano contratti separati pur in assenza di maggioranze certificate. (…) Ma ogni elezione risente del contesto dato, e quelle che andiamo ad affrontare necessariamente saranno interessate dal tema della pandemia che stiamo vivendo, e dalle strategie per uscirne. Un terreno sul quale dobbiamo essere protagonisti proprio per il ruolo da assegnare all’iniziativa pubblica di tutela dei diritti fondamentali, e un rilancio economico con al centro il valore del lavoro, dentro una transizione ecosostenibile che produca processi virtuosi di economia circolare.
Non possiamo nasconderci le difficoltà di una fase che si era aperta all’insegna di una nuova visione solidaristica, riassumibile nello slogan “nessuno ne uscirà da solo”, con il conseguente rilancio del ruolo pubblico nella garanzia delle tutele costituzionali, a partire da quella sanitaria. Tutto questo si è avvitato in una contrapposizione che, oltre ad essere fuorviante, ha fatto emergere elementi apertamente reazionari. (…)
Affronteremo quindi questa tornata elettorale ancora una volta con l’orgoglio del quadrato rosso che identifica la coerenza delle nostre battaglie, ma abbiamo bisogno di continuare ad agire sia sul versante della categoria, liberando la contrattazione dei vincoli alle risorse, sia sul piano confederale, accompagnando con iniziative nei luoghi di lavoro la mobilitazione in corso per contrastare la legge di bilancio. (…)