Il 93% dei lavoratori approva il rinnovo del Ccnl.
lavoratori del trasporto merci e della logistica hanno a grande maggioranza (93%) approvato l’ipotesi di accordo per il rinnovo del Ccnl. Si tratta di un rinnovo particolare, in quanto l’intera trattativa si è mossa a cavallo della pandemia, evidenziando tutte le criticità che tale situazione ha portato con sé. La decisione concordata fra le parti di andare a un rinnovo della sola parte economica - 104 euro sul livello 3S, oltre a 230 euro di una tantum – rimandando al futuro la revisione della parte normativa, ha quindi incontrato il consenso dei lavoratori.
La trattativa che si svolgerà nei prossimi mesi, attraverso la costituzione di una commissione tecnica, andrà alla revisione e riscrittura della parte normativa del contratto per renderlo più aderente a una realtà in costante trasformazione, riconoscendo al contempo ai lavoratori diritti e salario. Questa modalità ha come obiettivo quello di arrivare alla prossima scadenza con una parte sostanziale del rinnovo già condivisa fra le parti, accelerando i tempi per portare una nuova ipotesi di accordo ai lavoratori per l’approvazione.
Mentre si concludeva la fase delle assemblee, il mondo della logistica è stato però investito da una serie di gravi episodi che hanno destato l’attenzione dei media e dell’opinione pubblica. Si tratta dell’inchiesta della magistratura sugli appalti di Dhl Supply Chain, delle aggressioni davanti ai cancelli di alcune aziende, e infine della tragica morte del sindacalista Adil Belakhdim, investito da un camion che ha sfondato un presidio dei lavoratori.
Abbiamo denunciato le difficili condizioni di sfruttamento che interessano una parte dei lavoratori. La nostra azione sindacale, nella maggior parte dei contesti nei quali siamo intervenuti, ha ottenuto l’appoggio e la fiducia delle lavoratrici e dei lavoratori, arrivando ad essere il sindacato maggiormente rappresentativo. Per questo rifiutiamo la narrazione di questi giorni che ci descrive ai margini della rappresentanza.
Sono anni che la Filt Cgil denuncia lo stato di diffusa illegalità del settore della logistica e del trasporto delle merci, quasi sempre inascoltata dalla politica e dalle istituzioni. Lasciamo alla sede giudiziaria il chiarimento di tutte le circostanze, ma quanto emerso dalle recenti inchieste della magistratura milanese sugli appalti della logistica non ci stupisce. Solo due mesi fa siamo dovuti intervenire in una situazione di emergenza per garantire la continuità occupazionale per mille operai nel momento in cui un consorzio è stato interessato da un’azione delle Guardia di Finanza per evasione fiscale e contributiva.
Purtroppo il faro mediatico si è acceso solo ora, in seguito ad inchieste giudiziarie e ad inaccettabili, tragiche vicende. Un complesso sistema che ha necessità di un immediato intervento legislativo, che ponga un argine alla rincorsa da parte dei grandi committenti alle tariffe di appalto al maggior ribasso, che trascinano inevitabilmente con sé il mancato riconoscimento del salario e dei diritti dei lavoratori da parte degli appaltatori.
Così come è avvenuto per gli appalti pubblici, oggi non è più rinviabile una legge che ponga regole trasparenti anche sugli appalti privati. La responsabilità della committenza è innegabile, in quanto questa costante ricerca della tariffa più bassa, accostata alla richiesta di massima flessibilità, non può che portare ad un peggioramento delle condizioni di lavoro. Una situazione che dovrà essere disinnescata attraverso azioni concrete che diano tutele e salario ai lavoratori.
Sfidiamo i grandi gruppi della logistica a intraprendere un confronto serrato che porti ove più possibile alla internalizzazione delle attività. Conosciamo bene cosa accade nei capannoni dei grandi poli logistici, di quali siano i ritmi e le condizioni di lavoro, di come sia ormai non più sopportabile per i lavoratori il costante susseguirsi dei cambi di appalto, che ogni volta porta con sé paura e incertezza per il futuro. Una esasperazione che porta sovente lavoratori a forme estreme di protesta in cui, a causa delle pressioni dei datori di lavoro, si possono generare tensioni e contrapposizioni tra chi ha perso il lavoro e chi ha invece paura di perderlo.
In questo contesto si inserisce l’azione della parte datoriale che cerca costantemente di innescare lo scontro, trovando terreno fertile nella disperazione di chi subisce. Un’azione sindacale seria e responsabile deve mostrarsi capace di parlare a tutti, che siano essi operai o impiegati, per evitare contrapposizioni che portino alla frammentazione del fronte dei lavoratori.