Sabato 13 novembre a Livorno si sono ritrovati, per una manifestazione cittadina, un gruppo di livornesi preoccupati della deriva di questo governo liberista, che continua a fare “riforme”, portando il Paese ad una destra senza vergogna e lontana dai valori dei partiti di sinistra e dei sindacati nazionali. Gli organizzatori in poche settimane hanno contattato molti in città, tra forze politiche e dirigenti sindacali, che potevano essere vicini all’idea che questo governo non intende aiutare le persone che rappresenta. L’appello fatto è stato per tutti uguale: chi voleva partecipare non avrebbe dovuto portare le proprie bandiere ma avrebbe trovato alla partenza del corteo delle bandiere rosse, senza alcun simbolo.
Gli slogan erano chiari e diretti “Basta!!!: carovita, licenziamenti, morti sul lavoro, aumenti di bollette, delocalizzazioni, aumento dell’età pensionabile, tagli alla sanità e autoproduzione portuale”. La manifestazione è partita alle 15.30 da piazza Cavallotti, famosa a Livorno perché dedicata alle bancarelle del mercato ortofrutticolo. Sin da subito la partecipazione della città, visti i temi trattati, è stata molto sentita e solidale, anche dalle persone che passavano per le vie del centro.
Il corteo ha attraversato le vie principali di Livorno, passando davanti al Comune, e proseguendo fino in centro, per finire in piazza Attias, dove i giovani popolano le strade e le utilizzano come punti di ritrovo delle comitive. Questo percorso è stato scelto anche per dare un messaggio alle nuove generazioni di lottare per i propri diritti, perché saranno loro che si occuperanno della società futura.
Nonostante il meteo non fosse dalla parte dei manifestanti, al corteo hanno partecipato in molti: c’era una rappresentanza del Collettivo di fabbrica della Gkn di Firenze, alcune forze politiche di sinistra livornesi, che si sono presentate alle ultime elezioni amministrative, e molti dirigenti sindacali.
Arrivati in piazza, alla fine del corteo, alcuni degli organizzatori sono intervenuti per ringraziare e salutare tutti i partecipanti, ed hanno rinnovato l’appello ad iniziare a lavorare da subito, ognuno per le proprie possibilità e ruoli, per una mobilitazione di classe e contrastare le politiche di Draghi.
L’altro messaggio che gli organizzatori hanno dato è che non bisogna lasciare le piazze alle manifestazioni dei “no vax”, travestite da “no green pass”, anche perché lì si infiltrano forze politiche di estrema destra, che vogliono avere un risalto mediatico ed hanno un atteggiamento violento, che non ha niente a che fare con il diritto di manifestare. Le problematiche che devono essere portate in piazza sono altre e molto più importanti.
La riforma pensionistica: sono anni che sentiamo dire della riforma pensionistica che non funziona, ma invece di modificare strutturalmente la legge Fornero si creano interventi provvisori che ogni tre anni vengono rimessi in discussione e creano disuguaglianze di trattamento tra donne e uomini, lavoratori precari e specializzati con qualifiche di alto profilo, e non tengono conto dei lavoratori fragili, usurati e precoci.
La sicurezza sul lavoro: anche quest’anno i lavoratori e le lavoratrici morti sono moltissimi, ma non si crea un sistema di controllo efficiente, per far rispettare che nei siti produttivi i datori di lavoro mettano la sicurezza delle persone prima del profitto.
I tagli alla sanità pubblica: mai come in questo periodo si rende necessaria la riforma di una sanità pubblica, che deve lottare contro una pandemia mondiale. I tagli alle strutture ed al personale operati negli ultimi dieci anni hanno evidenziato la scelta miope degli ultimi governi.
Le delocalizzazioni delle imprese all’estero: le multinazionali abbandonano il territorio italiano dopo aver approfittato di tutti i benefici e gli sgravi fiscali e magari anche degli ammortizzatori sociali, e poi trasferiscono le loro produzioni in altri Paesi, libere di non rendere conto del buco sociale che creano utilizzando le nostre risorse.
L’aumento del costo della vita: le tasse in Italia, secondo la nostra Costituzione, dovrebbero essere pagate in modo progressivo equamente, ma la realtà è che il governo riesce a fare cassa più facilmente aumentando i costi energetici e le tasse sulle buste paga, invece di fare una patrimoniale seria, e attinge ai soldi delle classi sociali più deboli del Paese: i lavoratori, le lavoratrici ed i pensionati.
In conclusione il messaggio che i manifestanti volevano dare a tutte le organizzazioni sindacali nazionali, alle istituzioni e al governo, è che queste politiche danneggiano il futuro di tutti noi. Se non cambierà da subito la direzione del governo Draghi, già con questa legge di bilancio, la mobilitazione da mettere in campo dovrà essere forte, unitaria e coinvolgere tutti i lavoratori e le lavoratrici, i giovani e i pensionati. E se la mobilitazione non bastasse, bisogna proclamare anche lo sciopero generale.