Forte è la reazione contro la scandalosa sentenza del tribunale di Locri ai danni di Mimmo Lucano e di altre 17 persone impegnate nella rete di accoglienza che ha reso Riace un esempio riconosciuto a livello mondiale. I giudici si sono accaniti nei confronti dell’ex sindaco, quasi raddoppiando la pena rispetto alla già pesantissima richiesta dei pm. Pur in attesa delle motivazioni, il dispositivo rivela il carattere politico del processo e della sentenza. Una presunta “organizzazione criminale” avrebbe gestito illecitamente l’accoglienza dei migranti per l’utilizzo non corretto dal punto di vista amministrativo di soldi pubblici, una mancanza che potrebbe veder condannati metà dei sindaci italiani.
Mentre scompaiono le insostenibili accuse di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina o su inesistenti “matrimoni combinati”, si classifica come dovuta ad interessi personali “politico-elettorali” – giacché non c’è alcuna appropriazione di danaro – la gestione degli appalti, affidati a cooperative miste di italiani e migranti, una delle più significative politiche di inclusione realizzate a Riace.
Tutto il teorema giudiziario – a dispetto delle decisioni del gip e della sentenza della Cassazione che revocava il divieto di dimora – è chiaramente inficiato da valutazioni di natura politica, a seguito delle pesanti iniziative dei ministri Minniti e Salvini tese a colpire Mimmo Lucano e la straordinaria esperienza di accoglienza di Riace. Con il chiaro intento di demolirla nella sua concretezza, come nel suo valore simbolico e politico. Un segnale inequivocabile contro chi soccorre e accoglie. Nello scandalo del vigliacco accanimento contro persone colpevoli solamente di una visione solidale della società e di una presenza istituzionale al servizio dei cittadini e degli “ultimi”, la sentenza ha anche l’effetto di gettare ampio discredito sulla magistratura, già afflitta dai suoi veleni interni e dalla interessata campagna denigratoria della destra politica. Cresce così la lontananza e la diffidenza verso le istituzioni e la stessa giustizia. Quella lontananza che monta sempre più verso la politica, come dimostra l’enorme astensionismo, a livelli mai raggiunti prima, alle recenti elezioni amministrative. Sono soprattutto le periferie, le classi sociali più deboli a non trovare motivazioni al voto, a non trovare rappresentanza dei loro bisogni.
La nostra vicinanza e solidarietà a Mimmo Lucano - perché, insieme a noi tutte e tutti, trovi la forza per continuare la sua battaglia sociale, politica e legale per l’affermazione di verità e giustizia e del suo ideale concreto di una società aperta, accogliente e solidale - è anche una battaglia per la democrazia. Per far prevalere nella politica, nelle istituzioni i valori democratici, di eguaglianza, di solidarietà, cooperazione pacifica che sono al centro della Costituzione della Repubblica nata dalla Resistenza.
Ideali, valori e battaglie sociali e politiche che vivono nel sindacato, nelle donne e negli uomini della nostra Cgil. Come scrive Mimmo, “la storia siamo noi, con le nostre scelte, le nostre convinzioni, i nostri ideali, le nostre speranze di giustizia che nessuno potrà mai sopprimere, verrà un giorno in cui ci sarà più rispetto per i diritti umani, più pace che guerre, più uguaglianza, più libertà che barbarie”.
Noi stiamo con Mimmo Lucano!