La settimana di mobilitazione in vista della Cop26
Quella dal 28 settembre al 2 ottobre è stata una settimana importante per il movimento per la giustizia climatica. In occasione della “Youth4Climate” e della “PreCop”, eventi preparatori della Cop26 (Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici), che si sono tenuti a Milano, la Climate Open Platform ha organizzato cinque giornate di incontri ed iniziative che si sono concluse con la stesura della “Dichiarazione per il Futuro” e con la “Marcia globale per la Giustizia climatica”.
Al centro delle rivendicazioni della Climate Open Platform, una rete di oltre 130 movimenti e organizzazioni, tra cui la Cgil, c’è la giustizia climatica, ossia quel cambiamento sociale, economico e politico volto a fermare e invertire gli effetti del cambiamento climatico e ridistribuire in modo equo risorse e benessere a livello globale, attraverso un ruolo forte degli stati e la centralità della democrazia reale e della partecipazione.
Le assemblee e i dibattiti, organizzati all’interno dell’eco-social forum, si sono sviluppati lungo alcuni assi tematici: diritti umani; acqua, risorse, energia, terra; saperi; economia e finanza; città, territori, comunità; lavoro. L’insieme dei documenti discussi e prodotti dai singoli tavoli tematici ha dato vita alla “Dichiarazione per il Futuro”: le proposte della Climate Open Platform in vista della Cop26 che si terrà a Glasgow nel mese di novembre.
La Cgil è stata grande protagonista di questo percorso, coordinando il tavolo sul lavoro dell’eco-social forum e promuovendo una propria iniziativa, dal titolo “Clima, ambiente e lavoro”, che ha visto la partecipazione di oltre un centinaio di persone, tra cui molti giovani, e che è stata conclusa, dopo gli interventi di categorie e territori della nostra organizzazione e di studenti e attivisti, dal segretario generale Maurizio Landini.
Il documento sul lavoro ha messo in evidenza quanto sia urgente un nuovo modello di sviluppo che fermi e inverta gli effetti del cambiamento climatico senza che le conseguenze della trasformazione debbano essere pagate dai lavoratori, dalle lavoratrici e dalle comunità, e senza che questa diventi alibi per ristrutturazioni aziendali a tutto vantaggio di profitti e dividendi.
In particolare sono necessari: l’adozione di piani che orientino le politiche industriali, fiscali ed economiche in direzione di una giusta transizione ecologica; la creazione diretta e/o il sostegno per la creazione di nuovi posti di lavoro sostenibili (negli ambiti di efficienza energetica, energie rinnovabili, mobilità sostenibile, ricerca, formazione, manutenzione del territorio, tutela e ripristino degli eco sistemi, bonifiche delle aree contaminate, agricoltura sostenibile, sanità, istruzione, ecc.), il sostegno alla ricerca e allo sviluppo di nuove filiere industriali.
È fondamentale attivare gli strumenti volti a garantire la tutela dei lavoratori nella transizione, tenendo presente cambiamenti strutturali che prevedano la creazione di nuovi posti di lavoro sostenibili e di qualità, politiche di welfare avanzato, tra cui un reddito di garanzia e continuità, e ammortizzatori sociali capaci di accompagnare la trasformazione, diminuzione del tempo di lavoro a parità di salario, percorsi di riqualificazione professionale e formazione permanente.
Tra le misure di giusta transizione andrà prevista una legge contro le delocalizzazioni, capace di disincentivare la chiusura di unità produttive con conseguente spostamento di investimenti in Paesi dove le tutele del lavoro sono più deboli, i salari più bassi e le normative di tutela ambientale inadeguate alla sfida del cambiamento climatico. Sarà altrettanto necessaria una legge sulla rappresentanza per contrastare lo sfruttamento del lavoro.
Nella “Dichiarazione per il Futuro” consegnata al presidente del Consiglio, Mario Draghi, sono stati posti altri temi centrali per la giustizia climatica, tra i quali: la cancellazione del debito dei Paesi più poveri; la tutela e la gestione pubblica e partecipativa dell’acqua, che dovrà focalizzarsi sulla riduzione dei consumi idrici e la ristrutturazione delle reti senza ricorso alle grandi opere; un modello energetico basato sull’efficienza energetica e fonti rinnovabili, senza la realizzazione di nuove centrali a gas; l’introduzione di una carbon tax globale e di una tassa sulle transazioni finanziarie; città multicentriche con reti di trasporto pubblico efficienti, a cui affiancare una rete che agevoli gli spostamenti a piedi e in bici; arresto del consumo di suolo.
La settimana organizzata dalla Climate Open Platform si è conclusa con due grandi manifestazioni che hanno attraversato Milano e in cui studenti, lavoratori e cittadini hanno potuto gridare che un altro mondo non è solo possibile, è necessario.